Doppia cittadinanza
La prima cosa che ha fatto la destra estrema che è parte del potere in Austria è stata di risollevare un problema tanto annoso quanto stupido: la doppia cittadinanza automatica per gli abitanti dell’Alto Adige. Intendiamoci, la doppia cittadinanza non costituisce nessun crimine, non causa di per sé alcuno scandalo, anche perché rientra nei poteri sovrani di ogni paese.
Noi stessi riconosciamo la cittadinanza italiana, a certe condizioni, ad oltre quattro milioni di italiani che vivono all’estero, anche se sono di terza o quarta generazione e se sono perfettamente integrati nei Paesi di accoglienza, dei quali hanno la piena cittadinanza. Quello che è condannabile nella posizione della destra austriaca, è lo spirito da cui nasce. Come lo prova il previsto automatismo, l’idea è che gli altoatesini siano in realtà austriaci che si trovano a vivere in un territorio “annesso” all’Italia e vanno “recuperati”. Dietro c’è una rivendicazione di più ampio respiro e di più lungo tempo: che l’Alto Adige torni alla Madrepatria austriaca.
La pretesa però è assurda. L’Alto Adige (col Trentino) fu attribuito all’Italia dopo una guerra da noi vinta, ciò rispondeva a evidenti e prioritarie ragioni strategiche. Il problema però restò aperto. Il Fascismo credette di risolverlo coll’imposizione di nomi e lingua italiani e la proibizione del tedesco. Poi, al tempo della loro alleanza, Hitler e Mussolini lo risolsero con un accordo che riconosceva la piena sovranità italiana, ma consentiva agli altoatesini che lo desideravano l’opzione di trasferirsi nel grande Reich germanico. Molti lo fecero, e furono collocati per lo più nelle terre occupate dai nazisti nell’Europa dell’Est. Il riflusso avvenne quando quei territori furono occupati dai sovietici. L’Italia riaccolse i cosiddetti “optanti”. Ma forme anche violente di irredentismo ripresero. Il problema fu nuovamente risolto coll’Accordo De Gasperi-Gruber del 1946, che confermava la sovranità italiana ma prevedeva per gli altoatesini di lingua tedesca una serie di diritti, anche politici, che furono via via applicati. Un tentativo austriaco di risollevare la questione alle Nazioni Unite, negli anni Cinquanta, fallì miseramente.
Da allora le cose avevano piano piano raggiunto un certo equilibrio, a cui hanno contribuito l’ingresso dell’Austria nell’Unione Europea e la cancellazione della frontiera. Ho frequentato per molti anni l’Alto Adige (specialmente la Val Gardena) e mi è parsa una zona molto prospera (grazie in gran parte al turismo italiano), ordinata e civile; non mi sono mai capitati attacchi o dimostrazioni ostili, tutti parlano tedesco e italiano, le scritte sono bilingui, le scuole pure, A me la questione pareva sopita.
Oggi viene qualche nazistello di Vienna a risvegliarla. Il Primo Ministro Kurz, che dipende dall’appoggio della destra estrema, ha un po’ ridimensionato il problema, affermando che qualsiasi nuova norma sarà presa in stretto accordo col Parlamento italiano. Sono convinto che con un poco di buon senso e buona volontà l’affare possa essere risolto.
Una considerazione generale, però, s’impone. Tempo fa, commentando le affermazioni della destra estrema in alcuni Paesi europei, avevo rilevato che l’esultanza dei loro simili italiani era assolutamente idiota. Perché? Ma perché la caratteristica del nazionalismo intransigente, è da porsi in antitesi e potenziale conflitto con quello di altri paesi, quali che siano le affinità di regime. La posizione emersa in Austria ne è la riprova puntuale.
Vorrei proprio sapere cosa ne pensa Salvini, cosa ne pensa la brava Giorgia Meloni.
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