Olanda, la Crociata di Geert Wilders
Il leader populista olandese, che ha fatto della lotta contro l’Islam un’impresa redditizia, si trova tra i favoriti per le prossime elezioni politiche previste per il 15 Marzo.
Il Sabato a Spijkenisse, città dormitorio della grande periferia di Rotterdam, è solitamente giorno di mercato. Ma Sabato scorso si contavano più telecamere che compratori. Il motivo sta nel fatto che è proprio qui, in questo quartiere molto “middle-class” e dove si sente a casa, che Geert Wilders ha deciso di aprire la sua campagna per le elezioni che si terranno in Olanda 15 Marzo. E se si porta dietro un tale strascico di giornalisti, è perché il suo Partito per la Libertà (PVV) è dato favorito dai sondaggi. Wilders colpisce innanzitutto per i suoi capelli biondissimi che, sommati alla sua altezza non indifferente, non lo fanno passare inosservato. Ma è anche e soprattutto la posizione politica a fare da calamita, perché, per prendere un punto di riferimento nazionale, si pone a destra della Lega e accanto alla quale il PVV siede nel Parlamento Europeo (insieme ovviamente al Front National francese). Come da tradizione, il leader di estrema destra scandisce il suo leitmotiv preferito,” l’immigrazione”, denunciando “le canaglie marocchine (…) che rendono le nostre strade pericolose” prima di chiedere i voti dei suoi concittadini “per fare dell’Olanda un Paese per olandesi”.
Un’ossessione, ma anche, in quanto a voti, una vera fonte di reddito. All’indomani dell’aggressione contro centinaia di donne a Colonia, il 31 Dicembre 2015, Wilders aveva chiesto l’internamento dei rifugiati musulmani di sesso maschile (“bombe islamiche di testosterone ”). L’anno scorso è stato condannato per discriminazione cosa che non gli ha impedito di promettere che, qualora diventasse Primo Ministro, avrebbe chiuso le moschee, vietato il Corano che ha già paragonato al Mein Kampf, e impedito l’ingresso nel Paese ai cittadini provenienti da Paesi musulmani. “Stigmatizzare un’intera comunità a fini elettorali perché una piccola parte di essa si comporta incivilmente è vergognoso” afferma uno sparuto gruppo di manifestanti arrivato a Spijkenisse brandendo cartelli ostili a Wilders. La manifestazione appare simbolica se paragonata al servizio d’ordine, incredibilmente ipertrofico. Alle decine di poliziotti riconoscibili per i loro giubbotti giallo fluorescente, vanno ad aggiungersi un numero non ben definito di guardie del corpo, tutte rigorosamente con l’auricolare ben in vista e lo sguardo vigile. Questo perché il capo del PVV conduce una vita blindata da quando Al Qaeda ha messo una taglia sulla sua testa. La minaccia è stata presa molto sul serio perché la gente in Olanda è ancora traumatizzata per il fatto di sangue accaduto 12 anni fa: l’assassinio per mano di un estremista musulmano di Theo Van Gogh, autore di un documentario contro l’Islam.
Nonostante sia costretto ad una semi-clandestinità, il leader populista riesce a sedurre un numero sempre maggiore di elettori. Molti olandesi, da qualsiasi classe sociale provengano, percepiscono gli immigrati, soprattutto quelli musulmani (marocchini, turchi, indonesiani), come una minaccia per il loro modello sociale e la loro cultura. L’attualità iracheno-siriana e gli attentati che hanno colpito negli ultimi anni, e mesi ,alcuni Paesi europei non hanno fatto altro che accrescere i loro timori. Essendo Wilders il solo ad aver sfruttato questo filone, incassa alla grande. Il suo Partito è dato a più di 20% delle preferenze, risultato che potrebbe garantirgli una trentina dei 150 seggi di cui è composta la camera bassa. In realtà, da lì a conquistare il potere ce ne vuole ancora di strada, nessun altro Partito vuole fare una coalizione con l’uomo più controverso del paesaggio politico. Ma questo gli permette di mostrarsi in pubblico come vittima del “politically correct”, atteggiamento che lo fa crescere di elezione in elezione.
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