Il sogno europeo
Per far quadrare i conti abbiamo sottoposto il Paese e gli italiani a sacrifici senza precedenti; tagliare è diventata l’unica parola d’ordine anche se sarebbe più corretto e opportuno parlare di riqualificazione della spesa. Una pressione fiscale insopportabile ed iniqua, la disoccupazione alle stelle, la perdita del potere d’acquisto , i ceti medi sulla via della proletarizzazione, l’aumento della povertà e del disagio, la precarietà globale di un’intera generazione rappresentano solo alcune delle emergenze.
Il nostro futuro doveva essere l’Europa, invece, con l’introduzione dell’Euro ci accorgemmo immediatamente che la moneta era sì la stessa , ma che le economie erano diverse. Improvvisamente eravamo diventati i nuovi poveri dell’Europa, che aveva ufficializzato di avere anch’essa, e non solo geograficamente, il suo Sud: l’Italia. Poi è arrivato lo “spread” ci siamo resi conto di portare in tasca una moneta senza Stato e senza una Banca Centrale di riferimento e che per averla avevamo ceduto giorno dopo giorno, silenziosamente, porzioni importanti della nostra sovranità. Tutto nel nome dell’Europa con la direzione di Bruxelles e soprattutto di Berlino.
Ci siamo consegnati all’utopia degli Stati Uniti d’Europa, convinti di costruire l’Europa dei popoli, una nuova grande entità politica ed economica e non possiamo accettare la possibilità che questa si riduca ad essere l’Europa della finanza, dei banchieri, dell’euro e di una burocrazia totalmente autoreferenziata, grigia e impersonale. Non si può costruire una federazione di Stati, una unità politica e amministrativa attraverso decisioni esclusivamente di vertice, senza mettere in discussione i fondamentali della democrazia.
In questi giorni si stanno ripetendo cose già viste nel passato dell’intera storia italiana: l’incapacità e la non volontà di alcuni nostri politici di tutelare gli italiani e gli interessi degli italiani, che quasi mai risultano compatibili con gli interessi delle varie caste, di qualsiasi natura esse siano. È inutile dire che difficilmente riusciremo a uscire dal pantano in cui ci siamo cacciati, se non cambia il nostro motore economico e politico; ecco perché si rende necessario un vero ricambio politico e generazionale che permetta all’Italia di liberarsi del giogo al quale le furberie e le inefficienze di una certa nostra politica repubblicana ci hanno imbrigliato con l’idea dell’Europa unita e dei conti pubblici in ordine.
©Futuro Europa®
Un Commento
Condivido, credo anzi sono certo che qualcosa succederà e presto, i dati dell’economia sono chiari.