Spiati di tutto il mondo, uniamoci
La catena di supermercati che si prende cura della gente, quella per intenderci dove uno dei lavoranti si svegliava la notte per trovare offerte vantaggiose, dove addirittura una volta è nata ‘na criatura, insomma lei, mi manda gli auguri di compleanno. Dalla tesserina che ogni volta striscio quando faccio acquisti, lei sa cosa mi piace di più: se sono vegetariana oppure una assetata di carne rossa sanguinolenta, quanti surgelati consumo oppure se preferisco la verdura fresca. Andando su robe più personali conosce i miei eventuali problemi di gengive o la fragilità dei miei capelli. Siamo come una famiglia ormai, sa più cose lei di me che mio marito. Il negozio dove spesso faccio acquisti mi manda le offerte per la mia taglia, conosce i miei gusti in fatto di colori e vestibilità, sa quello che di solito pago per un capo di vestiario. Anche lui mi manda gli auguri per il mio compleanno. La Regione Lazio invece si prende cura della mia salute e tenendo d’occhio la mia età mi prende appuntamenti per fare vari screening femminili puntuali ogni tot mesi. L’erboristeria invece è molto delicata, s’impiccia poco; insieme agli auguri mi suggerisce nuove tisane discrete, non propone mai robe snellenti o calmanti ma molto confortevoli tisane multifunzionali.
E questa è la vita comune, poi c’è quella virtuale. Sono andata su internet a cercare abiti da lavoro per giardino e adesso appena apro un social mi vedo la pubblicità di qualsiasi cosa dal decespugliatore alle cesoie intelligenti fino ai concimi profumati di lillà. Poi ho voluto capire meglio una cura per mia madre e puff sono apparse le info di case per anziani, pannoloni e deambulatori.
Insomma tutti sanno tutto di me e della mia sfera familiare. E allora mi domando domandante, che è tutta ‘sta cagnara su Facebook? Che è tutta questa paura di dati in libertà nell’etere? Forse è qualcosa creato apposta per dare una spiegazione tecnica all’esistenza del Garante della Privacy, tutti hanno diritto a lavorare. Perché la privacy è ormai un concetto astratto, l’unica privacy che ci resta è nel nostro bagno però con il cellulare spento.
A meno che si voglia dare un calcio a tutto questo e rinunciare alle meravigliose raccolta punti dei supermercati dove dopo mille euro di spesa e con una piccola aggiunta di 40 euro puoi finalmente avere una coperta che fuori in un negozio normale avresti pagato 30 euro. E rinunciare a dire agli urbi e agli orbi dove si sta andando in vacanza, con chi abbiamo preso l’aperitivo, che smalto portiamo ai piedi.
Caro Mark hai la mia solidarietà, non ti scusare. E buona privacy a tutti.
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