Trump e il Rapporto Mueller

Dopo  due anni di indagini, il rapporto dello “Special prosecutor” Robert Mueller è stato finalmente rilasciato. Non nella sua interezza, ma nelle sue conclusioni, che l’Attorney General William Barr, uomo di Trump, ha selettivamente inviato al Congresso. E le conclusioni, pur ammettendo chiaramente l’interferenza russa nelle elezioni presidenziali, esonerano Trump e la sua campagna dal sospetto di collusione con Mosca.  Sulla seconda accusa al Presidente, ostruzione di giustizia, Mueller non conclude, dicendosi incerto se gli atti presidenziali, soprattutto il brusco licenziamento del Direttore dell’FBI, Comey, configurino tale reato.

Ho sempre pensato – e scritto, se qualcuno  lo ricorda – che i contatti  sporadici e abbastanza inconclusivi tra parenti e collaboratori  di Trump e cittadini o rappresentanti russi (e se altri elementi ci fossero, sarebbero venuti fuori) non permettono concludere con positiva certezza una collusione, perlomeno a livello dello stresso Presidente. Ciò non esclude del tutto che collusione segreta ci sia stata (Trump ne è perfettamente capace), ma ufficialmente resta indimostrata.

Il rapporto ha quindi enormemente sollevato il Presidente, che da tempo veniva criticando Mueller e aveva anche pensato di revocarlo, ed è certo una sconfitta per i Democratici. Da un punto di vista legale, ogni possibilità anche remota di un “impeachment” scompare. Ed è un bene, perché a nessuno giova un tormentato periodo di paralisi politica nel governo degli Stati Uniti, pari a quella del Watergate. Da un punto di vista politico, non credo cambi molto. Chi era con Trump ci resterà, con maggiore entusiasmo, chi era contro non si lascerà certo convincere. Ora la battaglia si sposta sulla richiesta dei Democratici (avallata all’unanimità dal Congresso) che il rapporto sia reso pubblico nella sua totalità. Per questo, la maggioranza democratica non esiterebbe a emanare un ordine al Governo, o a convocare lo stesso Mueller. La possibilità a cui si aggrappano (a mio avviso improbabile) è che, al di là delle conclusioni legali rese note, ci siano elementi che permettano di attaccare il Presidente politicamente. E lo stesso rifiuto di Barr a pubblicare il Rapporto (anche Trump dice di non opporvisi) fornirebbe qualche munizione all’opposizione.

E sicuramente continueranno le indagini e le rivelazioni della grande stampa e la guerriglia dei comitati congressuali controllati dai Democratici. Insomma, l’opposizione continuerà la sua guerra, ma un’importante battaglia è stata perduta.

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