Dopo i ballottaggi
Il risultato dei ballottaggi di domenica scorsa nei capoluoghi di provincia ha confermato la tendenza emersa con chiarezza nelle Elezioni europee: il Centrodestra è vincente, il Centrosinistra esiste e si batte, ma per il momento è minoritario.
Da qualche parte ho letto che si starebbe tornando al bipolarismo, ma credo sia una diagnosi affrettata e approssimata. I 5 Stelle non hanno contato quasi nulla, ma questo è un dato non nuovo nelle elezioni locali. C’è sicuramente una disaffezione di una parte consistente del loro elettorato, ma restano comunque una terza forza che impedisce il ritorno ad un bipolarismo perfetto (caduto già nelle elezioni del 2013). Perché vi si possa tornare occorrerebbe che i 5Stelle definissero chiaramente la loro collocazione ideologica e programmatica, stabilendo se è meglio compatibile con la destra salviniana o con il PD. Capisco che non sia per loro facile, perché il Movimento ha molte anime, diverse e persino opposte tra di loro, unite soltanto da una vago e diffuso sentimento di reazione a un sistema politico ritenuto decadente e corrotto. Ma un chiarimento interno prima o poi dovrà esserci, perché – svanita l’illusione di stare al potere da soli – i grillini dovranno pur scegliere le loro vere alleanze, a rischio altrimenti di ricadere nell’irrilevanza.
Per ora, credo che l’unica via possibile sia per loro tenere duro e cercare di mantenere l’accordo con la Lega, che consente un certo controllo del potere, tutt’al più cercando di arginare lo straripante protagonismo salviniano. Questa è chiaramente la linea di Di Maio e fino ad oggi nessuno gli ha chiesto di farsi da parte. Chi si aspetta, e magari si augura, la crisi e l’annuncia per domani, credo perciò che si sbagli, almeno nella tempistica. Altra è la prospettiva di dopodomani, perché credo difficile immaginare che la collana di vittorie infilzata dalla Lega e dalla destra non spinga Salvini a far saltare il tavolo e a dare l’assalto al potere pieno, senza spartizione, quello che realmente gli consentirebbe di agire da Premier e padrone. Ciò richiederebbe un passaggio elettorale, assai probabile se 5Stelle e PD non trovassero la forza e l’intelligenza di rovesciare la maggioranza attuale con una diversa alleanza, ma questo mi pare per ora fanta o meta-politica.
Intanto, i problemi reali sono altri e seri; e quello numero Uno è di evitare guasti irreparabili all’economia. Quando sento parlare dei mini-bot, inevitabilmente penso ai Patacones, una pseudo-moneta parallela al Pesos ufficiale inventata nel 2001, in pieno avvio della crisi finanziaria argentina, dal Governatore della Provincia di Buenos Aires, la più popolosa e importante del Paese. Circolarono, come prevedibile, poco e male e comunque il problema fu assorbito nella crisi finanziaria generale dell’Argentina, che portò al default e ad una caduta verticale del PIL (oltre il 14%). Ma i Patacones restano il modello di un espediente disperato e alla fine inutile e disastroso, che spero nessun responsabile serio possa avallare.
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