Parlamento Europeo, la componente Donna

L’uguaglianza tra donne e uomini è uno degli obiettivi dell’Unione europea ed il Parlamento europeo è da sempre impegnato a sostenere la parità di genere e, proprio seguendo questo filo logico ha attivato numerose iniziative in tal senso in occasione della Giornata internazionale della donna di quest’anno. Particolare importanza viene data alla presenza delle donne nella politica, in particolare in vista delle prossime elezioni europee. Impietosamente i numeri confermano che le donne continuano a essere sottorappresentate in politica e nella vita pubblica a livello locale, nazionale ed europeo; le elezioni dirette del Parlamento Europeo hanno in parte infranto i muri, ma non a sufficienza. Basti pensare che quando i deputati venivano designati direttamente dai parlamenti nazionali, le donne che sedevano in parlamento erano solo 31, una situazione che è durata dal 1952 alla svolta elettiva del 1979.

Con l’avvento della democrazia diretta il numero delle donne elette in Parlamento è continuamente cresciuto, fu proprio Simone Veill a ricoprire la carica di Presidente del primo Parlamento Europeo eletto dai cittadini. “Il potere delle donne nella politica è un tema centrale per i diritti delle donne perché definisce la capacità delle donne di partecipare e di decidere del governo collettivo delle nostre società. Dobbiamo continuare a lottare”, ha dichiarato Vilija Blinkevičiūtė, eurodeputata lituana dei Socialisti e democratici e presidente della Commissione parlamentare per l’uguaglianza di genere.

La quota europea è spesso superiore a quella presente in molti parlamenti nazionali, i membri italiani contano il 38% di donne, in crescita anche il numero delle donne che ricoprono una posizione esecutiva apicale nella gerarchia europea. Nella legislatura corrente, l’ottava, 5 dei 14 vice-Presidenti e 11 dei 23 Presidenti di Commissione sono donne. Nella precedente legislatura, si contavano 3 vice-Presidenti e 8 Presidenti di commissione.

Nel testo sull’integrazione della dimensione di genere, adottato il 19 gennaio, il Parlamento ha richiesto ai partiti politici europei di assicurare per la prossima legislatura una composizione bilanciata nei corpi di governo del Parlamento europeo. Il problema non è solo circoscritto all’assemblea europea, ma si tenga conto che nei 28 paesi UE solo il 15% dei sindaci è donna e la quota di deputate e ministre nazionali non supera il 30%. Scendendo nel dettaglio degli eletti in Europa, è interessante notare come la delegazione più ricca di donne sia Sinistra unitaria europea (Gue/Ngl) con il 51,9%; tra i Liberali e democratici per l’Europa (Alde) ce ne sono il 45,6%, i Socialdemocratici hanno il 44,0% di deputate, i Verdi 40,4%, il Gruppo Europa della libertà e democrazia diretta (Efdd) 39,0%, Europa delle nazioni e delle libertà (Enf) 29,7%; sono donne il 28,6% dei deputati del Partito popolare, il 22,7% dei Conservatori e riformisti europei (Ecr) e tra i “Non iscritti” (Ni) 18,2% sono donne.

In vista delle prossime elezioni di maggio saranno 11 gli Stati europei che per le elezioni di maggio avranno “quote di genere”, vale a dire imporranno che le liste elettorali siano bilanciate tra rappresentanza maschile e femminile. Per la tornata del 2014 le quote vigevano già in 8 Paesi: Belgio e Francia, che avevano imposto la parità di rappresentanza; Slovenia e Spagna con la soglia del 40%; il Portogallo con la proporzione del 33%, Polonia il 35% e Romania, con la regola “le liste non possono essere tutte di persone dello stesso sesso”. A questi si aggiungeranno per il voto del 2019 Grecia (che ha imposto il 33%), Lussemburgo con il 50% e sanzioni pecuniarie per chi non la rispetta. Anche l’Italia imporrà liste di parità (candidati dello stesso sesso non possono superare la metà dei candidati della lista) e i primi due candidati non dovranno essere dello stesso sesso. Sempre in Italia già nel 2014 valeva la regola per cui i voti di seconda e terza preferenza non vengono conteggiati se gli elettori hanno scelto solo candidati di un genere. In tale ambito il Vice-Presidente del Parlamento Europeo Dimitrios Papadimoulis ha dichiarato: “Sono lieto e onorato di assicurare l’orientamento delle politiche del Parlamento europeo nel settore dell’uguaglianza e della diversità. Le pari opportunità e la lotta alla discriminazione sono infatti valori fondamentali della nostra Istituzione, sia come organizzazione politica che come datore di lavoro, e ci impegniamo per essere all’avanguardia negli sforzi necessari per far evolvere le concezioni e i comportamenti in modo da raggiungere la piena uguaglianza”.

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