Algeria, movimento popolare senza voce
Il Forum civile per i cambiamento, nato in Algeria dal movimento di contestazione, ha svelato lo scorso 17 Luglio, il nome delle personalità incaricate ad aprire il dialogo con le autorità, mentre le manifestazioni contro il potere continuano a proliferare nel Paese.
Il Forum civile per il cambiamento, che raggruppa 70 associazioni, delle figure della società civile e dei cittadini algerini, ha reso nota la tanto attesa lista di personalità “apolitiche e credibili” incaricate a dare il via al complicato dialogo con il potere. Un gruppo creato in risposta all’appello al dialogo lanciato dal Presidente algerino ad interim, Abdelkader Bansalah, per pacificare un Paese che dal 22 Febbraio è teatro di un importante movimento di contestazione popolare, movimento che ha spinto lo scorso due Aprile alle dimissioni del Presidente Abdelaziz Bouteflika. Rimane da capire se questa lista verrà accettata dai manifestanti, e il potere, che vuole anche lui proporre una sua lista nella quale non figurerebbero né autorità politiche, né membri dell’esercito. “Un gruppo di personalità nazionali esemplari, indipendenti e credibili, la cui composizione verrà resa nota appena terminate le consultazioni con i diretti interessati”, svela l’agenzia stampa ufficiale APS, ma senza svelare alcun dettaglio sul calendario del procedimento in atto. Nato dal movimento di contestazione, il Forum civile per il cambiamento, che ha recentemente presentato una sorta di road map per uscire dalla crisi politica, punta sul dialogo inclusivo tra “tutti i segmenti della società algerina e delle sue istituzioni”.
La lista presentata dal suo presidente, Abderrahamane Arar, è composta da 13 nomi, tra i quali spiccano quelli di due ex capi del Governo, Mouloud Hamrouche e Mokad Sifi, e l’ex ministre e candidato alle presidenziali del 1999, Ahmed Taleb Ibrahimi. Vi figurano anche i nomi di iversi intellettuali e attori della società civile sicuramente apprezzati dalla gente comune, tra i quali Fatiha Benabou, costituzionalista e professoressa presso la Facoltà di Diritto di Algeri, che ha dato la sua disponibilità per prendervi parte. Ma poco dopo la sua pubblicazione, Djamila Bouhired, militante del Fronte di Libertà Nazionale (FLN) e figura di spicco della guerra di indipendenza algerina, il cui nome appare nella lista, ha lasciato molti stupefatti quando ha affermato di non aver mai dato il via libera alla sua adesione ufficiale a questa iniziativa. Anzi, la boccia proprio. Abderrahamane Arar aveva tuttavia affermato durante una conferenza stampa che le persone citate erano state contattate e avevano accettato di prendere parte a questa missione. “Ho appreso con stupore che il mio nome figurava in una lista di persone, incaricate di organizzare il dialogo tra il potere e il movimento popolare”, ha spiegato Djamila Bouhired in un comunicato diffuso dai media locali. E precisa: “ Non posso fare parte di un gruppo di persone tra le quali figurano alcuni ex servitori del potere. Mentre patrioti vengono imprigionati per delitti d’opinione, tra i quali un ufficiale dell’ELN (Esercito di Liberazione Nazionale), il fratello Lakhdar Bouregaa, non può esserci dialogo con coloro che ci minacciano e ci accusano di tradimento”.
Figura della rivoluzione algerina e veterano rispettato della Guerra di Indipendenza, Lakhdar Bouregaa è stato accusato, lo scorso 30 Giugno, da un tribunale algerino, per “oltraggio ad organi costituzionali e danni al morale dell’esercito” e messo agli arresti dopo aver criticato l’uomo forte del Paese, Ahmed Gaid Salah. Rischia una pena di 10 anni di carcere. Mostafa Bouchachi, avvocato ed ex presidente della Lega algerina per la difesa dei diritti dell’Uomo, il cui nome appare nella famosa lista, si è mostrato scettico sulla possibilità che i profili proposti dal Forum siano validati dal potere. Ha anche posto le sue condizioni per poter cominciare il dialogo che dovrebbe portare alle presidenziali. Oltre all’allontanamento “dei simboli del sistema”, tra i quali il Presidente ad interim, chiede la liberazione delle persone arrestate in margine alle manifestazioni e quella della “parola a livello mediatico”. L’economista Smail Lalmas, anche lui citato nella lista, si è detto pronto a partecipare al processo a condizione che “venga accettato dal popolo”. Anche lui ha chiesto delle prove di buona volontà da parte del potere, reclamando la liberazione delle persone arrestate durante le manifestazioni contro il regime, tra cui Lakhdar Bouregaa.
Mentre il processo di dialogo muove ancora passi incerti, da parte della popolazione continuano le manifestazioni da più di 22 settimane. La settimana scorsa i manifestanti avevano chiesto la liberazione dimostranti incarcerati, e le dimissioni del Presidente ad interim. Abdelkader Bansalah, il cui interim secondo la Costituzione doveva finire lo scorso 9 Luglio, rimane a capo dello Stato, con l’avallo dell’esercito, in totale assenza di previsioni di elezioni presidenziali.
©Futuro Europa® Le immagini utilizzate sono tratte da Internet e valutate di pubblico dominio: per segnalarne l’eventuale uso improprio scrivere alla Redazione