Martin, I have a dream
Il 4 aprile del 1968 veniva assassinato Martin Luther King. Scriveva “L’amore è il potere più duraturo che vi sia al mondo” e intanto cambiava il mondo. Adesso in un’epoca così povera di leader, di figure positive di riferimento, guardare al passato, a questi uomini che hanno fatto la differenza, fa ancora più male.
L’epoca in cui brevemente visse Martin era un’epoca crudele, becera, fatta di bianchi dominatori che ritenevano i neri cose di loro proprietà e che li segregavano nei loro ghetti. Negli autobus pubblici c’erano i posti per bianchi e quelli per “Negri”. Poi un giorno, esattamente il 1 dicembre del 1955, la signora Rosa Parks, una sarta quarantaduenne di Montgomery (Alabama, Stati Uniti), si rifiuta di cedere il proprio posto a un bianco su un autobus e viene arrestata. Era stanca Rosa e inconsapevolmente dava inizio alla marea di contestazioni che in seguito porteranno all’abolizione delle leggi razziali.
Il 5 dicembre, primo giorno del boicottaggio degli autobus a Montgomery. Inizia il processo alla signora Parks. Si tiene una riunione dei leader del movimento e Martin Luther King viene eletto all’unanimità presidente di un’organizzazione denominata Montgomery Improvement Association (MIA). Tante sono state le azioni di Martin in quegli anni; tutte per aiutare il suo popolo, per far capire agli americani il concetto di uguaglianza.
Il 28 agosto del 1963, al termine di una marcia di protesta nella capitale degli Stati Uniti Washington D.C., Martin pronuncia il famoso discorso I have a dream destinato a entrare nella storia: “Io ho davanti a me un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del loro carattere. Ho davanti a me un sogno, oggi”.
Una delle tante frasi. Purtroppo il problema razziale in America è ancora presente, nonostante tanti passi avanti dorme sonnacchioso pronto a svegliarsi in atti di inaudita violenza.
Anche i Vescovi americani si sono recentemente pronunciati su questo grave problema con una lettera pubblica: “il razzismo sorge quando sia consciamente che inconsciamente si sostiene che la propria razza o etnia è superiore e ci si erge a giudici delle persone di altre razze o etnie considerate inferiori o indegne di pari dignità, quando questa convinzione o atteggiamento conduce gli individui o i gruppi ad escludere, ridicolizzare, maltrattare o discriminare ingiustamente le persone in base alla loro razza o etnia, si commette un peccato. Gli atti razzisti sono peccati perché violano la giustizia”.
Martin aveva 39 anni quando fu assassinato, ne sono passati 51. Il problema ancora esiste.
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