Istanbul, il gioco pericoloso di Erdogan

Recep Tayyip Erdogan ha presentato l’annullamento della vittoria dell’opposizione alle elezioni comunali di Istanbul come fosse una vittoria della democrazia nei confronti della “corruzione organizzata”. Ma nuove elezioni non sono esenti da rischi per il Presidente turco.

Lo scorso 7 Maggio, Erdogan ha accolto con grande favore l’annullamento delle elezioni comunali che reclamava dal giorno della pubblicazione dei risultati, annullamento che apre la strada verso nuove elezioni previste per il 23 Giugno. “Vediamo (l’annullamento del voto) come una tappa importante del potenziamento della nostra democrazia”, ha dichiarato il Presidente turco davanti ai deputati del suo Partito, l’AKP. Ma nuove elezioni non sono prive di rischi per Erdogan, che deve fare i conti con un’opposizione più determinata che mai e un’economia sempre più stagnante.

Dopo un diluvio di ricorsi e settimane di pressioni dell’AKP (Partito della giustizia e dello sviluppo), le autorità elettorali turche hanno annullato lunedì 6 Maggio le elezioni comunali vinte alla fine del Marzo scorso dall’opposizione a Istanbul. Quest’ultima denuncia da parte sua un “golpe delle urne” del Partito al potere. Recep Tayyip Erdogan e il Partito islamico conservatore non hanno mai smesso di affermare che il voto del 31 Maggio scorso è stato caratterizzato da “molteplici irregolarità”, argomento respinto dall’opposizione. La Procura di Istanbul ha aperto diverse inchieste e più 100 responsabili  degli uffici elettorali sono stati a loro volta interrogati.

Il 6 Maggio, l’Alto Comitato elettorale ha ordinato l’annullamento del voto argomentando che gli scrutinatori di alcuni seggi non erano funzionari di grado, come invece lo esige la legge. Per alcuni esperti, gli sforzi compiuti dal Presidente turco per far annullare il voto di Istanbul dimostrano l’importanza che ha per lui questa città , della quale è stato a sua volta sindaco. Per loro, Recep Tayyip Erdogan non poteva accettare di perdere Istanbul che, al di là del significato simbolico per lui, è di grande importanza per il Paese. L’amministrazione comunale della capitale economica e demografica del Paese controlla in effetti “considerevoli risorse finanziarie” che vengono “ridistribuite” in sostegno all’AKP, spiega Emre Erdogan, professore all’Università Bilgi di Istanbul. Di conseguenza, perdere Istanbul comporterebbe”una perdita enorme in volume di denaro da ridistribuire alle reti dell’AKP, e questo potrebbe indebolire la macchina del Partito”, sottolinea il professore che puntualizza anche non aver alcun legame di parentela con il Presidente Erdogan.

Al primo giro elettorale, il candidato del’opposizione Ekrem Imamoglu aveva superato quello dell’AKP, l’ex Primo Ministro Binali Yldirim, con 13.000 voti di differenza. Una goccia d’acqua se si pensa che la città conta più di 15 milioni di abitanti. Recep Tayyip Erdogan ha già detto che Yldirim sarà nuovamente il candidato dell’AKP alle elezioni del 23 Giugno. Ma, nonostante tutto, secondo gli analisti la vittoria non è così scontata, e una seconda sconfitta sarebbe disastrosa per l’immagine del Presidente. “Per adesso le stime sono 50/50, afferma Emre Erdogan. Molti candidati dell’opposizione hanno inoltre detto che potrebbero ritirarsi dalla corsa elettorale per sostenere il candidato del CHP, Ekrem Imamoglu. Per Berk Esen, Professore associato all’Univeristà Bilkent di Ankara, se Binali Yldirim a questo giro vincesse, si tratterebbe di una “vittoria di Pirro, perché Ekrem Imamoglu si è già imposto come figura di spicco capace di unire l’opposizione”.

Oltre alle incertezze sul prossimo voto, la decisione di annullare queste elezioni rischia di pesare anche sull’economia in recessione, con l’inflazione ormai al 20%  e la valuta che va sempre più erodendosi. Segnale di preoccupazione dei mercati, la lira turca ha superato pochi giorni fa la soglia delle 6 per 1 dollaro. E’ la prima volta che l’AKP chiede l’annullamento di un’elezione dal suo arrivo al potere nel 2002. Il Presidente turco, che si è conquistato la reputazione di essere invincibile nelle urne, dichiara spesso che la sua legittimazione arriva dal “popolo”. Ma per Berk Esen, l’annullamento delle elezioni comunali a Istanbul ha “cancellato quel poco di legalità che restava nel sistema elettorale turco”. A suo avviso, la credibilità delle elezioni si era già erosa dopo la sostituzione di decine di sindaci curdi nel sudest del Paese sulla scia del tentato golpe nel 2016. Al loro posto sono arrivati degli amministratori nominati dal Ministero degli Interni, non eletti. Il Partito filo curdo della Turchia, l’HDP, ha recuperato la maggioranza di queste amministrazioni comunali con le elezioni di Marzo.

La decisione dell’Alto Comitato elettorale “non fa altro che rafforzare ciò che abbiamo già visto nelle provincie orientali della Turchia. (…) Le elezioni perdono la loro ragion d’essere se il Partito uscente può annullarle quando deve fare i conti con una sconfitta”, dichiara Berk Esen. Non possiamo non dargli torto.

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