Se si vota subito, non governa nessuno
Il mondo politico è attualmente diviso in due schieramenti: da una parte ci sono i sostenitori del “voto subito” e dall’altra chi vorrebbe attendere la scadenza “naturale” della Legislatura.
Lo schieramento di quelli che vorrebbero l’election day a giugno va dalla Lega di Salvini alla corrente renziana del PD passando per il Movimento di Beppe Grillo. Ma altrettanto folto è il gruppo di coloro che vorrebbero attendere almeno la fine del 2017 per organizzare la competizione e riuscire ad attingere dal grande popolo degli astensionisti.
Però, a raffreddare gli animi di quelli che vorrebbero subito ricorrere alle urne, ci si è messa anche la Consulta che, stando alle indiscrezioni uscite nelle scorse settimane, vorrebbe che i sistemi di Camera e Senato venissero uniformati. Troppo vicino quindi giugno per poter pensare di risolvere per vie parlamentari la questione, a meno che l’ex premier Renzi riesca a trovare un accordo interno al suo Partito e convincere quelle frange dell’opposizione a portare avanti il suo progetto.
Ma se si votasse con questa legge elettorale cosa succederebbe? Stando alle ultime rilevazioni da parte dei principali sondaggisti del Paese, il rischio maggiore potrebbe essere quello di non avere né partiti né liste in grado di poter esprimere una maggioranza di Governo.
Il nodo principale sarebbe alla Camera dei Deputati dove, se nessuno partito dovesse raggiungere il 40% dei consensi, scatterebbe il proporzionale puro. Questo, unito alla possibilità che i 5stelle possano concretamente superare la soglia del 30%, non permetterebbe al PD, neanche alleandosi con Forza Italia e NCD, di esprimere la maggioranza dei seggi.
Ancora più difficile sarebbe la situazione al Senato. Con il proporzionale su base regionale, il popoloso Nord, potrebbe consegnare il secondo ramo del Parlamento addirittura ad una coalizione ben definita (se il centrodestra si dovesse presentare unito avrebbe discrete chance di rappresentare una concreta maggioranza).
Insomma, una situazione di stallo che rischierebbe di veder ripetere anche in Italia quello che accadde in Spagna. L’impossibilità di realizzare un Governo provocherebbe inoltre pesantissime ripercussioni economico- finanziarie, con un attacco speculativo dei mercati che rischierebbe di mettere in seria difficoltà i conti del Paese.
Tutte queste considerazioni fanno ritenere impossibile un voto in estate; ma allora perché tanta insistenza? Sicuramente Renzi, che è ben cosciente di questa impossibilità, sta cercando di smascherare ogni singolo parlamentare per capire su quanti soldati può realmente contare, mentre Lega e 5stelle sperano di accattivarsi qualche elettore mostrando un certo “senso civico” nei confronti del Paese. Sta di fatto che allo stato attuale andare a votare potrebbe significare per il nostro Paese l’intervento della Troika e forse il definitivo sfaldamento dell’Unione Europea.
Le proiezioni elettorali, anche con gli aggiustamenti previsti ai sistemi elettorali di Camera e Senato, porterebbero in ogni caso ad una difficile definizione del panorama politico, soprattutto alla luce delle riaperte tensioni tra Berlusconi e Salvini che rendono ancora più difficile definire quale futuro aspetti il nostro Paese.
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