Espulsioni cubane e giornalisti

La diciannovenne Karla Pérez González è stata espulsa dall’Università di Giornalismo di Santa Clara, a Cuba. Il reato di cui è ritenuta colpevole è tipico dei paesi socialisti e delle dittature in genere: non essersi allineata alle direttive governative e aver scritto articoli controcorrente all’interno del blog Somos más.

Karla sarebbe una novella Yoani Sánchez, o aspirante tale, a quel che sembra. Scoppia il caso internazionale. La ragazza appartiene al gruppo di giornalisti indipendenti diretto dal più che ambiguo Eliecer Avila, ex membro del Partito Comunista Cubano, sezione giovanile, amico intimo di Yoani Sánchez, di cui è collaboratore più che fidato. I bene informati dicono che sarebbe il suo candidato alla presidenza cubana, quando Raúl Castro lascerà il potere, come previsto. Tutto molto strano. Sarà che da un po’ di tempo a questa parte diffido di certi dissidenti che portano occhiali a specchio e vestono abiti alla moda.

Karla si scandalizza perché i giornalisti cubani sono pagati poco e male, ma non fa parola dei veri poveri che non riescono a mettere insieme il pranzo con la cena e che sono costretti a inventare il futuro. Karla dice che il governo osteggia la libera stampa e che non permette la libera espressione del pensiero. Tutto vero, ma nel suo caso – come in quello di Eliecer Avila e di Yoani Sánchez – non si sono mai aperte le porte di una galera. A Cuba non c’è pluripartitismo. Verissimo. Ma vorrei sapere Eliecer Avila chi rappresenta e a nome di chi parla, se mi è consentito, così come vorrei sapere chi legittima Yoani Sánchez e il marito Reinaldo a parlare a nome dei poveri cubani, visto che loro – Somos más e 14 y medio – sono due organi di stampa che rappresentano solo loro stessi, soprattutto creati non si sa da chi e per quali oscuri scopi, come il governo cubano resta una dittatura che non si basa su alcun mandato, pure loro sono media privi di investitura popolare.

Resto scettico di fronte a queste situazioni, soprattutto dopo aver conosciuto Yoani Sanchez. Non comprendo a quale gioco si stia giocando e quando si gioca è fondamentale. Il vero problema di Cuba è la mancanza di un futuro economico. I cubani fuggono come e più di prima, non tanto per problemi ideologici e per essere liberi di esprimere il loro pensiero, quanto per necessità economiche e per cercare di dare un senso alla loro vita. Lo dimostra il fatto che quando un cubano raggiunge il suo scopo (fuggire) non parla mai di politica e pensa soltanto a sfruttare la situazione e ad aiutare i familiari che sono rimasti a casa. Karla, Eliecer, Yoani, Reinaldo, invece, il modo di sbarcare il lunario l’hanno trovato a Cuba, indossando la tuta mimetica da finti dissidenti. Tutto questo è molto triste, ancor più di una dittatura nata dalle ceneri di una rivoluzione sociale.

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