Notre Dame de Paris
Quando succede una disgrazia come quella di Parigi, si scatena un fiume di parole. Una gara in cui ognuno si affretta a far sentire la sua voce, come se la sua voce in questi casi contasse. Parlare dell’incendio di Notre Dame de Paris è dunque quasi imbarazzante. Tutti hanno detto tutto.
Allora cerchiamo, umilmente, di dire l’essenziale: al di là anche del suo significato religioso, la Cattedrale era è resta uno dei punti più alti della storia d’Europa, cioè della nostra stessa storia, della nostra identità, che piaccia o no ai nazionalisti di casa nostra. Ci ricorda che il Cristianesimo è – che agli sfortunati costituenti europei piacesse o no –alle radici della nostra civiltà, del nostro modo di pensare e di essere. La grande architettura gotica resta una delle vette, non solo dell’arte, ma della spiritualità umana. Le grandi cattedrali sono una preghiera collettiva, opera di tutto un popolo, migliaia e migliaia di persone anonime, che vi hanno collaborato col loro silenzioso lavoro, innalzando al Cielo in cui credevano la loro umile fede, la speranza di un Aldilà migliore. A chi non è capitato, visitando Parigi, di raccogliersi a Notre Dame, in preghiera o solo cercando una pausa agli affanni quotidiani? Guardando le immagine della guglia che crollava, come non sentire che un pezzo della nostra storia anche personale bruciava?. Come non sentire la potenza di simbolo di quella Croce rimasta intatta e luminosa fra le macerie?
È una fortuna che la struttura della chiesa sia rimasta intatta e certamente i francesi, grazie anche alla generosità di tanti, sapranno ricostruirla interamente: lo devono a se stessi e al mondo.
Nel concerto di voci, qualche nota stonata non poteva mancare. Ho sentito con imbarazzo il nostro Vittorio Sgarbi dichiarare alla RAI che la cosa non è tanto grave, perché la Cattedrale era già stata restaurata dopo la Rivoluzione francese e quindi non era originale. Sgarbi è un critico d’arte competente, ma evidentemente certi valori gli sfuggono. Con altrettanto imbarazzo, ho visto alla CNN un Trump che cercava di dire la sua, ma visibilmente balbettava non sapendo cosa dire (che può capirne lui di valori spirituali?). E per rimanere se stesso, si è permesso di criticare l’opera di soccorso. Ma l’Oscar della stupidità lo merita (poteva mancare?) l’ineffabile Di Battista, che si lamenta che sono dati tanti soldi per Notre Dame “dove non è morto nessuno” e non per la Libia, “dove muore tanta gente”. Ecco un altro che di valori ne sa poco o nulla.
Ma questi sono sgradevoli dettagli. La solidarietà del mondo parla attraverso le offerte di aiuto che hanno cominciato ad affluire in modo spontaneo e in misura straordinaria. La speranza è che presto si possa ritornare a pregare, o solamente a raccogliersi e meditare, in quello splendido luogo dello spirito.
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