Fortuna, di anni sei
Siamo abituati a leggere di tutto sui giornali; crimini efferati e violenze di ogni genere. Ma a volte ci sono storie che fanno rabbrividire più di altre.
Penso a Fortuna Loffredo, sei anni, di Caivano un paese della Campania. Lei dalle foto appare una bimbetta sorridente con bei capelli lunghi riccioluti; avrebbe dovuto avere tutto quello che dovrebbero avere i bambini della sua età: una famiglia affettuosa, attenzioni da ogni parte, giochi e dolciumi.
Le attenzioni nella sua breve vita le ha avute, ma non erano quelle giuste. La povera ragazzina ha avuto la sorte di nascere in un palazzo dove abitavano esseri indegni; una donna che l’ha data in pasto a un altro essere indegno, il suo compagno. Questa storia di abusi e dolore è durata tanto, troppo.
Queste bestie hanno fatto scempio non solo di Fortuna ma di altre bambine dello stesso stabile. Lei, la donna – non scrivo i nomi perché mi fanno repulsione – è stata complice, non ha mai avuto pietà nemmeno delle sue stesse figlie vittime anche loro della bestia; non ha capito quale tragedia stava per abbattersi; lui, un predatore sessuale privo di morale, le usava a suo piacimento fino all’epilogo che più tragico di così non poteva essere: getta Fortuna dal terrazzo dell’ottavo piano, forse stanco del giocattolo.
E così finisce la breve vita della bimba. Chissà se in quel momento avrà pensato di volare? Avrà visto un angelo? Avrà pensato di essere libera? ma quanta paura e quanto dolore in quel volo assurdo. Come deve essere stato facile per una bestia come quella sollevare quello scricciolo di bambina e gettarlo nel vuoto. Senza nessun rimpianto, come ci si libera di un oggetto ingombrante.
Penso poi all’omertà di tanta gente di merda che ha reso difficile le indagini fino a che una bimba, un’amichetta di Fortuna, ha raccontato l’orrore.
La figura più inquietante è sicuramente quella della donna. Nella sentenza si legge: ”Ha sacrificato la integrità morale e psicofisica delle bimbe per offrire appoggio e copertura a un uomo talmente depravato da accusarlo di averlo costretto ad abusare della figlia per mero scopo di compiacenza o convenienza personale”. Non ci sono tanti commenti. Questo è uno spaccato italiano di cui possiamo solo vergognarci. Gente ignorante e depravata che non ha nessun dio, nessun principio, nessun mito se non quello del piacere personale senza regole, senza doveri. Povera ragazzina, povere ragazzine.
Ora per la bestia c’è Fine pena mai, l’ergastolo; avrà tutta la vita in galera per pensare, sperando non lo facciano uscire per buona condotta dopo dieci anni.
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