Cronache dai Palazzi

Il deficit pubblico dell’anno in corso potrebbe fermarsi al 2 per cento contro le previsioni degli ultimi tempi. Per il 2020, invece, il governo Conte ipotizza un disavanzo tra il 2,2 e il 2,3 per cento auspicando un certo margine di flessibilità concesso dalla Commissione europea.

Presentando il quadro delle nuove previsioni economiche, il premier Conte e il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, hanno fatto il punto della situazione spiegando che un deficit più basso dipenderebbe dai risparmi di spesa su Quota 100 e Reddito di cittadinanza, che per il 2019 corrisponderebbero a circa 3 miliardi di euro tra cui 1,7 miliardi solo da Quota 100. Nel 2020, inoltre, i risparmi di spesa potrebbero salire a 5 miliardi contro i 16 miliardi che sono stati stanziati per attivare le due misure. Altre entrate dovrebbero poi essere garantite dalla fatturazione elettronica.

Tra le priorità della manovra 2020 c’è anche la lotta all’evasione controllando in particolare l’uso del contante. Si dovrebbero recuperare circa 30 miliardi per evitare ad esempio un eventuale aumento dell’Iva, sempre dietro l’angolo, e altri 5 miliardi per far fronte al taglio del cuneo fiscale. Per agevolare i pagamenti con la carta Poste Italiane sta ad esempio mettendo a punto una nuova carta ricaricabile a costi contenuti. Il salario minimo ampiamente difeso dai pentastellati e un’eventuale revisione delle detrazioni sanitarie in base al reddito Isee sono altre ipotesi al vaglio dell’esecutivo.

Il governo prevede degli incentivi per coloro che spendono con bancomat e carta di credito, agevolazioni in vista sia per i commercianti sia per i clienti. I primi potranno vedere azzerati i costi legati alle commissioni e un credito d’imposta per l’acquisto dei Pos. Invece per chi usa le diverse carte si prevede uno sconto “fiscale” sugli acquisti pari a circa il 2 per cento. La lotta all’evasione potrebbe inoltre interessare anche le detrazioni fiscali e alcune piattaforme di commercio elettronico.

Quota 100 (la misura che permette di andare in pensione a 62 anni con 38 di contributi) resterà anche l’anno prossimo ma la minore spesa prevista consentirà, molto probabilmente, di portare avanti Opzione donna e rendere strutturale l’Ape sociale che scade alla fine di quest’anno. L’Ape sociale, applicata fino ad ora in via sperimentale, prevede un’indennità per chi decide di andare in pensione a 63 anni se disoccupato o sottoposto a lavori usuranti, fino al conseguimento della pensione vera e propria. Opzione donna, invece, fa sì che le lavoratrici al di sotto dei 59 anni e 35 di contributi possano accedere alla pensione ma facendo un ricalcolo in base al metodo contributivo.

Previste poi nuove misure fiscali per l’ambiente inserite nell’omonimo decreto, come il possibile aumento delle accise legate al gasolio (più inquinante e meno caro della benzina) che tornerà in Consiglio dei ministri il prossimo 3 ottobre. “Cercheremo di evitarlo”, ha dichiarato il ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, ma il gettito garantito sembra cospicuo tantoché la parificazione dell’accisa tra gasolio e benzina (5 miliardi l’anno) appare probabile. Il taglio delle detrazioni sul gasolio per agricoltura e pesca verrebbe invece evitato mentre si profila l’entrata in vigore di una tassa sugli imballaggi di plastica. Ed infine, come già annunciato, si prevede un bonus per la rottamazione auto.

