Capriccio all’italiana (Film, 1968)

Capriccio all’italiana è commedia all’italiana in cinque episodi realizzata da un gruppo di registi (Monicelli, Pasolini, Steno, Zac, Rossi, Bolognini) tra loro molto diversi che compongono un affresco divertente della società, a tratti realistico, per altri versi surreale. Il difetto della pellicola è la mancanza di un filo conduttore e di una vera e propria uniformità. A noi interessa soprattutto Che cosa sono le nuvole? di Pier Paolo Pasolini, dove spicca la presenza di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia.

Vediamo in sintesi gli altri episodi. La bambinaia di Mario Monicelli prende di mira i falsi moralismi e critica la messa al bando dei fumetti neri. Silvana Mangano è una bambinaia che non vuole far leggere Satanik e Diabolik ai bambini ma in compenso li terrorizza con le fiabe di Perrault. Il mostro della domenica di Steno è interpretato da Totò, un integerrimo signore ossessionato dai capelloni, al punto che si traveste, attira i giovani con l’inganno per poi raparli a zero. Viene arrestato, ma il commissario di polizia è dalla sua parte, perché ha un figlio capellone, quindi lo rilascia è affida il ragazzo alle sue forbici. Perché? di Mauro Bolognini vede ancora protagonista Silvana Mangano, che istiga all’omicidio il fidanzato dopo un tamponamento stradale. Viaggio di lavoro di Pino Zac e Franco Rossi, è composto da un mix di cartoni animati e fiction. Silvana Mangano in visita a un paese africano rischia il linciaggio perché sbaglia discorso. In realtà il regista è solo Franco Rossi, mentre il cartoonist Pino Zac realizza le animazioni, che sono buona parte del corto. La gelosia di Mauro Bolognini vede protagonista Ira Fürstemberg, moglie gelosa che segue il marito Walter Chiari per scoprire i suoi tradimenti, ma alla fine si rende conto che è andato soltanto dal sarto. La gelosia è l’episodio più debole, scritto male, sceneggiato e recitato peggio, soprattutto da Ira Fürstemberg, finisce per sprecare il talento di Walter Chiari per una storia retorica e imbarazzante.

Che cosa sono le nuvole? di Pier Paolo Pasolini è l’episodio più importante della pellicola, interpretato magnificamente da Totò, Ninetto Davoli, Franco Franchi, Ciccio Ingrassia, Laura Betti e Adriana Asti, nei panni di surreali marionette. La storia rivisita l’Otello con un taglio fantastico. Le marionette interpretano il dramma di Shakespeare e nelle pause si pongono domande sui motivi delle loro azioni. Il pubblico presente in teatro a un certo punto interrompe la recita e impedisce l’omicidio di Desdemona (Betti) da parte di Otello (Davoli), facendo a pezzi le marionette di Jago (Totò) e del principe in preda alla gelosia. Il finale poetico vede lo spazzino Domenico Modugno portare alla discarica le marionette distrutte mentre canta una struggente melodia (Tutto il mio folle amore/ lo soffia il cielo…). I due fantocci restano incantati a guardare le nuvole e la scena conclusiva finisce per dare il titolo all’episodio.

Che cosa sono le nuvole? è uno dei film più poetici e surreali di Pier Paolo Pasolini. Gli interpreti sono eccellenti, a cominciare da un Domenico Modugno monnezzaro che canta, per finire con un ispirato Ninetto Davoli nei panni del tormentato Otello che parla romanesco, passando per un grandissimo Totò nel ruolo del perfido Jago. Brava anche Laura Betti come romantica Desdemona, molto calato nella parte Franco Franchi (Cassio) e Ciccio Ingrassia, aiutante di Iago. Alcune sequenze sono pura poesia e si ricordano come grandi pagine di letteratura. “Noi siamo in un sogno, dentro a un sogno”, dice Jago. Otello commenta dietro le quinte: “Iago, come sei cattivo…”. Il tema della gelosia è affrontato con Otello versione popolare e Jago marionetta dipinta di verde, diabolico invidioso della felicità altrui. “Qual è la verità? Quello che penso io di me o quel che pensano gli altri?”, si chiede Otello. “Cosa senti dentro? Ecco, quella è la verità, ma non bisogna nominarla, altrimenti scappa”, risponde Jago. Il finale vede Jago e Otello fatti a pezzi dal pubblico che parteggia per la mite Desdemona. Alla discarica le marionette scoprono per la prima volta le nuvole. “Quanto so’ belle”, dice Otello. “Oh, straziante meravigliosa bellezza del creato…”, mormora Jago.

Capriccio all’italiana è l’ultimo film interpretato da Totò, esce nel 1968, ma lui non può vederlo perché muore il 15 aprile 1967. Paolo Mereghetti concede due stelle con questo commento: “Tenuto insieme senza nessuna logica, il film si salva solo per la bravura di Totò e per l’improvviso squarcio di poesia dell’episodio di Pasolini”. Una tantum condividiamo l’opinione dell’illustre critico milanese, ma aggiungiamo che anche Ninetto Davoli, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia sono impiegati al meglio da una regia abile e ispirata. Pino Farinotti assegna tre stelle, trova il solito difetto della mancanza di filo conduttore, che condividiamo. In ogni caso l’episodio di Pasolini giustifica ancora oggi la visione del film. Morando Morandini concede due stelle e mezzo: “Spiccano gli episodi interpretati da Totò e non soltanto perché furono gli ultimi che interpretò. Quello di Pasolini fa perno su una sgangherata e buffissima rappresentazione di Otello in una compagnia napoletana di marionette”. Un piccolo capolavoro fantastico pervaso da momenti lirici e sorretto da dialoghi poetico-esistenziali.

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Regia: Mauro Bolognini, Mario Monicelli, Pier Paolo Pasolini, Steno, Pino Zac, Franco Rossi. Soggetto e Sceneggiatura: Roberto Gianviti, Agenore Incrocci, Pier Paolo Pasolini, Furio Scarpelli, Steno, Bernardino Zapponi, Cesare Zavattini. Produttore: Dino De Laurentiis. Fotografia: Tonino Delli Colli. Montaggio: Nino Baragli. Musiche: Domenico Modugno, Ricky Gianco, Piero Piccioni. Scenografia: Mario Garbuglia. Interpreti: Adriana Asti, Laura Betti, Walter Chiari, Ninetto Davoli, Totò, Franco Franchi, Ciccio Ingrassia, Domenico Modugno, Carlo De Mejo, Ira Fürstemberg, Francesco Leonetti, Dante Maggio, Silvana Mangano, Ugo D’Alessio, Renzo Marignano, Mario Cipriani, Carlo Pisacane. Episodi: Perché? (Bolognini), La bambinaia (Monicelli), Che cosa sono le nuvole? (Pier Paolo Pasolini), Il mostro della domenica (Steno), Viaggio di lavoro (Zac e Rossi), La gelosia (Bolognini)

©Futuro Europa®

[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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