Germania, maxi blitz antiterrorismo e riflessi elettorali

L’appuntamento del popolo tedesco alle urne – per le elezioni politiche del prossimo 24 settembre – sarà animato da una sfida tra il CDU della Merkel, in corsa per il quarto mandato, l’Spd del candidato socialdemocratico Martin Schultz e l’Afd, il partito di estrema destra con forti propensioni xenofobe e anti-europeiste. La Germania, per volontà manifesta della Cancelliera, continuerà ad accogliere profughi di guerra dal Medio Oriente, senza tuttavia allargare troppo le maglie dei controlli.

Gli ultimi atti di terrorismo internazionale, infatti, imputabili anche a infiltrati mescolati con i flussi migratori che, dalle aree di conflitto, puntano disperatamente all’Europa, hanno scosso l’opinione pubblica e creato un calo di gradimento nei sondaggi che riguardano l’attuale leadership, suscitando perplessità all’interno degli stessi sostenitori del CDU. Non sono stati dimenticati i reati sessuali di massa perpetrati – in gran parte – da nordafricani ai danni di donne tedesche durante l’ultima notte del 2015 nelle città di Colonia, Amburgo e Stoccarda, né la recente strage al mercatino di Natale a Berlino.

La scelta impopolare di mantenere comunque la linea dell’apertura dei confini ai migranti, con la conseguenza della presenza di oltre un milione di rifugiati siriani nel Paese, ha alienato molte simpatie e fatto sterzare parte dell’elettorato verso le posizioni più rigide di Alternative fuer Deutschland. In questo senso, era già suonato un campanello d’allarme nella recente tornata elettorale del 2016, tenutasi nel Land del Meclemburgo-Pomerania: nell’occasione, come ben si ricorderà, il partito della Merkel fu clamorosamente superato dall’Afd di Frauke Petry. Non possiamo, dunque, non inquadrare nell’odierno e complesso frame storico-politico, il maxi blitz in chiave anti-Isis condotto nella capitale e in Assia dalle forze dell’ordine tedesche.

A Berlino, l’operazione ha portato all’arresto di tre uomini e, forse, produrrà un probabile recupero di punti da parte della Cancelliera – ancora in testa negli ultimi sondaggi grazie all’ottimo stato di salute dell’economia nazionale – a scapito degli altri candidati antagonisti. I tre fermati, sospettati di legami con lo Stato Islamico, avrebbero avuto l’intenzione di raggiungere il Medio Oriente per ricevere addestramento militare. Due di questi avrebbero intrattenuto rapporti con Anis Amri, l’attentatore che, poco più di un mese addietro, ha lanciato un tir contro i visitatori inermi delle bancarelle di Natale nella capitale.

In contemporanea, oltre un migliaio di poliziotti hanno perquisito, in Assia, nella parte centrale del Paese, 54 abitazioni, alcune sedi di imprese e diverse moschee. In manette è finito un tunisino, accusato di aver svolto attività di reclutamento per conto dell’Isis e di aver strutturato una rete di simpatizzanti, in previsione di un nuovo attentato da compiere in Germania. Sull’uomo, inoltre, grava l’ipotesi investigativa di un suo collegamento alla strage del museo del Bardo, nel 2015, a Tunisi. Nel corso del drammatico attacco armato con kalashnikov e bombe a mano contro turisti stranieri, le forze speciali tunisine uccisero i due terroristi protagonisti dell’azione, risultati in seguito militanti della violenta fazione locale pro Isis denominata Katibat Okba Ibn Nafaa. Il ministro dell’Interno del Land, Peter Beuth (CDU), ha dichiarato ai media che l’operazione, frutto di oltre quattro mesi d’indagini, rappresenta “un duro colpo inferto alla rete salafita nell’Assia, ormai sotto stretta osservazione”. Un messaggio senz’altro “rassicurante” per la cittadinanza e le sue eventuali future intenzioni di voto.

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