Nel frattempo si computa che l’emergenza clima ci costerà l’8 per cento del Pil, occorre in pratica correre immediatamente ai ripari per salvare il pianeta dalla catastrofe climatica. “Se non interveniamo subito con misure adeguate, i problemi ambientali dopo la metà del XXI secolo ci verranno a costare fino a 130 miliardi di euro all’anno, pari all’8% del Pil nazionale”, ha affermato l’ex ministro dell’Ambiente Edo Ronchi, oggi presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile che ha realizzato il dossier “5 buoni motivi per agire adesso!”, sviscerando il problema sotto il profilo economico oltre che dal punto di vista tecnico-scientifico. Ed inoltre “la sorpresa è stata scoprire che i cambiamenti climatici faranno aumentare del 60% le già elevate differenze di reddito tra le regioni del Nord e quelle meridionali”, in pratica le aree oggi definite povere saranno ancora più povere. “La perdita dell’8% del Pil senza interventi significativi in campo climatico potrebbe addirittura essere sottostimata”, ha ammonito Ronchi. Occorre partire da piani seri di riduzione delle emissioni. “I piani per contrastare i cambiamenti climatici sono anche una grande opportunità. Se l’Italia adottasse politiche climatiche avanzate – spiega Ronchi -, in pochi anni si potrebbero aprire investimenti per 190 miliardi di euro con la creazione di quasi 800 mila posti di lavoro”. Per far sì che tutto ciò si realizzi occorre però aver chiare “le prospettive ed elaborare piani almeno per i prossimi 5-10 anni”. Francia e Germania stanno ad esempio strutturando “piani trentennali”. Tra le idee vi è quella di “togliere gli incentivi alle fonti energetiche fossili e spostarle sulle rinnovabili”. Per Ronchi è possibile “avviare la transizione tramite programmi di Green New Deal senza rinunciare al benessere acquisito e senza penalizzare o lasciare indietro qualcuno”. Nella pratica “la Green Economy e l’economia circolare sono solo parte di un nuovo modello di società che va rivista nel suo complesso”. È sotto gli occhi di tutti che il mondo in cui viviamo oggi, in parte legato ancora a modelli dedotti dall’industrializzazione, non è più sostenibile.

Su un altro fronte la Corte costituzionale ha dichiarato “non punibile” chi “agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte d sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli”. In pratica il suicidio assistito, per cui il Parlamento ha riempito un vuoto normativo. Il governo affida alle Camere il compito di trovare un’intesa partendo da un testo base. Ora si dovrà decidere se ad occuparsi della questione sia Montecitorio o Palazzo Madama. “Alla Camera c’è il testo di iniziativa popolare sostenuto dall’Associazione Coscioni, ma sono arenati”, ha affermato la senatrice dem Monica Cirinnà che, nel rivendicare il ddl a sua prima firma “appena depositato”, vorrebbe vedere la partita affidata al Senato. Ora, comunque, il punto non è più se depenalizzare o meno, ma come depenalizzare. Contraria la Chiesa italiana che rivendica “la libertà di scelta”, ossia la garanzia dell’obiezione di coscienza, per gli operatori sanitari.

Per quanto riguarda invece il taglio dei parlamentari, fortemente voluto dai pentastellati – la cosiddetta legge Fraccaro che eliminerebbe circa un terzo dei 630 deputati e dei 315 senatori – arriverà in Aula il 7 e l’8 ottobre per il voto definitivo della riforma costituzionale dibattuta anche con i democratici. Alle prossime elezioni politiche i deputati eletti potrebbero essere 400 e i senatori 200. “Il Pd è stato leale”, ha dichiarato il leader grillino Luigi Di Maio; in questo contesto, però, il capogruppo de deputati dem, Graziano Delrio, avverte che il solo taglio dei parlamentari finirebbe per incidere negativamente sul principio di rappresentanza: “Rischiamo di avere sei regioni senza senatori” e “sulla bozza di legge elettorale, che non è ancora pronta, la maggioranza deve darsi il tempo per discuterne per vedere qual è il modello che più garantisce la rappresentatività dei territori dopo il taglio dei parlamentari”.

Come è spiegato dal punto 10 dell’accordo di governo, “contestualmente” al taglio dei parlamentari la maggioranza si impegna ad intraprendere un percorso per assicurare “garanzie” e “contrappesi” costituzionali, l’aggiornamento dei regolamenti parlamentari e una nuova legge elettorale.

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