D’Alema quotato 8%?

La sconfitta al Referendum del 4 dicembre non ha fatto altro che aumentare le già forti tensioni all’interno del PD accentuando ancora di più le divergente tra la vecchia guardia diessina che dopo gli anni bui renziani, sta tornando alla ribalta.

Le divergenze tra D’Alema e Bersani da una parte e la nuova guardia piddina dall’altra hanno avuto una accelerata nelle ultime settimane, quando gli ex comunisti hanno cominciato ad intuire la tattica distensiva a destra dell’ex premier che, ne

Il tentativo di riprendere il comando di Palazzo Chigi, voleva trovare accordi per andare al voto subito. E proprio la fretta di un ricorso immediato alle urne ha subito scaldato gli animi dell’ala più a sinistra del PD che ha iniziato una campagna aggressiva nei confronti di Renzi per cercare di metterlo in un angolo, anche minacciando una scissione per dare vita ad una creatura che faccia risorgere i fasti dei DS.

E a fronte di questa ipotesi, molti sondaggisti si sono già sbizzarriti nel dare un peso ad una nuova possibile avventura a sinistra. Questa esperienza potrebbe anche raccogliere, non solo gli scontenti del PD che non apprezzano il totalitarismo dell’ex Sindaco di Firenze, ma anche quel soggetto che ha ancora i contorni poco definiti di “Sinistra Italiana”.

Alcune ipotesi azzardano un possibile valore che dovrebbe aggirarsi intorno l’8% che potrebbe raccogliere voti, sia nel PD che anche in qualche frangia scontenta dei 5 stelle. Se questa ipotesi dovesse realmente concretizzarsi (molto dipenderà da Legge elettorale e accordi politici) sarebbe il definitivo tramonto del sogno di un grande partito Socialdemocratico di germanica vocazione.

L’idea di un ritorno al passato stuzzica D’Alema da diverso tempo, fin da quando l’attuale Segretario del PD ha tentato di isolarlo dal resto del partito. Ma l’ex capo dei DS ha preparato lentamente la sua vendetta che si sta concretizzando con una generale sommossa dei colonnelli di partito che stanno tentando la cacciata di Renzi. Se davvero dovesse realizzarsi questa scissione, rischieremmo di trovarci ai tempi del pentapartito, dove il ruolo della Democrazia Cristiana toccherebbe al PD con la difficile variabile 5 stelle che potrebbe effettivamente tramutarsi in una reale ingovernabilità.

Certo, D’Alema sa che per conservare determinate posizioni, la soluzione di una lista autonoma gli darebbe una garanzia in Parlamento che non potrebbe avere con il PD, ma soprattutto, se i numeri dovessero essere confermati, tornerebbe ad avere quel ruolo centrale nella politica italiana che molte volte ha ricoperto.

Nonostante gli allarmi di elezioni a giugno sembrano essere stati definitivamente spenti dalla stessa consulta che chiede ( probabilmente con le motivazioni di metà febbraio) di armonizzare i sistemi di Camera e Senato, le lotte interne di certo non si allenteranno, ma condurranno il PD ad una resa dei conti probabilmente inevitabile.

Sarà allora che probabilmente, se questa dovesse essere la strada intrapresa, inizierà il valzer degli accordi politici e, perché no, anche inaspettati.

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