Investire nel Sapere, accrescere la competitività

Con l’astensione di Sel e M5S, il voto contrario della Lega e 150 voti a favore il Senato ha convertito in legge il decreto sull’Istruzione, che scadeva il prossimo 11 novembre. Il Ministro Maria Chiara Carrozza è consapevole che questa riforma non ha la “pretesa di rivoluzionare l’istruzione o di introdurre novità epocali”: costituisce un segnale importante rivolto al mondo della scuola e ai problemi degli insegnati e delle famiglie. Manca una visione strategica complessiva, dovuta forse alle poche risorse destinabili alla riforma dell’istruzione.

La legge prevede un piano triennale di immissioni in ruolo per 69mila docenti precari (di cui 27mila insegnanti di sostegno) e 16mila dipendenti tecnico-amministrativi; misure per il contenimento dei costi dei libri scolastici; un fondo di 100 milioni di euro per borse di studio, l’istituzione del contratto di apprendistato per migliorare il rapporto fra la scuola il mondo produttivo; finanziamenti per gli studenti iscritti alle scuole di Alta formazione artistica; modifiche alla didattica in merito allo studio della lingua inglese e il potenziamento dell’insegnamento della geografia; divieto di fumo anche nelle zone all’aperto degli edifici scolastici (il divieto vale anche per le sigarette elettroniche); promozione di strumenti innovativi di didattica slegati dai testi tradizionali, innovazione e cultura digitale con una didattica specifica e collaborativa fra docenti e studenti.

Soddisfazione evidente da parte del Ministro che sottolinea come ”dopo anni di sacrifici, e di tagli alla cieca, questo decreto restituisce finalmente risorse e centralità al mondo dell’Istruzione”. “Ora – prosegue il Ministro – occorre portare a termine il lavoro avviato con questo primo importante passo avanti, per arrivare ad una vera riforma del nostro sistema, che porti definitivamente l’Istruzione, l’Università e la Ricerca al centro della risposta alla crisi che il nostro Paese sta attraversando”. Riportare al centro del dibattito e delle riforme il sistema educativo è fondamentale per dare respiro e competitività al nostro Paese: questo decreto è un primo passo, efficace e strutturato, verso la definizione di una reale “eguaglianza delle condizioni”. La scuola negli ultimi anni stava malamente abdicando al ruolo che deve avere nella formazione delle generazioni future.

Le limitate risorse che il ministero dell’Istruzione aveva a disposizione per la riforma sono state impiegate per l’implementazione di una serie comunque efficace di riforme. Il rafforzamento del rapporto fra la scuola e il mondo del lavoro è un tassello fondamentale per il rilancio della competitività del sistema nel medio lungo periodo. Con il cosiddetto Erasmus in azienda, le università potranno stipulare convenzioni con aziende per consentire lo svolgimento di periodi di formazione attraverso lo strumento del contratto di apprendistato. Questo passaggio della norma, consente di avvicinare gli studenti italiani agli standard europei, che in generale vedono i giovani avere dei curricula con esperienze di lavoro maturate durante il periodo di studi. La possibilità dell’apprendistato (la cui realizzazione è responsabilità dei vari attori coinvolti) è sancita anche per gli studenti degli istituti tecnici superiori e per gli studenti del quarto e quinto anno delle superiori.

Il Dl 104, all’art. 8, prevede la riorganizzazione dei percorsi di orientamento. Per facilitare scelte consapevoli e accrescere la conoscenza dei trend e delle opportunità occupazionali vengono stabilite nuove regole per i percorsi di orientamento per gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado. L’orientamento non è più attività aggiuntiva ma diviene funzionale e riguarda l’intero corpo docente, anticipandola anche all’ultimo anno delle scuole medie oltre che agli ultimi due anni delle superiori. Inoltre, per procedere al contenimento della dispersione scolastica, il decreto prevede, con apposito finanziamento, un percorso sperimentale di didattica integrativa per gli alunni a rischio abbandono.

Per favorire interventi di edilizia scolastica straordinari ed anche per costruzioni di nuovi edifici, è prevista la possibilità, per le Regioni, di stipulare mutui ad hoc: la norma prevede il finanziamento degli oneri a carico dello Stato e l’esclusione delle spese dal patto di stabilità interno. Il decreto contiene anche alcune norme di riordino per le carriere dei dirigenti scolastici e i direttori dei servizi amministrativi.

I meno soddisfatti di questa riforma dell’istruzione sono i Rettori delle Università che si sono visti tagliare il fondo premiale di 41 milioni alla ricerca per gli atenei migliori. C’è da augurarsi che, una volta identificati e azzerati gli sprechi che zavorrano la spesa pubblica, ci saranno risorse sufficienti per fare una riforma della scuola e dell’università di tipo sistemico e strategico.

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