Scontro aperto nel PdL
Nel PdL è guerra aperta tra lealisti e governativi. Il tema delle primarie ha acuito le divisioni. “Alle prossime elezioni il nostro candidato dovrà essere scelto attraverso primarie il più aperte possibile, alle quali partecipi il più alto numero di simpatizzanti”, ha detto il vicepremier Angelino Alfano. Immediate le reazioni e neanche l’incontro di giovedì scorso tra lo stesso Alfano e Silvio Berlusconi ha calmato le acque, sempre più agitate, in vista del Consiglio nazionale di sabato prossimo 16 novembre.
La risposta di Fitto, tra i maggiori esponenti dei falchi pidiellini, non si è fatta attendere: “Io ragiono sul dopo Berlusconi il giorno in cui Berlusconi autorizzerà il dopo”. Lo scontro, fratricida, del centrodestra è solo all’inizio. Alfano dipinge i falchi del suo partito come estremisti e quindi lontani dal modello moderato che è la “ragione sociale” del movimento fondato da Berlusconi: “Il nostro è stato sempre un grande partito a guida e a prevalenza moderata. Non è un bene che finisca in mano a estremisti”.
Non solo le primarie, l’unità del PdL si gioca anche attorno alla decadenza del suo leader. “Quando il 27 novembre il Pd voterà la mia decadenza da senatore tu e gli altri ministri cosa farete? Rimarrete nella maggioranza con i miei carnefici?”, avrebbe chiesto il Cavaliere ad Alfano nell’ultimo, inconcludente, faccia a faccia. Una domanda che è rimasta senza risposta perché se è vero che il vicepremier ha ribadito la sua vicinanza e solidarietà a Berlusconi, l’ala governativa, quella formata dai ministri Gaetano Quagliariello e Beatrice Lorenzin, passando per Fabrizio Cicchitto, Roberto Formigoni, Carlo Giovanardi e via dicendo, continua a mantenere distinta la tenuta del governo dalla decadenza. Un controsenso enorme per il Cavaliere, reso ancora più insopportabile dalla decisione della giunta del Senato di procedere al voto sulla decadenza con scrutinio palese.
Se non impossibile, sembra davvero complicato che prima del Consiglio nazionale di sabato si riesca a trovare la quadratura del cerchio. Nonostante i tentativi di mediazione, dunque, al momento la scissione pare la soluzione più plausibile. E in questo caso, si potrebbe anche prospettare uno scenario tutto nuovo, con un appoggio esterno di Berlusconi al governo Letta: “Niente colpi bassi all’esecutivo, ma sulla legge di Stabilità non faremo sconti”, spiegava il Cavaliere in una riunione a Palazzo Grazioli con i capigruppo Schifani e Brunetta [NdR: Renato, entrambi].
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