Cronache dai Palazzi

Più flessibilità di bilancio ma con “trasparenza”. È questa la linea che intende seguire Matteo Renzi in Europa dove il governo italiano presenterà presto il proprio piano di risanamento post-terremoto. L’incontro con la cancelliera tedesca Angela Merkel nella sede della Ferrari a Maranello ha di certo rafforzato le idee del premier italiano. Angela Merkel si è addirittura congratulata con Renzi “per il successo delle sua agenda di riforme” e ha chiaramente dichiarato che “la stabilità del governo italiano ha comportato la stabilità dei rapporti” con la Germania e con l’Europa. Parole mai espresse fino ad ora dalla cancelliera di ferro.

Renzi, a sua volta, ha assicurato che la flessibilità di bilancio che l’Italia chiederà a Bruxelles per il risanamento del Paese dopo l’ennesimo sisma risponderà ad “un piano trasparente”. Sul tavolo di Maranello c’erano comunque anche altri temi urgenti come il dramma dell’immigrazione e la situazione economica più in generale, sulla quale il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e il tedesco Wolfgang Schäuble sono di certo d’accordo soprattutto su due questioni: la necessità di garantire la stabilità all’interno dell’eurozona e far fronte alla crisi dell’occupazione giovanile.

Angela Merkel ha inoltre dichiarato di voler dimostrare al nostro Paese una solidarietà concreta partecipando al finanziamento di una scuola nelle località colpite dal terremoto lo scorso 24 agosto. Gli imprenditori tedeschi sono pronti a fare la loro parte e molto probabilmente le due nazionali si impegneranno in una partita di beneficenza. Il presidente del Consiglio ha comunque sottolineato che l’opera di risanamento non prevede solamente una ristrutturazione materiale, e quindi un’esigenza di disponibilità di risorse – che per certi versi ci sono e “vanno usate” – ma occorre prevedere anche un cambio di mentalità, necessario per portare a termine l’opera di ricostruzione capitanata da Vasco Errani, nominato per l’appunto Commissario per la ricostruzione da Palazzo Chigi. Altro problema scottante è di certo quello dettato dal dramma immigrazione per cui il premier Renzi ha dichiarato che “l’Italia non è al collasso”, elogiando nel contempo l’impegno della Germania nell’accogliere oltre un milione di profughi l’anno scorso e per aver previsto il ricollocamento di molti altri. Italia e Germania mirano inoltre a collaborare per garantire il rimpatrio di chi non ha diritto di asilo e per sostenere le economie dei Paesi  dai quali fuggono i migranti attraverso interventi diretti, per cui offre il proprio aiuto anche la Francia. La stagione post Brexit è di certo segnata da una maggiore unità dei maggiori Paesi europei, pronti a mostrare un fronte comune soprattutto per quanto riguarda le questioni più rischiose e urgenti, immigrazione ed economia in primo piano. L’Europa dell’austerità fa quindi spazio ad un’Europa con un’anima più politica, all’interno della quale poter discutere di grandi temi mettendo in gioco dei valori trasversali, in una prospettiva non esclusivamente economica. “L’Europa non può essere solo burocrazia, austerity e finanza, altrimenti non ha futuro”, tuona Renzi.

Il governo italiano stavolta non batterà comunque i pugni sul tavolo per ottenere da Bruxelles la “flessibilità necessaria”, anche se la partita con l’Ue è ancora tutta da giocare. Sul risanamento Bruxelles avverte inoltre Italia e Spagna che si può fare di più. In concreto “i piani presentati negli ultimi programmi di stabilità potrebbero essere migliorati”. E, nello specifico, “i piani che tendono verso l’obiettivo della stabilizzazione in alcuni grandi Paesi come l’Italia e la Spagna, e in misura minore la Francia, dovrebbero essere riequilibrati verso un maggiore consolidamento”. In definitiva dopo “un considerevole consolidamento nel 2011-2013, la politica di bilancio dell’area euro si è avvicinata alla neutralità fin dal 2014. Secondo le ultime previsioni della Commissione, dovrebbe essere moderatamente espansiva nel 2016”. Tutto ciò anche in virtù di “un’ampia virata verso politiche di tagli alle tasse: soprattutto, anche se non esclusivamente, di tasse sul lavoro”.

