I fatti di Macerata

Fa rabbia vedere come vengono trattati fatti seri e persino tragici come quelli di Macerata, diventati ostaggio delle ideologie e dei pregiudizi. È mai possibile che in Italia non si possa discutere serenamente e obiettivamente, senza paraocchi ideologici, di cose che meritano un esame obiettivo?

Vediamo i fatti. Fatto n.1: una povera ragazza, drogata, viene ritrovata uccisa e, con serietà, va fatta chiarezza sulle responsabilità. Fatto n. 2: Luca Traini, con ogni evidenza uno squilibrato, vuole vendicarsi e spara per la strada ferendo alcuni immigrati. Anche sulla sua responsabilità la Giustizia deve indagare, con misura e fermezza. Fin qui, i fatti. Ma su di essi si è scatenata, da una parte e dall’altra, una ignobile speculazione politica, che offusca la realtà e ripropone il muro contro muro di estremismi opposti ed egualmente stupidi. La destra estrema mobilizza le sue compatte falangi contro gli immigrati, prendendo le distanze – solo per la forma e a mezza bocca – da Luca Traini. La sinistra dei centri sociali, l’ANPI e via dicendo, si mobilitano contro il razzismo e il fascismo, che esistono e sono pericolosi, ma sono ben altra cosa dall’atto di un povero squilibrato fanatico (anche se psicologicamente affonda radici in un cultura razzista e squadrista). Fino ad ora, il solo che ha detto parole sensate mi pare sia Matteo Renzi, che è stato, incredibilmente, accusato da LeU e compagni di aver disertato la manifestazione di Macerata (nella quale il PD era in realtà rappresentato) e si è difeso ricordando che non si deve soffiare sul fuoco, perché l’Italia ha bisogno soprattutto di tranquillità. Come non dargli ragione?

Il polverone sollevato dalle manifestazioni contrapposte oscura, come sempre, un problema serio, che una parte nega e l’altra vorrebbe risolvere con impossibili mezzi sbrigativi.

Negli ultimi decenni, abbiamo tollerato una crescente invasione di elementi estranei alla nostra cultura e ai nostri valori. Ne stiamo pagando le conseguenze. Ho vissuto più di due anni in Nigeria e so che si tratta di un popolo portato alla violenza e poco rispettoso della vita umana (non generalizzo, ma so di che sto parlando). Come è potuto accadere che accogliessimo tra noi migliaia e migliaia di immigrati da quel Paese e anche da altri, senza la giustificazione di dittature o guerre civili, a parte le stragi di cristiani di Boko Haram, per lo più limitate al Nord musulmano, mentre l’immigrazione proviene dalla zone Yoruba e Ibo? Come abbiamo potuto accettare migliaia di ragazze che da noi esercitano la prostituzione, e di prosseneti e piccoli delinquenti? O di gente capace di violare una povera drogata, ucciderla e squartarla?

Dire queste cose non è razzismo, è semplice constatazione di una realtà innegabile. Non è forse ragionevole chiedere che il problema sia affrontato con concretezza ed efficienza, dimenticando i piani a vanvera di Berlusconi e di Salvini, ma limitando in futuro gli afflussi a cifre fisiologicamente accettabili, e rimpatriando chi non abbia dimostratamene un lavoro e non si attenga alle nostre leggi e ai nostri costumi?

Lasciamo stare la sinistra dei centri sociali. È un caso perduto. Ma non è legittimo chiedere alla sinistra moderata, attenta ai valori nazionali, di guardare in faccia al problema e affrontarlo con misura ma con fermezza? Veramente dobbiamo lasciare questa bandiera nelle mani della Lega e di CasaPound, per le quali è solo un facile grimaldello per imporci il ritorno a un regime che nessuno dice di volere, ma che può imporsi per la distrazione, per la cecità di certa gente?

I Bersani, i D’Alema, i Cuperlo, i Vendola, le Boldrini, i Grasso, hanno già fatto sufficiente danno. Veramente dobbiamo permettergli di continuare?

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