Mani di velluto (Film, 1979)
Alla fine degli anni Settanta la commedia all’italiana bassa produceva prodotti interessanti, molto vicini alla farsa, non classificabili in un genere puro ma caratterizzati dalla presenza di un attore dal quale il pubblico si attendeva determinati comportamenti e una specifica comicità.
Mani di velluto di Castellano e Pipolo è un Celentano movie, un film scritto e diretto da una coppia di grandi autori come Castellano e Pipolo – aiutati da Metz alla macchina da presa – ben sapendo che l’interprete sarebbe stato il molleggiato, quindi certe gag, caratteri e atteggiamenti dovevano far parte integrante della storia. In breve la trama, che vede Celentano nei panni di Guido Quiller, inventore di uno speciale vetro antirapina innamorarsi di Tilli (Giorgi), affascinante ladra da metropolitana che guida una banda composta dal nonno (l’ex Brutos Zullo), dal fratello falsario (Dittongo) e da Gino Santercole (promesso sposo). In fondo un’insolita storia d’amore, stile Innamorato pazzo o Il bisbetico domato – che verranno dopo – tra il protagonista e la bella di turno, in questo caso Eleonora Giorgi, stupenda nei suoi venticinque anni, già bravissima interprete di film come Dimenticare Venezia, Il bacio, Cuore di cane e La sbandata.
Castellano e Pipolo sono tra gli autori più esperti dei Celentano movie, confezionano pellicole per famiglie, senza nudi di troppo o volgarità – vediamo un casto bagno in vasca della Giorgi, inevitabile dato il periodo storico – caratterizzati da una comicità slapstick, fumettistica, quasi da cartone animato, che strizza l’occhio al grottesco e al surreale. Mani di velluto è debitore per situazioni di film classici come Borsalino e La stangata, di cui è quasi una parodia, ma anche di classiche commedie all’italiana come La banda degli onesti e I soliti ignoti, per tacer del meno noto Gli amici di Nick Hezard. Molte citazioni, da Altrimenti ci arrabbiamo che Celentano guarda in TV, alla sua canzone Il ragazzo della via Gluck, la Quinta sinfonia di Beethoven, Caccia al ladro di Hitchcock (che compare ombreggiato di profilo, come nei telefilm della serie che prendeva il suo nome).
Un film che fu un incredibile successo di pubblico, con sale piene all’inverosimile e indicò la strada commerciale da battere a Castellano e Pipolo per i futuri film con protagonista il cantante-attore più amato dal pubblico. Mani di velluto è girato in gran parte a Milano, alcune sequenze iniziali a Sanremo, con puntate periferiche a Paderno Dugnano (vetrerie Bosisio) e nella storica Trattoria Novelli di via Padova 344, molto amata da Celentano. Diversi caratteristi di lusso, da Sandro Ghiani (il barista sardo finto rapitore), Gianni Zullo (si prende un ceffone in testa come nei Brutos), Dino Cassio (altro Brutos nel ruolo del ladro), John Sharp (straordinario maggiordomo inglese), Gino Santercole (mitica la sfida podistica con Celentano), Memo Dittongo (falsario precario) e Pietro Tordi (recita un’esilarante poesia su Queller). Bellissime Ania Pieroni (amante interessata) e Olga Karlatos (moglie perfida), ma su tutte una stupenda Eleonora Giorgi, al massimo del successo, che spesso distoglie l’attenzione del pubblico – specie maschile – dal grande Celentano.
Castellano e Pipolo sono due autori-registi ingiustamente sottovalutati dalla critica che hanno creato soggetti originali (Attila su tutti!), mettendosi sempre al servizio dell’attore per cui lavoravano. Umiltà e bravura non sono facili da coniugare.
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Regia: Castellano e Pipolo. Soggetto e Sceneggiatura: Castellano e Pipolo. Aiuto Regia: Alessandro Metz. Fotografia. Alfio Contini. Montaggio: Antonio Siciliano. Scenografia: Bruno Amalfitano. Musiche: Nando De Luca. Produttore: Mario Cecchi Gori. Durata: 100’. Genere. Commedia (Celentano movie). Interpreti: Eleonora Giorgi, Adriano Celentano, Pippo Santonastaso, Olga Karlatos, Memo Dittongo, Gino Santercole, Ania Pieroni, John Sharp, Gianni Zullo, Sandro Ghiani, Sergio Tardioli, Walter Valdi, Dino Cassio, John Karlsen, Renzo Palmer, Pietro Tordi.
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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]
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Ringrazio per le belle parole sul quarantennale lavoro di mio padre e Pipolo, sempre al servizio del divertimento del pubblico.