Irlanda e Brexit, una sfida di Theresa May alla logica

La Premier britannica ha pubblicato sul sito del Governo le sue “sei promesse” sull’Irlanda del Nord. Come dire tutto e il contrario di tutto. Theresa May si lancia in un pericoloso esercizio di funambolismo nel tentativo di risolvere la questione irlandese nel quadro della Brexit. Le sei garanzie che enuncia sul sito del suo Governo sono, in realtà, molto contraddittorie.

Era prevedibile che la situazione irlandese fosse imprescindibile dal referendum che ha portato alla Brexit. Inevitabilmente, questa va ad incidere sul processo di pace, iniziato nel 1998, in seguito all’accordo del Venerdì Santo, chiamato anche Accordo di Belfast. Lo spirito stesso di questo accordo di pace tende a rafforzare la cooperazione economica tra la Repubblica d’Irlanda e l’Irlanda del Nord, tra il Sud cattolico e il Nord protestante. La Common Travel Area, zona comune di transito, implica che nessuna frontiera fisica separi questi due territori collegati da quasi duecento strade.

Il fatto che la Repubblica d’Irlanda e Il Regno Unito fossero entrambi membri dell’Unione Europea così come il fatto che aderissero tutte e due al mercato unico e all’unione doganale rendevano più fluide le relazioni tra i due territori. Non appena però il Regno Unito (e di conseguenza l’Irlanda del Nord, una delle sue componenti) decide di prendere il suo destino in mano, le due Irlande hanno tutte le ragioni del mondo di orientarsi verso l’allontanamento l’una dall’altra. Quale sarebbe sennò la logica della Brexit? In questo contesto, i sei impegni chiave presi da Theresa May nei confronti dell’Irlanda del Nord sfidano la logica.

Il primo non le costa nulla: “Manterremo e appoggeremo sempre lo statuto dell’Irlanda del Nord come componente del Regno Unito, in accordo con il principio del consenso. Il Governo che dirigo non sarà mai neutrale quando si tratterà di esprimere il nostro supporto a favore dell’Unione.” Secondo assioma: “Proteggeremo e manterremo sempre la posizione dell’Irlanda del Nord in seno al mercato del Regno Unito, che è il più importante per l’Irlanda del Nord in termini di beni e servizi. E questo accesso sarà totale e senza ostacoli”. Nessuno ha mai pensato il contrario.

Terzo postulato: “Non ci saranno nuove frontiere in seno al Regno Unito tra la Gran Bretagna e l’Irlanda del Nord. Inoltre, per il fatto che non ci saranno frontiere fisiche tra l’Irlanda del Nord e l’Irlanda (Repubblica d’Irlanda, ndr), manterremo la Common Travel Area attraverso queste isole”. E’ qui che la storia si complica perché, se non c’è alcuna frontiera, dove comincia e dove finisce l’Unione Europea? Dove si effettueranno i controlli sanitari sui prodotti che, partendo dalla Gran Bretagna, entreranno nel mercato unico europeo? Il rompicapo si intensifica con il quarto dogma di Theresa May: “L’Intero Regno Unito, Irlanda del Nord compresa, lascerà l’Unione doganale e il mercato unico europeo. Niente nell’accordo che ho concluso altera questo atto fondamentale”. Quindi, l’Irlanda del Nord non fa più dell’Unione Europea, ma non esiste neanche frontiera con la Repubblica del Nord. Siamo un po’ disorientati.

Arriva il quinto principio che contraddice il quarto: “Manterremo gli impegni  e le garanzie che riguardano la cooperazione Nord-Sud puntualizzate nell’accordo di Belfast. Ciò richiederà ancora il supporto delle due comunità.” Infine, il sesto, da il colpo di grazia alla logica: “L’intero Regno Unito, compresa l’Irlanda del Nord, non sarà più sotto la giurisdizione della Corte di giustizia europea”. Ciò fa pensare che il diritto applicabile ai cittadini delle due Irlande divergerà sempre più.

Quindi, di fatto nulla sembra essere risolto. Tra questa dichiarazione e la conferenza stampa comune con Juncker tenuta lo scorso venerdì, sembra si sia fatto finta di accordarsi per passare alla fase due dei negoziati. Sarà sicuramente attraverso la stesura di un accordo tra il Regno Unito e l’UE il più vicino possibile allo statu quo che la questione delle due Irlande sarà risolta. La posta in gioco: nientemeno che il mantenimento della pace in Irlanda.

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