Un accordo nato morto?

Qualche mese fa, UE e MERCOSUR celebravano la firma (dopo più di un ventennio di inutili negoziati) di un accordo commerciale tra i due blocchi. L’accordo era fortemente desiderato dal settore agricolo dei Paesi latinoamericani del MERCOSUR, che sperava di aumentare le proprie esportazioni in Europa al di là delle quote in vigore e, dal lato opposto, dall’industria europea, interessata ad ampliare il proprio mercato a Paesi come il Brasile e l’Argentina. All’opposto, era avversato dal settore agricolo europeo, che temeva la concorrenza di prodotti a basso prezzo e senza garanzie fitosanitarie e ambientali pari a quelle richieste dalle norme dell’UE. Mentre dal canto suo l’industria latinoamericana temeva la concorrenza della produzione europea, qualitativamente migliore e non più frenata dalle alte tariffe doganali comuni ai Paesi del MERCOSUR

Portavoce della resistenza degli agricoltori europei era stata per vent’anni la Francia e personalmente la cessazione di questa resistenza mi aveva stupito. Cessazione, però, a quanto pare, poco convinta, visto che Macron pare rimettere in causa molti aspetti dell’accordo. Ed ora è il Parlamento austriaco a votare all’unanimità di tutti i gruppi politici, dalla estrema destra alla sinistra, una mozione che obbliga il Governo di Vienna a porre il veto all’accordo, quando esso sarà portato all’approvazione del Consiglio Europeo.

Inversamente, l’opposizione argentina ha criticato l’accordo appena firmato e, poiché è altamente probabile che vinca le elezioni presidenziali del 27 ottobre prossimo, e avrà la maggioranza assoluta in Parlamento, il percorso della ratifica a Buenos Aires appare accidentato e difficile (non credo d’altra parte che sarebbe una passeggiata neanche nel Parlamento di Strasburgo).

Insomma, il matrimonio ottenuto con enorme pazienza a sforzi dalla diplomazia di Bruxelles appare seriamente in pericolo se non ancora del tutto morto.

Non si tratta propriamente di un divorzio, perché l’accordo era, come tanti altri strumenti diplomatici, il semplice avvio di un percorso complesso. I rapporti commerciali tra i due blocchi resteranno importanti, senza dubbio, anche senza l’accordo, ma è improbabile che si possa assistere nei prossimi anni a una loro crescita significativa. Il lato buono è che sarà evitato un clima di protesta degli agricoltori europei, tra cui anche italiani, che già preparavano una dura  mobilitazione. E tutto sommato Macron, e non solo lui, avrà un problema di meno da affrontare.

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