Commissione UE, Spitzenkandidat per le Elezioni 2019

Nella sessione dello scorso febbraio il Parlamento Europeo, oltre essersi occupato della redistribuzione dei seggi post-brexit, ha confermato che anche per le elezioni del 2019 si adotterà la soluzione dello Spitzenkandidat per nominare il Presidente della Commissione. L’espressione gergale tedesca usata identifica il sistema di nominare come presidente della Commissione il capo-lista del partito che ha ottenuto la maggioranza dei seggi all’Europarlamento. Tale sistema fu adottato per la prima volta nel 2014 per avvicinare i cittadini alla politica europea e legare quindi i voti agli eletti. Jean Claude Juncker è stato il primo presidente della Commissione scelto con il sistema degli Spitzenkandidat, nella sua qualità di capo-lista del Partito Popolare Europeo.

Il problema è venuto alla luce per la resistenza di alcuni paesi che hanno fatto presente come tale sistema elettivo non sia ufficiale, ma si tratti di un gentlemen agreement, e vorrebbero rifarsi invece al Trattato di Lisbona del 1957. Le motivazioni alla base sono puramente nazionali e l’attuale Presidente Juncker ha risposto seccamente che “Il processo permette di sapere chi sarà il presidente della Commissione poiché sarà il primo della lista della famiglia politica che ha conquistato il maggior numero di voti” invitando i paesi dissenzienti ad aumentare piuttosto i propri contributi alla UE per ripianare il buco lasciato dalla brexit.

Il processo attuale prevede che il Consiglio proponga il nome al Parlamento Europeo che deve procedere al voto, e nel Consiglio Europeo sono appunto numerosi i contrari, da Emmanuel Macron  al Primo Ministro Ceco Andrej Babis. Proprio in risposta a questi movimenti contrari il Parlamento Europeo ha votato a larga maggioranza una risoluzione ove afferma di essere “pronto a respingere qualsiasi candidato alla presidenza della Commissione che non sia nominato ‘Spitzenkandidat’ prima delle elezioni europee”.

Se il sistema dello Spitzenkandidat è sostenuto a spada tratta da molti importanti attori come il Primo Ministro irlandese Leo Varadkar e lo stesso Jean-Claude Junker,  i critici fanno notare che i candidati per sfidarsi in Europa, non possono essere ovviamente capi di stato o di governo, poiché dovendo scegliere tra la guida del proprio paese ed un posto in Commissione, è scontato prevalga la prima soluzione.

Nella risoluzione, approvata con 457 voti favorevoli, 200 contrari e 20 astensioni, il Parlamento Europeo ribadisce che ritiene il sistema adottato un grande successo democratico legando il Presidente al risultato delle elezioni. Contemporaneamente chiede di consentire ai Commissari UE in carica di candidarsi per l’elezione al Parlamento europeo e di essere designati dai partiti politici europei come “Spitzenkandidaten”, ovvero candidati principali, per l’incarico di Presidente della Commissione, senza dover prima richiedere un congedo non retribuito. Di obbligare il Presidente della Commissione a informare i deputati delle misure adottate per garantire che i Commissari candidati rispettino le norme in materia di indipendenza e integrità durante la campagna elettorale. Di esigere che i Commissari non utilizzino le risorse umane o materiali della Commissione per attività legate alla campagna elettorale.

In chiusura il relatore Esteban González Pons (PPE, ES) ha dichiarato: “L’UE deve essere più democratica, più trasparente o, semplicemente, non avrà ragione d’essere. Il fatto che i cittadini conoscano i candidati alla Presidenza della Commissione europea prima delle elezioni è un passo importante nella giusta direzione“. Quanto detto si aggiunge a quanto fu già notificato dal Presidente Tajani: “La pratica va mantenuta e migliorata per avvicinare i cittadini alle istituzioni” e da Verhofstadt (Alde): “Abbandonarlo sarebbe errore strategico enorme”. Anche l’attuale Presidente Jean-Claude Juncker ha espresso il suo parere “Per le elezioni europee del 2019 sono favorevole ad usare un sistema che preveda una lista contenente i nomi dei candidati principali presentati in anticipo ai partiti politici e a intraprendere dibattiti tra tutti i candidati di tutti i paesi europei“. Jucnker è andato anche oltre e guardando il futuro ha ipotizzato una riforma più audace dell’assetto istituzionale, volta a evitare lo stallo nel processo decisionale in caso di posizioni divergenti tra l’esecutivo UE ed il Consiglio. “Propongo di unire le cariche di Presidente della Commissione europea e del Consiglio europeo, penso che sia utile farlo, ma comunque ciò non potrà avvenire prima delle elezioni del 2019“.

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