Frontalieri lombardi
Nuove grane per i frontalieri lombardi. Poche settimane fa in Canton Ticino si è votato il referendum sulla riduzione dei frontalieri che goni mattina, da diverse province dell’alta Lombardia, vanno a lavorare nel Cantone di lingua italiana della Confederazione Svizzera. Sono circa 62.000 i lavoratori italiani che si recano nel cantone svizzero per lavorare quotidianamente e rappresentano il 27% degli occupati del cantone (a differenza di una media confederativa del 5%) contribuendo in maniera significativa alla ricchezza del Cantone.
Il fenomeno dei frontalieri ha iniziato a svilupparsi principalmente negli anni ‘90 trovando una sostanziale crescita fino ai giorni nostri. Molte furono le ragioni che spinsero cittadini italiani a varcare le frontiere per sperare in una vita migliore, primo fra tutti il salario. Si stima che a parità di mansioni nel cantone svizzero si guadagni 1,8 volte in più rispetto al nostro paese. Negli anni è anche mutata molto la composizione dei lavoratori. Il continuo sviluppo della Svizzera, grazie a politiche fiscali estremamente favorevoli, nel settore terziario, ha portato ad una inversione di tendenza sull’occupazione passando da una preminenza di occupati nel settore secondario a quello terziario. Insomma dall’Italia arrivano sempre più figure di altro profilo e sempre meno manovalanza, figure capaci di generare grande ricchezza nel cantone.
Il referendum proposto dalla “Lega svizzera” chiedeva di valutare l’assunzione di un frontaliero solamente nel caso in cui non ci sia un ticinese in grado di svolgere quella mansione. Nonostante il voto positivo della maggioranza, l’iter per l’applicazione sarà lungo e probabilmente rimarrà carta straccia come il referendum del 2014 che chiedeva di limitare gli ingressi degli “stranieri” in tutta la Svizzera. Carta straccia perché oggi la disoccupazione media svizzera sfiora il 3%, ampiamente considerata come soglia fisiologica alla “piena occupazione”, e qualsiasi decisione nei confronti dei nostri concittadini comporterebbe gravi problemi occupazionali nel Cantone e in tutta la Confederazione.
Dal canto suo Regione Lombardia ha subito preso la difesa dei propri cittadini chiedendo con forza al Governo di considerare la possibilità di approvare una legge per definire una zona franca nell’alta Lombardia, al fine sia di evitare la fuga di cervelli verso la Svizzera, sia per ridare slancio economico a quei territori che subiscono il fenomeno frontaliero.
Oggi l’apporto economico dei frontalieri è fondamentale per la crescita e lo sviluppo del Canton Ticino e molto difficilmente se ne libereranno. D’altro canto se la situazione dovesse in qualche modo prendere i connotati di una caccia allo straniero, sicuramente Regione e Governo dovranno prendere provvedimenti per tutelare la moltitudine di propri cittadini che, anche a causa delle cattive politiche italiane, sono costrette a varcare i confini da straniero.