Antonia Pozzi, poetessa fuori dal coro

Fuori dal coro e per questo incompresa. Incompresa dalla famiglia, ricca e nobile da parte di madre, che le impedirà di vivere il grande amore provato nei confronti del suo professore di latino e greco. Incompresa per le sue posizioni politiche negli anni del regime da cui si sentiva estranea. Apparentemente calma, nascondeva uno stato inquieto e tormentato che esprimeva tramite la poesia e la fotografia. È negli anni del liceo che comincia a dedicarsi alla poesia, ma questa, insieme alla fotografia, l’arte e la bellezza non saranno sufficienti ad evitarle la morte all’acerba età di ventisei anni.

Una vita dunque – quella di Antonia Pozzi (Milano, 1912-1938) – apparentemente normale che nasconde un incessante dramma esistenziale che niente e nessuno riesce a placare. Ingerisce barbiturici e si lascia morire nel prato antistante all’Abbazia di Chiaravalle. Ai suoi lascia un biglietto di addio in cui parla di “disperazione mortale”. Per la famiglia è un vero e proprio scandalo. Meglio addurre ad una polmonite. Il padre arriva a distruggere il testamento della figlia e manipolare le sue poesie, all’epoca ancora tutte inedite.

Le sue poesie vengono pubblicate per la prima volta nel 1939, ma è solo nel 1948 che vengono valorizzate grazie a Montale, il quale, con una breve nota inserisce nella storia della poesia italiana i versi di “quell’anima di eccezionale purezza e sensibilità”. La sua prima biografa è di Suor Onorina Dino, della Congregazione Suore del Preziosissimo Sangue, la quale scelse lei e le sue poesie per la sua tesi di laurea. Dopo la religiosa, altre studiose come ad esempio, Graziella Bernabò che scrive diversi saggi, si interessano alla poetessa. Attualmente esiste l’Archivio Pozzi presso l’Università dell’Insubria a Varese.

Anche il cinema si occupa di lei. Ne è un esempio il film di Marina Spada del 2009 Poesia che mi guardi. Nel 2016 esce il film sulla sua vita Antonia di Ferdinando Cito Filomarino, con Linda Caridi nel ruolo di Antonia Pozzi. Infine, nella pellicola di Luca Guadagnino, Chiamami col tuo nome, uscita nel 2017 Antonia è citata dal personaggio di Marzia (Esther Garrel) che riceve un libro di sue poesie dal protagonista, Elio (Timothée Chalamet).

Le spoglie di Antonia riposano nel cimitero di Pasturo sotto la Grigna dove è stato realizzato un piccolo monumento funebre in suo onore, un Cristo in bronzo, opera dello scultore Giannino Castiglioni.

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3 Comments

  • Grazie per aver ricordato una poetessa straordinariamente intensa, una delle voci più pure della poesia italiana del Novecento, e a me carissima. Oggi è sempre più raro sentir parlare di poeti e mi chiedo chi legge o compra più i loro libri. Ma la poesia resta un elemento per me chiave per consolare e sostenere l’anima umana.

  • Amando la poesia la invito a leggere un altro mio articolo, pubblicato su Futuro Europa nell’agosto scorso, dedicato alla poetessa Claudia Ruggeri, anch’essa dall’animo tormentato e oltremodo sensibile.
    Alla domanda “chi legge o compri più i loro libri”, rispondo che oggi si scrive ancora molta poesia e che il pubblico che la segue è sempre molto numeroso. Penso siano solo cambiate le modalità di proposta e di lettura. Grazie per l’attenzione.

  • […] Antonia Pozzi, poetessa fuori dal coro […]

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