La Net Neutrality vince in Europa
Nel grande calderone dei regolamenti dell’UE per disciplinare i diversi settori della società europea, uno degli scontri più forti ma meno in vista è certamente quello tra gli interessi dei cittadini e quelli delle aziende. Nei processi decisionali delle istituzioni europee, infatti, vige un delicato equilibrio tra il rispetto delle libertà individuali e collettive, da un lato, e le pressioni dei gruppi di lobby delle compagnie di settore, che spingono verso il riconoscimento di clausole favorevoli ai propri interessi economici.
La calda estate del 2016 è stata caratterizzata da un rimescolamento delle normative UE nel settore delle telecomunicazioni, con una “provvisoria” vittoria a favore della cittadinanza. Lo scorso 30 agosto il BEREC, l’organismo europeo regolatore per le comunicazioni elettroniche, ha pubblicato ufficialmente le Linee guida sull’implementazione delle regole sulla Net Neutrality europea da parte dei regolatori nazionali: si tratta di un documento di 45 pagine da usare come modello per il rispetto della neutralità della rete in Europa. Tale traguardo è stato raggiunto in seguito a una consultazione pubblica della durata di sei settimane, conclusasi il 18 luglio, cui hanno preso parte ben 500 mila cittadini europei.
Sorprende la grande mobilitazione dei cittadini verso i temi delle libertà digitali, grazie in particolare all’iniziativa “Save The Internet” che ha veicolato in un unico portale l’attenzione del pubblico verso gli aspetti da correggere dalla precedente regolamentazione sulle telecomunicazioni, risalente al 2013 e per molti versi ambigua. Tra gli aspetti più rilevanti per la tutela dell’internet libero, inseriti ufficialmente nelle linee guida, troviamo tre aspetti “tecnici” che possono fare la differenza: in primis i servizi specializzati, cioè tutti quei servizi forniti sulla base di un collegamento internet, che potrebbero essere potenziati arbitrariamente dai provider di accesso alla rete per interessi privati. Secondo il nuovo regolamento, tali modifiche dovranno essere considerate necessarie dalle autorità nazionali di telecomunicazioni, evitando che si creino “corsie preferenziali” e strategiche su alcuni servizi online.
In secondo luogo, grande priorità assume il tema della gestione del traffico, il meccanismo che consente agli internet service providers (ISP) di “sistemare” il traffico dati sulle proprie reti, col rischio di dare priorità ad alcuni flussi e penalizzarne altri. Le nuove linee guida stabiliscono che questa pratica dovrà essere “trasparente, non discriminatoria e proporzionata” e soprattutto temporanea, non facente parte stabile della configurazione di rete. Impedire ai fornitori di servizi internet di decidere “al buio” cosa rallentare e cosa no sembra dunque il modo migliore per tutelare i diritti digitali dei cittadini europei.
La terza parte delle modifiche al regolamento riguarda il cosiddetto “zero rating”, detto anche accesso gratuito, una prassi commerciali secondo cui i dati scaricati da specifiche applicazioni web non sono conteggiati nel limite mensile di download di un determinato abbonamento, rappresentando in pratica una discriminazione tra linee di traffico, favorendo alcune più di altre. In questo modo la compagnia può esercitare un controllo sleale sui servizi, perché chi è in concorrenza con un servizio dotato di zero rating dovrà chiedere all’utente di pagare un extra per pagare lo stesso senza impedimenti.
L’adozione delle linee guida è stata presentata dalle istituzioni UE come un grande successo collettivo, che grazie all’operato del BEREC avrà ripercussioni positivi su tutto il comparto TLC a favore dei cittadini d’Europa. Il commissario con delega alle società digitali, Gunther Oettinger, insieme al vicepresidente della Commissione UE Andrus Ansip, ha dichiarato: «Le nuove regole rappresentano un modello dettagliato per la coerente applicazione delle direttive europee sulla neutralità della rete da parte degli organismi regolatori nazionali in Europa. Esse non alterano il contenuto delle regole in vigore, che garantiscono la libertà di internet proteggendo il diritto di accesso ai cittadini UE ad ogni contenuto, applicazione e servizio senza discriminazione ingiustificata. Inoltre, le linee guida evitano la frammentazione del mercato unico, offrono certezza giuridica alle aziende e ne rendono più semplice il lavoro in ogni ambito».
L’entusiasmo per i risultati positivi della consultazione pubblica, concretizzatasi nelle nuove linee guida UE, è stato espresso anche da illustri personaggi promotori della libertà della rete: primo fra tutti Tim Berners-Lee, l’informatico britannico fondatore del World Wide Web (considerato uno dei padri della rete internet), che ha firmato una lettera aperta insieme a Lawrence Lessig, creatore delle licenze Creative Commons; Barbara van Schewick, professore a Stanford e nume tutelare della neutralità della rete, che aveva messo in allarme la società europea sui grossi limiti imposti dalle precedenti direttive UE.
Decisamente meno entusiasta delle nuove linee guida il gruppo ETNO di lobby delle società di telecomunicazioni, che rappresenta gli interessi di grosse aziende come Deutsche Telekom, Orange e Telefonica. Tramite un comunicato ufficiale, ETNO ha dichiarato che “la maggior parte delle osservazioni dell’industria non sia stata presa in considerazione”, perché in questo modo potrebbero esserci nuovi ostacoli per le aziende nel fornire servizi internet ad alta velocità, come nei sistemi avanzati di interconnessione tra automobili.