Incentivi importanti su Industria 4.0
Fortunatamente la caduta del Governo Renzi, di questi giorni, non ha portato conseguenze negative per l’approvazione delle misure su “Industria 4.0” contenute nella Legge di Stabilità 2017.
“Industria 4.0” sulla scia della “Strategia europea per la trasformazione digitale dell’industria”, che sappiamo rivolta a semplificare l’accesso delle imprese alle tecnologie digitali, a sviluppare un primato dell’Europa nelle piattaforme industriali digitali, a far in modo che i lavoratori possano a cogliere i benefici della digitalizzazione, sviluppando, nel contempo, soluzioni normative innovative per l’industria digitale, prevede tutta una serie di misure che mettano il mondo delle imprese in grado di stare al passo con tutta quella serie di cambiamenti che la “quarta rivoluzione industriale” in corso sta comportando.
Il futuro sempre più implicherà una digitalizzazione dell’industria molto forte a cui nessuno potrà rimanere indenne e nessuno può continuare ad agire come si è fatto in passato nel mondo industriale e questo sopratutto nel Mezzogiorno, per il quale è di estrema importanza non perdere questa occasione di reindustrializzazione che porta con sé occupazione e sviluppo in quelle zone d’Italia in cui più forte se ne sente il bisogno.
Il “Piano industriale Industria 4.0” prevede, tra le altre misure, un iper ammortamento al 250% per investimenti in digitalizzazione, con estensione dei termini di consegna al 30 giugno 2018 , con ordine e acconto al 20% entro fine 2017; credito d’imposta R&S per “investimenti incrementali” con aliquota raddoppiata al 50% e tetto di spesa alzato dai 5 attuali a 20 milioni di euro; una proroga del super ammortamento al 140% per l’acquisto di beni strumentali; detrazioni fiscali del 30% per investimenti fino a un miliardo di euro in “Start-up e PMI innovative”; finanziamenti pubblici per finanziare la nascita di nuove imprese 4.0 e brevetti ad alto contenuto tecnologico; rafforzamento dei premi di produttività con un impegno pubblico di 1,3 miliardi di euro dal 2017 al 2020; investimenti in infrastrutture digitali di banda larga nelle “aree grigie” dove operano il 69% delle imprese del Paese. Quella che stiamo vivendo è una profonda metamorfosi, in cui macchine e computer possono gestire in autonomia il 75% della “catena del valore” e il ruolo del fattore umano si modificherà profondamente. Per poter governare nel migliore dei modi tutti gli elementi di questa rivoluzione ed essere al passo con innovazione e tecnologia dovrà sviluppare tutta una serie di competenze interdisciplinari, cercando di avere una visione quanto più globale possibile del Mercato e della propria Organizzazione.
La digitalizzazione dei processi produttivi anticipa l’avvento di quelli che possono essere definiti “sistemi ciberfisici”. I prodotti comunicano con le macchine e le macchine adattano i propri processi automatizzati alle condizioni di produzione in tempo reale. Quelle che si stanno realizzando sono le condizioni di un’industria “on-demand” con il cliente. Paradossalmente, quindi, è “l’uomo” che viene rimesso al centro in questa nuova rivoluzione industriale: innovazione e tecnologie ci consentono e sempre più ci consentiranno nel prossimo futuro di essere sempre meno concentrati sui processi e più sulle persone. Ottimizzazione dei processi di produzione che ha reso minimo il margine di errore e aumentato esponenzialmente la produttività degli impianti industriali.
In sostanza il “Piano nazionale Industria 4.0, 2017-2020” vuole assicurare sostegno economico alle imprese, sviluppo delle competenze digitali a partire dalla formazione scolastica, diffusione della cultura digitale anche attraverso l’identificazione di aree di eccellenza. Altri 10 miliardi sono stati stanziati per quelle che nel “Piano nazionale Industria 4.0” sono state indicate come “Direttrici di accompagnamento” ovvero il rafforzamento della detassazione del salario di produttività (1,3 miliardi tra il 2017 e il 2020); la diffusione della banda ultralarga tra le imprese (6,7 miliardi già stanziati); il rifinanziamento del Fondo di garanzia PMI (900 milioni); le catene digitali e l’internazionalizzazione del Made in Italy (100 milioni); i contratti di sviluppo con Focus su Industria 4.0 (1 miliardo già stanziato).
Non poteva, in tutto questo, non essere coinvolto anche il mondo della Scuola e della formazione. Di pari passo al “Piano nazionale per la Scuola Digitale”, il “Piano Industria 4.0” vuole dare formazione sui temi dell’Industria 4.0 a più di 200 mila studenti universitari e 3 mila manager, formando nelle Scuole superiori il 100% degli studenti iscritti a Istituti Tecnici e prevedendo più di 1400 dottorati di ricerca su queste tematiche.
Da questo che, come viene sottolineato dal MISE, vuole essere di più di un semplice “Piano di reindustrializzazione”: “un disegno politico, una visione da condividere in Italia, in Europa, nel mondo”, ci si aspetta un aumento degli investimenti privati di 10 miliardi annui, una flessibilità maggiore con la produzione di “piccoli lotti” ai costi della “grande scala”, una maggiore velocità nel passaggio dalla realizzazione del prototipo alla produzione in serie, attraverso l’utilizzo di tecnologie innovative, riduzione errori e fermi macchina, qualità più alte e minori scarti per mezzo di sensori che monitorano la produzione in tempo reale, competitività del prodotto maggiore grazie anche a maggiori funzionalità provenienti dell’Internet delle cose.
Ma sono innanzitutto politiche le intenzioni che hanno animato prima la Commissione e poi l’Italia nel realizzare il “Piano Industria 4.0”. Intenzioni politiche per le quali rappresenta “…una risposta politica alla crisi delle democrazie occidentali”. Quello che occorre per il rilancio della politica industriale nazionale, proseguono dal Ministero dello Sviluppo Economico, a cui si va ad aggiungere una “riforma della governance in Italia e nel mondo”. E come dichiara Catania, Presidente di Confindustria Digitale, “…per la prima volta abbiamo un Piano Industriale basato sull’innovazione tecnologica. La politica è scesa in campo ed è consapevole dell’importanza del settore. Ma bisogna crederci”.
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