La nuova Europa riparte da Ventotene?
“Rilanciare dal basso l’Unione europea”. Da questo principio sembrano voler ripartire i leader dei tre più importanti Stati d’Europa: lunedì scorso si è svolto infatti presso l’isola di Ventotene l’incontro tra il presidente del Consiglio Matteo Renzi e i rispettivi capi di governo di Germania e Francia, Angela Merkel e Francois Hollande. Scopo del meeting, la discussione delle condizioni attuali dell’Europa in seguito al terremoto Brexit, che sembra aver minato alla base le fondamenta dell’Unione europea, oltre alle tematiche di stretta emergenza della sicurezza, l’immigrazione e il rilancio dell’occupazione.
Accompagnati da Renzi quale “padrone di casa” e promotore del brevissimo summit, Merkel e Hollande hanno fatto visita alla tomba di Altiero Spinelli, che sull’isola di Ventotene visse in regime di prigionia durante il regime fascista, e in cui poi decise di essere seppellito alla sua morte. Il significato simbolico di questo luogo è ovviamente molto forte, per via di quel manifesto sull’unità europea redatto dallo stesso Spinelli con Ernesto Rossi e Ursula Hirschmann nel 1944, considerato ancora oggi uno dei testi cardine della nascita dell’Unione europea. I tre leader politici hanno posto sulla tomba dei fiori di colore giallo e blu, quelli della bandiera europea, a testimoniare la voglia di ripartire uniti per riformare un’Europa minacciata da tutti i lati.
Al largo delle coste dell’isola, Renzi, Merkel e Hollande hanno tenuto una conferenza stampa a bordo della portaerei Garibaldi della Marina Militare, esprimendo il punto di vista di tre dei paesi fondatori dell’UE. Dal punto di vista del governo italiano, tale circostanza sembra forse un’occasione per il nostro Paese di rimettersi in evidenza come uno dei paesi europei più influenti, dopo l’uscita di scena della Gran Bretagna dall’UE dopo il referendum del 23 giugno. E l’aver organizzato il primo significato summit post-Brexit potrebbe rappresentare per l’Italia un’occasione da cogliere al volo. Il premier Renzi: «Molti pensavano che dopo la Brexit l’Europa fosse finita. Non è così, abbiamo voglia di scrivere una nuova pagina di futuro. Parleremo anche di questioni economiche, c’è bisogno di misure forti, investimenti di qualità accompagnati da riforme strutturali. Di investire su una manifattura 4.0, sulle energie rinnovabili. Ma c’è anche bisogno di attenzione ai giovani».
In una serie di dichiarazioni forse un po’ ridondanti e con parole molto simili tra loro, i leader hanno evidenziato la necessità di rendere operativo «un miglior quadro di protezione» per mezzo di confini più sorvegliati, guardie di frontiera comuni sia su terra che sulle coste, nuove misure contro la minaccia terroristica, a partire da una maggior condivisione delle informazioni e collaborazione fra le intelligence. Un elemento su cui si sono trovati particolarmente d’accordo è inoltre il potenziamento della difesa comune e della capacità di proiettare l’Europa verso l’esterno, in riferimento alle attuali tragedie in corso in Siria: «Penso – ha detto Hollande – a quanto succede ad Aleppo, una catastrofe umanitaria che se non faremo nulla, un giorno sarà la vergogna dell’intera comunità internazionale».
Anche sulle misure per la crescita e i giovani, i politici hanno detto cose molto simili: investimenti di qualità nei settori d’avanguardia per creare nuovi posti di lavoro, ampliamento del piano Juncker, estensione del programma Erasmus, più risorse da destinare alla cultura. Da sottolineare tuttavia come uno ognuno dei capi di Governo sottolinei la necessità di riforme da un punto di vista evidentemente nazionale: ad esempio, Francois Hollande punta sul tema della sicurezza dalla minaccia terroristica, in relazione ai recenti episodi di attacchi violenti alla Francia: «Altiero Spinelli ha lanciato anche un’idea della difesa comune, che oggi assume una veste essenziale. L’Europa deve garantire meglio la propria difesa, e deve essere anche concreta. Dobbiamo proteggere meglio le frontiere europee e condividere di più le informazioni di intelligence».
Angela Merkel ha puntato in particolare sulla questione migranti, riportando gli effetti delle ultime operazioni di accoglienza (nell’ultimo anno la Germania ha accolto nel suo territorio oltre un milione di rifugiati in fuga): «La Germania ha cambiato la propria posizione sulla gestione dei migranti. Per tanti anni siamo stati contrari all’europeizzazione di questo tema, adesso invece vogliamo più cooperazione europea. La Guardia costiera da sola non può controllare i confini marittimi, dobbiamo fare ancora molto. La cooperazione con la Turchia sui migranti è giusta, altrimenti non possiamo vincere la lotta con gli scafisti».
Sulla base dei buoni propositi e sulla spinta al cambiamento, si può dire che l’incontro di Ventotene sia stato un successo. Tuttavia, ad un’attenta analisi, è chiaro che in realtà dalle discussioni non ne sia uscito nulla di concreto. Con una nota di ottimismo, possiamo considerarlo come il primo di una serie di confronti per l’inizio di una nuova fase europea, tra cui l’annunciato summit congiunto degli Stati dell’UE a Bratislava, il prossimo 26 settembre. Occasione in cui l’Italia, sulla scia degli altissimi valori di unità europea ideati da Spinelli, possa spingere la comunità dei paesi membri a sancire finalmente una reale collaborazione per un futuro condiviso in Europa.