Italia delle Regioni

I Comuni italiani vogliono chiedono di poter ricominciare ad assumere personale.   Al governo chiediamo lo sblocco del turnover sul personale perché in questi anni i Comuni hanno fatto tanti sacrifici anche su questo versante, con una significativa riduzione della spesa. Abbiamo bisogno di ampliare le piante organiche e di permettere ad una nuova generazione di essere assunta dagli enti locali. In questo modo vogliamo contribuire a sostenere la ripresa economica del Paese”. Lo ha sottolineato il presidente dell’Anci Antonio Decaro intervenendo alla conferenza stampa organizzata dall’Associazione nella sala stampa della Camera, per ribadire, anche in vista della Legge di Stabilità, la necessità di sbloccare gli attuali e stringenti limiti sul turnover del personale.

Alla conferenza, oltre a Decaro, erano presenti: il vicepresidente con delega al Personale Umberto di Primio, il coordinatore dei piccoli Comuni Massimo Castelli, il sindaco di Belluno Jacopo Massaro ed i primi cittadini di Corato e Coriano, Massimo Mazzilli e Domenica Spinelli.

Parlando davanti a giornalisti e deputati, Decaro ha ricordato come esistono troppi ostacoli al ricambio generazionale nelle piante organiche dei municipi italiani: “Negli ultimi cinque anni la spesa corrente dei Comuni è scesa del 4,1%, mentre quella per il personale si è ridotta di 2,2 mld. di euro, vale a dire meno il 13,5%, una restrizione – ha rimarcato – sproporzionata rispetto alla dinamica del totale della P.A. (-11 mld.; -6%)”. Tutto questo mentre “i trasferimenti erariali ai Comuni passavano dai circa 10 miliardi di euro nel 2012 a 1,4 miliardi di euro nel 2015”, ha rimarcato il presidente Anci citando i dati contenuti in uno studio degli   uffici dell’Associazione.

Il risultato è stato che “il personale in servizio delle amministrazioni comunali italiane si è ridotto, nel periodo 2007-2014, di 63.000 unità passando da 8 dipendenti per 1.000 abitanti a 6,8 dipendenti per 1.000 abitanti”. Una situazione che è andata di pari passo con il progressivo invecchiamento del personale: 10 dipendenti su 100 hanno meno di 40 anni, mentre 60 dipendenti su 100 hanno più di 50 anni. “Quanto poi ai dirigenti, uno su 100 ha meno di 40 anni; 75 dirigenti su 100 hanno più di 50 anni e 24 su 100 hanno più di 60 anni”, ha spiegato ancora Decaro.

Tutto questo scenario supporta la richiesta dell’Associazione al governo di sbloccare il turnover del personale. “Non chiediamo certo di avere una spesa maggiore perché si tratta sempre di turnover al 75% e in progressione potrebbe arrivare al 100%, in analogia con quanto avviene nei Comuni con meno di 10mila abitanti. Vogliamo piuttosto avere la libertà di scegliere in quali settori assumere”, ha sottolineato Decaro. “Una volta fissato un paletto di spesa, i sindaci dovranno essere liberi di poter operare assumendo personale nei settori che ritengono più essenziali, in funzione delle scelte politiche da loro assunte”.

In questo modo, grazie allo sblocco del turnover, “anche i sindaci e le nostre comunità potranno contribuire alla ripresa del Paese. Un obiettivo che – ha concluso Decaro – appare possibile ora che “abbiamo ritrovato finanziamenti sui Comuni: dai due miliardi e cento milioni di euro per rammendare le periferie, ai 700 milioni di avanzi di amministrazione sbloccati, 300 dei quali da destinare all’edilizia scolastica”

Il rapporto tra Enti locali e migranti mostra delle cifre davvero imprevedibili. A livello mondiale, nel 2015, circa 34mila persone al giorno sono state costrette a fuggire dalle loro case per l’acuirsi di conflitti e situazioni di crisi, ovvero una media di 24 persone al minuto.

Si sono così registrati, nel 2015, oltre 65 milioni migranti forzati nel mondo, di cui 21,3 milioni di rifugiati, 40,8 milioni di sfollati interni e 3,2 milioni di richiedenti asilo. Si trovano in regioni in via di sviluppo i Paesi che accolgono il maggior numero di rifugiati a livello mondiale.  La Turchia si conferma il Paese che ospita il maggior numero di rifugiati con 2,5 milioni di persone accolte, rispetto agli 1,6 milioni dello scorso anno.

In Europa, nel 2015, sono state presentate 1.393.350 domande di protezione internazionale: un valore più che raddoppiato rispetto all’anno precedente. La Germania, con 476.620 domande presentate (pari al 36% delle istanze in UE) si conferma il primo paese per richieste di protezione internazionale, seguita da Ungheria, Svezia, Austria e Italia. Questi primi cinque paesi raccolgono il 74,8% delle domande presentate nell’Unione Europea. Alla fine di ottobre 2016 si contano 4.899 persone che hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere l’Europa, di queste 3.654 nel Mar Mediterraneo. Sempre alla fine di ottobre 2016, sono arrivate in Italia 159.432 persone (+13% rispetto all’anno precedente), fra cui 19.429 minori non accompagnati (12,1%); alla stessa data in Italia 171.938 persone accolte in diverse strutture di accoglienza (CARA, CDA, CPSA, CAS, SPRAR).

Questo in estrema sintesi il quadro generale che viene delineato dal Terzo Rapporto sulla protezione internazionale in Italia 2016 recentemente presentato a Roma presso la sede dei Comuni Italiani  Anci e realizzato da ANCI, Caritas Italiana, Cittalia, Fondazione Migrantes e dal Servizio Centrale dello SPRAR.

©Futuro Europa®

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