USA 2020, i Democratici pronti a sfidare Trump

I candidati democratici che vogliono sfidare Donald Trump alle prossime elezioni presidenziali sono sempre più numerosi. La lista conta già una decina di persone e potrebbe allungarsi nelle prossime settimane. L’ultimo democratico ad essere entrato in pista venerdì scorso e pronto a sfidare Trump nel Novembre 2020 è il governatore Jay Inslee. Al centro del suo programma, la lotta per i cambiamenti climatici. Tra gli aspiranti nuovi inquilini della Casa Bianca che hanno ufficializzato la loro candidatura, troviamo una inedita quantità di personaggi, molti dei quali rappresentanti delle minoranze, e soprattutto un numero record di donne.

Il più noto è forse Bernie Sanders. Definendosi da sempre come “socialista”, il senatore indipendente aveva già dato prova di grande carisma elettrizzando le primarie democratiche del 2016, quando si era presentato contro Hillary Clinton con un programma molto di sinistra. L’ex Segretario di Stato aveva avuto la meglio, ma Bernie Sanders spera, a 77 anni, trasformare il suo esperimento di “rivoluzione politica” in realtà, visto che le sue idee sono oggi riprese da numerosi democratici. Nei sondaggi che denotano in primo luogo il livello di notorietà visto che siamo a più di 20 mesi dalle elezioni, Sanders si trova oggi al secondo posto.

Amy Klobuchar procuratore e nipote di un minatore, è una senatrice di 58 anni rieletta in Minnesota a grande maggioranza e per un terzo mandato, nel Novembre del 2018. La Klobuchar è molto nota in questo Stato soprattutto nei bastioni minerari anche se questi nelle scorse elezioni avevano virato a favore di Donald Trump. Più al centro rispetto ai suoi avversari democratici, promuove il diritto all’aborto e la lotta contro i cambiamenti climatici.

Altro nome conosciuto anche oltreoceano è quello di Elisabeth Warren. A 69 anni, la senatrice del Massachusetts aveva dato il via alle candidature dei big democratici già lo scorso 31 Dicembre. Incurante  della polemica sulle sue lontane origini amerindiane, l’ex professoressa di diritto ad Harvard, soprannominata “Pocahontas” dal Presidente Trump, ha ufficializzato la sua candidatura lo scorso 2 febbraio. A sinistra del Partito, ha costruito la sua fama attaccando violentemente gli “eccessi” di Wall Street.

Cory Booker, senatore afroamericano carismatico e mediatico, ha annunciato la sua candidatura il 1° Febbraio predicando l’unione in un’America divisa. Ex sindaco di Newark, in New Jersey, questo grande oratore di 49 anni era in odor di candidatura da tempo. Nel 2016, Hillary Clinton aveva pensato di farne il suo candidato alla vice-presidenza.

Molto attesa la discesa in campo di Kamala Harris, la senatrice della California che mira a diventare la prima donna afroamericana  Presidente degli Stati Uniti. Ha annunciato la sua candidatura lo scorso Gennaio, lo stesso girono in cui l’America rende omaggio a Martin Luther King. Figlia di una ricercatrice in medicina indiana e di un economista giamaicano, Khamala Harris, 54 anni, è stata procuratore a San Francisco per poi prendere la direzione dei servizi giudiziari di tutta la California (2001-2017).

La senatrice di New York Kirsten Gillibrand è diventata famosa portando avanti la lotta contro gli abusi sessuali, soprattutto in seno all’esercito, ancor prima della nascita del movimento #MeToo che oggi appoggia attivamente. A 52 anni, ha aperto il suo comitato esplorativo il 15 Gennaio.

Julian Castro è nipote di un immigrato messicano ed ex Ministro di Barack Obama. Castro ha annunciato la sua candidatura in inglese e spagnolo lo scorso 12 Gennaio, nel pieno dell’accesa discussione in atto in America sull’immigrazione. Ex sindaco della cittadina texana di San Antonio, spera, a 44 anni, diventare il primo Presidente degli Stati Uniti di origini ispaniche.

Tulsi Gabbard  37 anni, membro della Camera dei rappresentanti e originaria delle Hawaii. Si è lanciata nella corsa lo scorso 11 Gennaio. Sostenitrice di Bernie Sanders nel 2016, l’ex militare è stata criticata per aver incontrato Bashar al-Assad in piena guerra civile, e per vecchie esternazioni omofobe che però dice aver ricusato da tempo.

Un altro giovane candidato è Pete Buttieg, sindaco di South Bend in Indiana. Lo scorso 23 Gennaio, Buttieg ha  messo in piedi un comitato esplorativo lanciando un messaggio risolutamente rivolto al futuro. Ex militare, diventerebbe il primo candidato alla Casa Bianca apertamente omosessuale.

Jay Inslee, sessantottenne governatore dello Stato di Washington, si è lanciato nella corsa alle presidenziali lo scorso 1° Marzo con un obbiettivo caro a molti contendenti democratici: lottare contro i cambiamenti climatici. E’ stato membro della Camera dei rappresentanti dal 1993 al 1995 e dal 1999 al 2012, prima di diventare, nel 2013, governatore dello Stato del Nord Est che ha reso il suo personale laboratorio di politiche ambientali.

Infine John Delaney, ex membro della Camera dei rappresentanti e tra i primi a rendere nota la sua candidatura già nel Luglio del 2017.

Tra i Democratici, molti grandi nomi non si sono ancora decisi su da farsi. In testa ai pronostici ci sono l’ex Presidente Barack Obama, Joe Biden, il senatore Sherrod Brown e il miliardario Michael Bloomberg. Il record che si può registrare per ora non è il numero di candidati, che sicuramente crescerà, ma il numero di donne in corsa. In nessuna delle primarie della Storia degli Stati Uniti si sono avute ben cinque concorrenti (e sicuramente non finiscono qui). Solo due anni fa Hillary Clinton diventava la prima donna in lizza per la Casa Bianca. Un evento storico che oggi impallidisce davanti all’evoluzione che ha preso la storia politica degli Stati Uniti, complici non solo la sua sconfitta di allora, ma la nascita del movimento #MeToo e soprattutto il comportamento sessista del Presidente Trump, oltre alle sue politiche antiabortiste e contrarie al controllo delle nascite.

©Futuro Europa® Le immagini utilizzate sono tratte da Internet e valutate di pubblico dominio: per segnalarne l’eventuale uso improprio scrivere alla Redazione

Condividi
precedente

Italia delle Regioni

successivo

Roboetica, la posizione del Vaticano

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *