Rilanciare l’Europa
Il nuovo Presidente della Repubblica francese ha compiuto un gesto di una eccezionale e simbolica importanza recandosi, all’indomani stesso del suo insediamento, in visita a Berlino. Non c’è oggi, in Europa, altro compito più necessario e urgente che rilanciare l’integrazione, rafforzare il ruolo dell’Unione e farne un centro promotore di sviluppo, di solidarietà e di sicurezza. Piaccia o no ad altri Paesi, tra cui l’Italia, ciò è possibile solo a partire di una solida intesa franco-tedesca, che non deve necessariamente escludere altri Paesi del peso dell’Italia, ma è in sé opportuna e necessaria.
L’integrazione europea è nata, a partire dalla CECA e dall’EURATOM, dal bisogno di superare la storica rivalità tra i due Paesi, che ha generato nei secoli lutti infiniti e fatto declinare il Vecchio Continente. Tutti sappiamo che una vittoria di Marine Le Pen, avrebbe messo la parole fine a un’avventura ideale durata ormai più di sessant’anni. Altrettanto farebbe una vittoria dell’estrema destra in Germania. I risultati delle ultime elezioni regionali tedesche mostrano che un’ipotesi del genere è lontanissima dalla realtà. La CDU di Angela Merkel ha vinto in tutte e tre, i socialisti sono arrivati secondi e i liberali terzi. La destra nazionalista si è fermata al di sotto dell’9%. La stragrande maggioranza del popolo tedesco resta dunque europeista, anche se recenti sondaggi mostrano che più della meta è contraria a sacrifici eccessivi a favore dei membri “poveri” dell’Unione e favorevole a concentrare le grandi risorse che genera l’economia tedesca in temi come l’educazione.
Che da settembre in poi, al governo a Berlino rimanga Angela Merkel o subentri il socialista Schulz, la “vocazione europea” della Germania è quindi praticamente assicurata. Nell’incontro di lunedì scorso, Macron e la Merkel hanno infatti parlato soprattutto di Europa e di come meglio rilanciarla. Si tratta per ora, come non poteva che essere, di una dichiarazione d’intenzioni, non di un programma concreto. Ma lo spirito fattivo di cui è animato Macron promette di trasformare le intenzioni in idee e iniziative concrete. In quale direzione? Non credo sia realistico andare verso nuovi e grandi concezioni astratte. Ci si provò con la Costituzione europea, e fu un fiasco. Ma ci sono temi molto concreti che vanno affrontati: crescita economica, sicurezza delle frontiere, problema dell’immigrazione. Nelle conversazioni di Berlino è probabile si sia parlato della creazione di un Fondo Comune europeo, che sollevi la BCE di Mario Draghi del compito di unico sostegno dell’economia dell’Eurozona, e forse anche della creazione di un Ministro delle Finanze europeo (idea che però non piace troppo ai tedeschi, così come non piace loro l’idea degli Eurobond). Insomma, è sperabile, e probabile, che nei prossimi mesi – passate le elezioni legislative francesi di giugno – si apra un “laboratorio di idee” che serva a portare avanti l’integrazione.
Se questo avverrà, è imprescindibile che l’Italia ne sia parte attiva e autorevole. Non è facile da realizzarsi, tutti vedono la meschinità e la disgregazione della nostra vita politica, tutti misurano la infinita pochezza di certi protagonisti, tutti protesi a ritagliarsi una fetta di potere e di difesa dei propri interessi, ben pochi attenti ai temi veramente importanti in gioco. Ma un governo esiste, è di buona qualità e ha una maggioranza sufficiente nelle due Camere sui temi internazionali. Che dunque, se c’è, “batta un colpo”.
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