Governo e nuova agenda
Dopo aver minacciato fuoco e fiamme, Forza Italia ha scelto (per ora) la via della ragione. La richiesta al Capo dello Stato di un nuovo passaggio parlamentare per il Governo è politicamente e costituzionalmente corretta. Dopo il voto di fiducia in Senato sulla Legge di Stabilità, potrebbe apparire un inutile bizantinismo, ma non è così: in democrazia le forme istituzionali sono sostanza e il rispettarle non può che far bene alla normale dialettica politica e, in definitiva, rafforzare la legittimità di chi governa.
Certo, se uno si mettesse a riflettere sull’erraticità berlusconiana, ne dovrebbe trarre conclusioni piuttosto meste: a maggio sostiene con tutte le forze il governo delle larghe intese e lo considera un trionfo personale; a ottobre “non senza travaglio” gli rivota la fiducia; un mese dopo cerca di affondarlo. Ma queste piroette del Cavaliere non sono nuove: ricordiamoci quando annunciò solennemente in TV che si faceva da parte e permetteva le primarie, per poi, un mese dopo, azzerare tutto (facendo fare, tra l’altro, una pessima figura ad Angelino Alfano, che le primarie le aveva annunciate come una prova della democrazia interna nel PDL).
Ma, se si può discutere se l’uscita di FI dalla maggioranza sia stato un gesto di maturità politica o solo un dispettoso salto nel buio (come personalmente ritengo), il fatto resta: la maggioranza che aveva votato la fiducia a Letta nel maggio scorso non c’è più, se n’è formata una parzialmente nuova e ridotta e il Governo non può far finta di niente. Il Capo dello Stato ha dunque dimostrato ancora una volta il suo rispetto delle istituzioni accedendo alla richiesta e il Premier Letta ha fatto bene ad adeguarvisi subito (non aveva, del resto, altra scelta). L’idea di posporre il nuovo voto di fiducia a dopo l’8 dicembre è, poi, realistica. A quella data sapremo chi è il nuovo segretario del maggior partito della coalizione, senza del quale ogni posizione del PD ed ogni successivo accordo avrebbe valore relativo.
Cosa accadrà ora? Nella forma, può darsi che Letta presenti le dimissioni al Capo dello Stato e questi apra una crisi con tempi rapidi; o che si limiti a rimandarlo al Parlamento, con un programma aggiornato e un nuovo dibattito. O che i due concordino un percorso diverso (che non dovrebbe però prestarsi a facili attacchi strumentali). Ma il risultato pratico sarà lo stesso. È difficile pensare che NCD abbandoni Letta (ovviamente, in Italia tutto può succedere) per cui il Governo dovrebbe passare anche questa volta, perché i numeri li ha, non solo alla Camera (largamente) ma anche al Senato (171 contro 135). Poi si spera che per un po’ di tempo ci saranno risparmiate le continue sceneggiate (con relativi patemi) dei voti di fiducia.
Con che programma si presenterà Letta? Uscita FI, che obbligava a un faticoso galleggiamento, il Governo deve ora adottare un’agenda finalmente ambiziosa. Se non lo facesse, farebbe perdere all’Italia un anno ancora e darebbe a Renzi un comodo alibi per mandare tutto a carte quarantotto. Perciò Alfano, con l’istinto politico di un vecchio DC , ha proposto un accordo con lui per un programma innovatore sul terreno delle riforme e dell’economia.
Quali i punti principali? Riforma della legge elettorale (vedremo se NCD accetterà la scelta renziana per l’uninominale alla francese, o ci si dovrà accordare su un “mezzo termine“ quale il ritorno alla Legge Mattarella) e un ”colpo d’ala” nella riduzione della spesa pubblica. Certo, di cose da fare ce ne sono tante altre; non mi pare però che ci siano tempi e numeri per una radicale riforma istituzionale e ho i miei dubbi sulla possibilità di varare una seria riforma della Giustizia, che ne sciolga i nodi veri. E ci sarà il semestre europeo da dirigere. Ma riduzione della spesa pubblica e riforma della legge elettorale saranno i punti qualificanti e possibili, se tra i componenti della nuova maggioranza prevarrà il buon senso e non torneranno tatticismi e risse da pollaio alle quali siamo, purtroppo, abituati.
È davvero impossibile? Forse c’è ora un gruppo di persone e di forze politiche relativamente coese nella volontà di fare insieme, per un annetto, non di più, le cose necessarie, lasciando fuori i vari estremismi che si troveranno lietamente insieme sui banchi dell’opposizione, dal SEL ai grillini, da Forza Italia alla Lega. Facciamo gli scongiuri!
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