Italia delle Regioni

Si è tenuta il 15 maggio scorso l’audizione dei rappresentanti della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome sul Documento di Economia e Finanza 2018. Il confronto sul Def ha avuto luogo di fronte alla Commissioni speciali riunite di camera e Senato, nella sala del mappamondo a Palazzo Montecitorio e la delegazione delle regioni era formata da Davide Carlo Caparini (coordinatore della Commissione affari finanziari della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e assessore al bilancio della Regione Lombardia), Alessandra Sartore (coordinatore vicario della Commissione affari finanziari della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e assessore al bilancio della Regione Lazio) e Donato Toma (presidente della Regione Molise).

Nel corso del suo intervento Caparini ha sottolineato l’impegno sostenuto dalle Regioni per far fronte al contenimento del debito pubblico ricordando che “Oltre a un pareggio di bilancio, che lo Stato ancora non ha realizzato, ci viene anche chiesto un avanzo di bilancio imponente, che nel 2018 è di 2,3 miliardi di euro che diventeranno nel 2019 e 2020 2,496 miliardi di euro, equivalenti circa allo 0,3% del Pil”.

“Le Regioni – ha aggiunto – contribuiscono alla manovra di finanza pubblica con 12,6 miliardi di euro nel triennio, un contributo mastodontico. Inoltre noi abbiamo già raggiunto il pareggio di bilancio”. E si chiede alle Regioni “un ulteriore sforzo pari a quasi 2,5 miliardi di euro per il biennio 2019-20”. “Dal 2014 al 2017 per le amministrazioni locali c’è stato un contributo pari all’8,4%, a fronte di un incremento di spesa delle amministrazioni centrali del 5,9%, da parte dello Stato e c’è stata una spending review sulle Regioni, ogni taglio che viene fatto incide sull’erogazione dei servizi”, ha detto Davide Carlo Caparini. “Da qui al 2021 per le amministrazioni locali abbiamo una riduzione del debito del 15,7%, mentre le amministrazioni centrali, nello stesso periodo, lo incrementano del 10,1%. Non solo abbiamo i conti in ordine – ha aggiunto – ma ci viene chiesto un avanzo. E’ evidente che siamo di fronte ad una programmazione economica severa nei confronti delle Regioni e troppo tollerante nei confronti dello Stato”.

Sul piano delle proposte le Regioni vogliono “rilanciare gli investimenti, un punto fondamentale per rilanciare l’economia. E’ necessaria una nuova stagione e chiediamo “un’intesa con il Governo e il Parlamento per avviare una soluzione strutturale per la copertura del contributo alla finanza pubblica per i prossimi anni, al fine di qualificare la manovra finalizzandola al rilancio degli investimenti attraverso l”utilizzo del saldo positivo delle Regioni”, ha spiegato Davide Caparini Le Regioni in particolare chiedono di “indirizzare e programmare la spesa delle Regioni verso investimenti pluriennali così da consolidare la crescita del Paese; salvaguardare l’obiettivo di finanza pubblica richiesto dalla manovra; salvaguardare i trasferimenti sulle politiche sociali e l”istruzione nonché sanità e trasporto pubblico locale; sterilizzare l”aumento dell”Iva del 2019″.

In questi anni c’è stato un vero e proprio “accanimento contro le regioni”, mentre lo Stato ha fatto “una spending review basata sulla convivenza civile: chi eroga i servizi ai cittadini sono le regioni, i tagli incidono sulla carne viva dei cittadini”. La proposta è quindi che “Nello spirito di leale collaborazione – dice l’assessore regionale lombardo- si arrivi ad un accordo in Conferenza Stato-Regioni per definire, per il 2018, un piano di investimenti che sfrutti il ruolo delle regioni come snodo per il rilancio”.

Non solo, occorre anche “incentivare il ruolo attivo degli enti territoriali nelle attività di recupero dell’evasione fiscale” con l”approvazione del dm sulla compartecipazione Iva; “dare attuazione al D.Lgs 68/2011 in materia di autonomia di entrate delle Regioni; e un percorso di attuazione di quelle che sono le richieste di autonomia” da parte di alcune Regioni.

“La previsione del rapporto tra spesa sanitaria e Pil – ha spiegato Caparini – presenta un profilo crescente solo a partire dal 2022, attestandosi al 7,7% nel 2060. È necessario aggiornare i contenuti del vecchio patto salute 2014-2016, le priorità sanitarie e il quadro finanziario per il futuro: stabilizzare la crescita del Fondo sanitario nazionale in rapporto al Pil e definire un nuovo programma pluriennale di investimenti per l”edilizia sanitaria”.

I Lea (i Livelli essenziali di assistenza) “non sono più adeguati a quelli di un Paese Civile” e “Uno Stato democratico di fronte a questo dato si deve interrogare. Si può ancora intervenire sul welfare? Si possono ancora fare dei tagli? – ha sottolineato Caparini – Chiediamo di aggiornare i contenuti del vecchio patto della salute 2014-2016, dobbiamo invertire questo trend degli ultimi 6 anni e definire anche un nuovo programma pluriennale di edilizia sanitaria. Bisogna investire – ha insistito – in capacità, competenze infrastrutture”. “Questo è un anno cruciale”. In sanità in Europa “14 paesi investono di più, siamo fanalino di coda nei Paesi G7 ma siamo secondi come richiesta ai cittadini”. Cioè, ha concluso Caparini, “lo Stato investe meno e i cittadini pagano molto di più rispetto agli altri paesi G7”.

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