Il momento è comunque decisivo per tutti i governi dell’eurozona. Per il 2017 e gli anni seguenti si prevedono ulteriori ristrettezze e le decisioni economiche di tutti i Paesi si troveranno di fronte ad un bivio: una più ampia flessibilità, e quindi anche tagli alle tasse, politiche “interventiste” ed espansioniste che magari raccolgono più facilmente il consenso degli elettori ma che, nella pratica, rappresentano un rischio concreto per la sostenibilità oppure, la seconda strada, dimostrare una maggiore attenzione a bilanci solidi e in salute, secondo ciò che viene dettato dalle linee-guida dell’Unione europea. In questa prospettiva cambiano anche le definizioni, per cui la legge che regola i conti pubblici da quest’anno si appellerà “Legge di Bilancio” affiancando in un solo documento la legge di Stabilità e il bilancio vero e proprio. In pratica il Parlamento si troverà a dover discutere avendo davanti il prospetto completo delle entrate e delle spese dello Stato, e non esclusivamente i provvedimenti che mettono mano a queste due voci.

Nel frattempo sullo scottante fronte del lavoro l’Istat registra un aumento del tasso di disoccupazione per cui nel mese di luglio gli occupati sarebbero diminuiti dello 0,3% rispetto al mese precedente, ossia ben 63 mila occupati in meno tra giugno e luglio. Il calo riguarderebbe prevalentemente le donne (-0,5% rispetto a -0,1% degli uomini) e i lavoratori autonomi diminuiti di 68 mila unità in un mese. Stabile invece il numero dei lavoratori dipendenti. Aumentano inoltre gli inattivi (+53 mila) definiti anche “scoraggiati” in quanto né hanno un lavoro né lo cercano. Ad interrompere la ricerca sono ancora una volta prevalentemente le donne e il tasso di inattività tocca il 35,2% (+0,2%). Inflazione inoltre negativa dello 0,1% e aumento dei prezzi al consumo dello 0,2% su base mensile. Un’Italia quindi in deflazione nonostante le iniezioni di liquidità elargite dalla Bce.

Per fronteggiare l’emergenza lavoro Confindustria e sindacati hanno intavolato dei provvedimenti da presentare al governo italiano, un accordo di sette pagine che sarà visionato già la prossima settimana nell’incontro tecnico del 6 settembre, quando Palazzo Chigi riprenderà concretamente il dialogo con sindacati e parti sociali sul tema del lavoro.

Il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia ha parlato di “proposte concrete per dare una risposta che superi le logiche emergenziali”. Mentre Susanna Camusso, leader di Cgil, ha sottolineato il “valore politico” dell’accordo per cui è “finita quella narrazione per la quale c’era chi poteva fare tutto per tutti, abolire la rappresentanza, le parti sociali, i corpi intermedi”. In pratica un superamento della logica rottamatrice di Renzi che , alla fine, avrebbe scelto la strada della concertazione su lavoro e pensioni. Per Annamaria Furlan (Cisl) è importante invece entrare nel merito: “Noi ci prendiamo la responsabilità di mettere al centro i lavoratori e la ricollocazione, il governo si assuma la responsabilità del prolungamento per gli ammortizzatori sociali”.

Carmelo Barbagallo della Uil  ribadisce infine la necessità di disporre di maggiori risorse: “Ne servono di più per gli ammortizzatori sociali e gestire le aree di crisi complessa. I lavoratori non devono restare in mezzo al guado”. Nella pratica l’accordo inquestione prevede un prolungamento della Cassa integrazione per circa 30 mila unità, presupponendo però un progetto di riconversione avanzato. Il cosiddetto Por, ossia il piano operativo di ricollocazione, anticipa così gli interventi di formazione e  le azioni di ricollocazione dei cassaintegrati o di chi è in mobilità, senza aspettare la scadenza degli ammortizzatori sociali. Ed infine “l’offerta conciliativa” per cui è previsto un indennizzo pari a un mese di stipendio per ogni anno di lavoro per chi rinuncia al tentativo di ricollocazione, preferendo risolvere fin da subito il rapporto di lavoro. Sono queste le linee guida del documento su welfare e lavoro messo a punto da Confindustria e sindacati – d po un confronto durato diverse settimane – e che ora attende il vaglio di Palazzo Chigi al rientro dalle vacanze estive.

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