La carica dei 304
“Nessuna alleanza con chi vuole eliminarmi”. Il Consiglio nazionale del PdL decreta il ritorno a Forza Italia ma sancisce anche la rottura, definitiva, con Alfano e i “governativi”. E’ saltato l’estremo tentativo di mediazione, “per colpa dei falchi” secondo gli alfaniani che ad oggi contano 304 (dei quali, ad una prima stima, 27 senatori e 28 deputati) tra i membri del Consiglio nazionale di quello che era sino a sabato il PdL. La scissione arriva dopo settimane di minacce, di insulti e di alta tensione. Silvio Berlusconi è provato davanti alla platea del Palazzo dei congressi, accusa un lieve malore, “solo un calo di pressione” ha precisato subito il medico personale, Alberto Zangrillo accorso sul palco.
Il centrodestra ne esce ridimensionato. I governativi fanno la conta: “Trecentoquattro? Ma questi sono numeri da partito serio, no?”, hanno brindato al ristorante “Grano” gli scissionisti; “Non sono riuscito a dormire per il dolore che ho provato”, ha confidato il Cav in un discorso fiume durato circa due ore e mezza. Vietato, però, parlare di traditori: “Dobbiamo trattare con loro nello stesso modo con il quale abbiamo rapporti con la Lega e Fratelli d’Italia”.
La partita è tutta politica. “E’ evidente che quelli che hanno radicalizzato lo scontro nel PdL – è il commento dello scissionista Carlo Giovanardi – sono già al lavoro per compromettere l’indispensabile alleanza politica ed elettorale fra Ncd [Nuovo centrodestra, ndr] e Forza Italia”. Ma si mischia alla delusione per un percorso compiuto insieme che si interrompe dopo tanti anni. Il Cavaliere dopo la votazione che all’unanimità ha accolto la nuova Forza Italia, parlando di Alfano ha detto: “Non me l’aspettavo, lo consideravo come un figlio”. Non si è fatta attendere la risposta dell’ex delfino che dopo poche ore in conferenza stampa ha precisato come “in famiglia si può litigare, non è l’amore che viene meno”.
I temi squisitamente politici che Silvio Berlusconi ha affrontato nel suo discorso ai delegati pdiellini (ruolo della Bce, l’attacco ai giudici, l’inutilità della legge di stabilità) restano sullo sfondo della scena che si focalizza sullo strappo, bruciante, ormai consumato. Il futuro, quello immediato, dovrà fare subito i conti con la decadenza del leader di Forza Italia da senatore – la votazione è in programma il 27 novembre – e con l’appoggio al governo Letta. La rinascita di Forza Italia, di fatto, decreta di fatto anche la fine del sostegno del partito di Berlusconi all’esecutivo delle larghe intese: al governo rimarrà quello del Nuovo centrodestra.
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