Siria, il regime alla ri-conquista del turismo
Spiagge idilliache, acque cristalline e alberghi di lusso. La Siria tenta di riconquistare i suoi turisti a forza di messaggi promozionali lanciati sui social network, omettendo un dettaglio di non poco conto: la guerra civile che miete vittime dal 2011.
Su Twitter, il Ministero siriano per il Turismo non risparmia i suoi sforzi nel promuovere il suo Paese, in guerra dal 2011. Una campagna promozionale che arriva sulle pagine di Facebook con la pubblicazione di video molto curati nei dettagli, che vantano spiagge assolate, mostrano sagre di paese come quella organizzata nella città di mare di Lattakia o lo scintillio di un albergo di lusso di Aleppo. Dal 2016, il Governo siriano si è impegnato molto nel mettere in risalto “la bellezza, la civiltà e la storia della Siria, una destinazione turistica unica”, arrivando a partecipare, nel Gennaio di quest’anno, al salone internazionale del turismo Fitur a Madrid. Non accadeva dal 2011. Ma nessuna menzione del conflitto che ha causato finora la morte di 400.000 persone, secondo gli ultimi dati forniti dalle Nazione Unite. Intervistato da France24, il portavoce del Ministero per il Turismo assicura che i turisti stranieri non hanno nulla da temere. “Siatene certi, la Siria è sicura e accogliente (Damasco, Aleppo, Lattakia, Homs, Hama, Tartous, Maalula, Saydanaya, Hama, Kasa, Wadi al-Nasarq e Palmira). I visitatori potranno approfittare della pace, della sicurezza e della stabilità, tranne che a Idleb e Raqqa che non sono sotto il controllo del Governo”, sottolinea tuttavia il portavoce, in una nota scritta.
Non è quello che pensano la maggioranza dei Paesi occidentali, che esortano i loro concittadini a non recarsi in Siria. Alla Fiera internazionale di Madrid, la delegazione siriana ha comunque dichiarato di voler attirare, nel 2018, due milioni di visitatori stranieri. “E’ arrivato il momento di ricostruire la Siria e la sua economia”, aveva dichiarato allora alla stampa Bassam Barsik, direttore marketing del Ministero siriano per il Turismo. Prima che scoppiasse la guerra, il settore era una delle principali fonti di guadagno del Paese. Secondo l’Organizzazione Mondiale per il Turismo, nel 2010 la Siria ha accolto più di 8,5 milioni di turisti. Fouad Hasan, un giornalista siriano che ha lasciato il Paese nel 2012, dopo che il regime aveva ucciso due dei suoi sei colleghi, ritiene che oggi l’immagine della Siria che il Governo tenta di vendere è molto lontana dalla realtà. Giudica la maggior parte dei video promozionali “deliranti e assolutamente ingannevoli”. “E’ la propaganda del regime”, afferma, sconsigliando oggi il viaggio ai potenziali visitatori. “In alcune regioni il rischio rapimenti è ancora lato, soprattutto nell’Est del Paese. A Damasco, i bombardamenti sono ancora possibili, e l’attività del sedicente Stato Islamico rimane una grande minaccia”, ritiene il giornalista in esilio.
Oltre ai pericoli esistenti sul posto, è oggi molto difficile arrivare sul suolo siriano. Se la compagnia aerea Syrian Air non ha mai smesso di volare, poche altre compagnie internazionali operano ancora in zona, tranne quelle con base in Asia o Medio Oriente. Di conseguenza, molti turisti occidentali scelgono di passare dal vicino Libano, arrivando quindi in Siria via terra, in modo illegale dato che c’è anche da superare la difficoltà di ottenere un visto ufficiale. Richiesta che necessita di un invito scritto da parte di un cittadino siriano residente nel Paese. Nell’ottobre del 2017, Christian, giramondo norvegese autore del blog “Unusual Traveler”, ha visitato per dieci giorni Aleppo, Damasco e Homs. Se descrive scene di guerra imperversante vicino a Damasco, ricorda l’attacco di una strada da parte dell’Isis un’ora dopo averla presa e palazzi bombardati ad Aleppo, la sua esperienza gli ha comunque lasciato la sensazione che l’Occidente veicoli un’immagine esagerata della situazione in Siria. E il blogger non è un viaggiatore da prima classe. Di parere contrario la famosa guida Lonely Planet, che sconsiglia fortemente quella destinazione ai suoi lettori globetrotter. Ogni anno la guida viene aggiornata e oggi si legge: “Nel momento in cui scriviamo queste righe, la Siria è uno dei luoghi più pericolosi del Pianeta. In poche parole: non andateci”. “La Siria è una zona di guerra”, conclude la guida, “la pace sembra lontana quanto l’inizio della guerra nel 2011”.
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