La forma dell’acqua (Film, 2017)
Guillermo del Toro ci regala un’altra perla del suo immaginario fantastico, dopo La spina del diavolo (2001), Il labirinto del fauno (2006), passando per Hellboy (2004 – 2008) e Pacific Rim (2013), per non citare che i più significativi. Un film indefinibile, assolutamente non classificabile, a metà strada tra il fantastico più fantasioso e il realismo più esasperato, il sentimentale più classico e il noir sadico alla Tarantino. Del Toro si lascia affascinare da Il mostro della laguna nera di Jack Arnold, probabilmente neppure saprà che Sergio Martino ha girato L’isola degli uomini pesce, ma la sua creatura anfibia proviene da una temperie culturale che parte dagli anni Cinquanta per approdare alla fine dei Settanta.
Ambientazione in piena guerra fredda, a Baltimora, nel 1962, per dare modo di parlare di russi e americani che si contendono un inutile primato spaziale, con la variabile impazzita di una creatura anfibia ritrovata in un fiume sudamericano. Storia d’amore stile La bella e la bestia, tra un’addetta delle pulizie priva delle corde vocali, che libera il mostro dal cuore d’oro, con la complicità di un vecchio gay sensibile, di una collega nera e persino di una spia sovietica pentita. Storia d’amore raccontata dal vecchio omosessuale, a lieto fine, tutto sommato, in un doppio finale fantastico che prevede un tuffo in mare liberatorio e salvifico. Un cattivo da fumetto nero come Strickland, sadico persecutore di deboli, per una storia che profuma di narrazioni pulp anni Sessanta, di fantastico puro, ma anche di feuilleton sentimentale, in un rutilante e fantasmagorico apparato scenografico. Musica intensa che pesca nel repertorio afro-cubano, nelle sonorità francesi e nordamericane anni Cinquanta, citazioni cinematografiche a non finire, scenografia e trucco perfetti. Fotografia giallo ocra in cupi notturni e splendidi scenari da cartone animato che sembrano costruiti al tavolo da disegno.
Del Toro ci regala un saggio della sua arte fantastica, scrivendo una storia che non è il remake de Il mostro della laguna nera, ma che parte da quel vecchio film per raccontare una storia di diversità, sentimenti ed emarginazione ai tempi della guerra fredda. Budget quasi venti milioni di dollari, ma si vedono tutti nella qualità della realizzazione pittorica. La creatura è un gioiello di umanità animalesca, occhi dolci che si trasformano in sguardi feroci e difensivi in caso di pericolo. Le sequenze in acqua con la bella Elisa toccano vertici sentimentali difficili da eguagliare, così come il finale concretizza in una spettacolare fiaba per adulti. Un film per famiglie, a parte poche sequenze erotiche (evitabili) che descrivono il freddo rapporto matrimoniale tra il sadico colonnello e la sua donna.
Vincitore di 4 premi Oscar, tra cui miglior film e miglior regista e Leone d’Oro alla 74esima Mostra d’arte cinematografica di Venezia. Abbiamo visto la versione in lingua originale con i sottotitoli in italiano, perdendoci il doppiaggio di Pino Insegno (Strickland), Franco Zucca (Giles) e Cinzia De Carolis (Zelda), che ci dicono molto efficace. Imperdibile.
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Regia: Guillermo del Toro. Soggetto: Guillermo del Toro. Sceneggiatura: Guillermo del Toro, Vanessa Taylor. Fotografia: Dan Laustsen. Montaggio: Sidney Wolinsky. Casa di Produzione: Bull Productions, Fox Searchlight Pictures. Produttore: Guillermo del Toro, J. Miles Dale. Costumi: Luis Sequeira. Musiche: Alexandre Desplat. Scenografia: Paul D. Austerberry. Trucco: Kristin Wayne. Produttore Esecutivo: Liz Sayre. Distribuzione: 20th Century Fox. Titolo Originale: The Shape of Water. Genere: Fantastico, Sentimentale. Durata: 119’. Premi: Leone d’Oro alla 74° Mostra del Cinema di Venezia, Golden Globe Miglior Regista. Prima Uscita USA: 1/12/2017, New York. Interpreti: Sally Hawkins (Elisa Esposito), Doug Jones (uomo anfibio), Michael Shannon (colonnello Strickland), Octavia Spencer (Zelda), Michael Stuhlbarg (dr. Robert), Richard Jenkins (Giles), Nicky Searcy (genrale Frank Hoyt), David Hewlett (Fleming), Lauren Lee Smith (Elaine Strickland), Morgan Kelly (uomo del bar).
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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]