Il caso Bankitalia

È inutile. Ogni giorno in Italia deve portare il suo tormentone. L’ultimo  riguarda la Banca d’Italia. Questione oggetto di una combinazione di (opposte) imperizie da far paura. Cerchiamo di capire come stanno le cose.

Che negli ultimi anni vi siano state in Italia crisi bancarie gravi e costose per tutti, dovute all’insipienza o peggio di tanti dirigenti, è un fatto evidente. Che esse sarebbero state evitate con una più attenta vigilanza da parte della Banca d’Italia è, a mio parere, molto probabile. Ricordiamo che, dall’entrata in vigore dell’Unione Monetaria, la Banca d’Italia ha perduto la sua funzione principale, che era quella di controllare la circolazione monetaria e proteggere la stabilità finanziaria, combattendo l’inflazione. Il  suo compito principale, direi la  sua ragione di essere, è diventata la vigilanza del sistema bancario. Questa vigilanza, se non è mancata, è stata comunque carente.

In queste condizioni, che una parte del Parlamento chieda che si rivedano le cose in modo da assicurare una sorveglianza più efficace, mi pare assolutamente normale. Che di questa istanza si faccia promotore il principale partito di maggioranza, non mi scandalizza affatto, specie considerando che delle crisi bancarie degli scorsi anni (specie Banca Etruria) è stato il PD a pagare il costo politico maggiore. Farlo attraverso una mozione alla Camera non ha, in se, niente di illegittimo. La Banca d’Italia gode per statuto di un’autonomia che va difesa, ma il Parlamento resta l’organo rappresentativo sovrano, al quale spetta controllare il buon funzionamento di tutte le  istituzioni dello Stato, Bankitalia compresa. Non può darle indicazioni operative, questo va da sé, ma ha tutto il diritto (e direi il dovere) di pronunciarsi quando ritiene che la sua azione sia carente. Stracciarsi le vesti, come fanno gli immancabili Bersani e compagnia, e anche persone equilibrate come Napolitano e Veltroni, e denunciare una violazione della legalità istituzionale e un’invasione di campo delle prerogative autonome di Bankitalia è, dunque, completamente fuori posto. Che anche il Capo dello Stato sia intervenuto a “bacchettare” il PD (e quindi il Parlamento) è, devo confessarlo, sconcertante. Il primo dovere del Presidente è rispettare e tutelare la libertà del Palamento, e non agitare fantasmi di pretese violazioni dell’ordine istituzionale.

Detto questo, credo che sul piano politico il PD e il suo Segretario abbiano fatto una sciocchezza e compiuto un autogol. Il PD aveva mille modi, più discreti ed efficaci, per far conoscere al Governo, di cui è il maggiore “azionista”, il suo pensiero. Con un’iniziativa diretta frontalmente (anche se non formalmente) a sfiduciare Visco,  Renzi ha mancato (e non è la prima volta) di prudenza, mettendo sé stesso, il PD e il Governo in una situazione assai imbarazzante. Perché qualsiasi decisione prenda ora Gentiloni sarà presentata da una delle parti come frutto di indebite pressioni. Figuriamoci i titoli di stampa: in un caso, “Duello Gentiloni-Renzi”; nell’altro,  “Duello Palazzo Chigi-Quirinale” e via immaginando.

Il Premier  è persona saggia e prudente, spero che trovi una soluzione sensata. A mio modestissimo avviso, gli converrebbe a questo punto rinviare la scelta al governo che uscirà dalle elezioni, chiedendo a Visco di rimanere fino ad allora. Tutto sommato sarebbe il male minore.

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