Beatles, 30 gennaio 1969
Era esattamente cinquant’anni fa, il 30 gennaio del 1969, ed erano passati oltre due anni dalla loro decisione di non suonare più dal vivo, dopo l’ultimo concerto dell’agosto 1966 a San Francisco. Furono pochissimi i fortunati spettatori che si trovarono casualmente ad assistere allo spettacolo dell’ultima apparizione in pubblico dei Beatles, un anno prima del loro scioglimento. Non era un’esibizione, ma un filmato da inserire nel film documentario di Let it be, il loro ultimo album.
Mezzo secolo da un evento che ha posto fine ad un’epoca leggendaria non solo per la musica. Forse anche chi aveva assistito non poteva rendersi conto che i Fab Four di Liverpool, a causa dei rapporti interni al gruppo, ormai deteriorati, stavano terminando la loro straordinaria avventura.
Il 1969 ha visto anche il concerto di Woodstock con un parterre incredibile di artisti; da Jimi Hendrix a Joan Baez; dai Creedence Clearwater Revival a Janis Joplin e Ten Years After. Poi il festival sull’isola di Wight con Bob Dylan, Joe Cocker e gli Who. Ma l’ultima esibizione dal vivo dei Beatles ha uno strano sapore e, probabilmente, rappresenta la fine di un’epoca.
In una canzone portata al successo dagli Stadio, si chiede a una ragazzina di quindici anni di età “chi erano i Beatles?” Non è facile la risposta ad una domanda corretta e che impone riflessioni che vanno oltre i quattro componenti del gruppo che, non dimentichiamolo, erano ventenni all’inizio della loro avventura. Probabilmente capire i Beatles vuol dire capire gli anni 60 e tutto ciò che hanno rappresentato. Per chi li ha vissuti sono stati anni di corsa, in cui si assisteva a cambiamenti ed eventi che mal si conciliavano con quelli passati. Per cho è venuto dopo, un segnalibro nella storia.
I Beatles, più di chiunque altro, hanno rappresentato la colonna sonora di anni caratterizzati dalla guerra in Vietnam, dallo sbarco sulla luna, da Martin Luther King e dalle marce per i diritti civili; dagli assassinii di John e Bob Kennedy e di Che Guevara, ma anche di Malcolm X e la presidenza del troppo sottovalutato e non compreso Richard Nixon. Anni in cui la società è profondamente cambiata con le contestazioni giovanili che hanno attraversato tutto il decennio: da Port Huron a Berkeley; dalla crisi della Baia dei Porci fino ai movimenti del Sessantotto. E per conoscere gli anni 60, come già qualcuno ha detto, si deve ascoltare la musica dei Beatles. Loro c’erano.
La moda venne rivoluzionata da Mary Quant e la swinging London rappresentava il centro di una nuova cultura e di una voglia di vivere diversa rispetto a quella che aveva caratterizzato l’Europa e gli Stati Uniti dalla fine dell’ultimo conflitto mondiale. È stato posto in evidenza da più parti che i giovani, i teenager e i ventenni degli anni ‘60, sono stata la prima generazione nel mondo occidentale a non vivere in un periodo di guerra. Anche da ciò i movimenti contro l’intervento americano in Vietnam.
I Beatles hanno attraversato e caratterizzato l’intero decennio, con le loro musiche e la loro evoluzione. Sono stati il primo gruppo che ha riempito gli stadi nei loro non molti concerti, generando fenomeni di isterismo collettivo che non si sono ripetuti dopo di loro (e non abbiamo trovato traccia di morti calpestati) e la beatlemania è stata un fenomeno trasversale che ha realmente superato ogni barriera di sesso, età, religione e condizione sociale. La frase di John Lennon, per la quale è stato molto ingiustamente attaccato: “Siamo più popolari di Gesù”, è una semplice verità. La popolarità, del resto, non ha niente a che vedere con la credibilità. L’era di internet che stiamo vivendo ne è una prova più che evidente e possiamo dire, con poche possibilità di essere smentiti, che i Beatles sono stati i primi veri influencer per come intendiamo oggi una figura che hanno incarnato senza forse rendersene contro.
Chi erano i Beatles? E che cosa sarebbero oggi? Se oggi la popolarità viene misurata in click e like verificabili sul web, negli anni dei Beatles dovremmo contare quante volte ogni loro disco è stato non solo comprato (si parla di oltre un miliardo e mezzo di copie), ma poi anche spinto nella bocca di un mangiadischi, messo su un piatto nella versione LP, e poi ascoltato nella versione musicassetta e, quaranta anni dopo il loro scioglimento, riascoltato su CD, cliccato su YouTube, condiviso sui social. Probabilmente un numero di volte comparabile solo con i chicchi di riso, o grano, sulla scacchiera del bramino Sissa.
Difficile pensare che un altro cantante o complesso abbia raggiunto vertici del successo come i Beatles. Per quanto i Rolling Stones o Bob Dylan abbiano avuto una carriera altrettanto proficua e più longeva, oppure i Queen abbiano avuto apici difficilmente superabili, nessun altro gruppo o cantante è stato simbolo di un’intera epoca storica, caratterizzandola non solo per la musica, ma incidendo sull’intera società.
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