L’impeachment

Con un voto a maggioranza, la Camera dei Rappresentanti americana ha formalizzato l’avvio della procedura di impeachment nei confronti del Presidente Trump. Ha votato a favore la maggioranza democratica (solo due deputati del partito hanno votato contro), mentre tutta la minoranza repubblicana si è opposta. Il voto è dunque avvenuto su linee strettamente partitiche, mostrando in modo evidente che la battaglia che inizia è essenzialmente politica. La ricerca della verità, la difesa dei valori costituzionali e repubblicani da parte dei Democratici saranno certamente parte di essa, ma come uno strumento più che un fine in sé, anche se il comportamento di Trump in varie occasioni, specie nel caso Ucraina, è stato chiaramente al di sotto dello standard normale che si deve chiedere ad un Presidente in una grande democrazia.

L’importanza del voto nella Camera sta nell’aver legalizzato il processo di impeachment e stabilito regole formali per la sua condotta. Ritengo che l’aspetto chiave stia nell’aver disposto il carattere pubblico delle udienze congressuali dedicate all’impeachment. È del tutto probabile che l’indagine condotta dalla Camera non si limiterà al caso dell’Ucraina ma si estenderà alla discussa questione delle interferenze russe nella campagna, e soprattutto al tentativo di “ostruzione di giustizia” compiuto da Trump licenziando l’allora Capo dell’FBI che stava indagando sulla vicenda. Saranno pubblicamente reinterrogati sia Muller, autore del rapporto che porta il suo nome, sia i numerosi funzionari del Dipartimento di Stato, della Cia, dell’FBI  e della Casa Bianca, le cui deposizioni erano rimaste ufficialmente segrete, e saranno forse obbligati a prestare testimonianza anche quelli che finora erano stati impediti di farlo da un ordine restrittivo della Casa Bianca, se saranno ora raggiunti da un ordine giudiziario (“subpoena” in gergo legale USA). Saranno anche resi noti documenti che finora il Governo era riuscito a tenere riservati. Le udienze saranno ritrasmesse per TV. Il pubblico, compresa quella parte importante di esso che non legge i giornali, potrà dunque farsi un’idea in qualche modo di prima mano della vicenda.

Sarà sufficiente? Non vi è molto da dubitare che la Camera, alla fine delle udienze (forse entro fine anno) chiederà formalmente l’impeachment del Presidente. La difficoltà sarà però quando la richiesta andrà al Senato, dove per l’impeachment occorrono i due terzi dei voti. Dato che il Senato è (e sarà ancora il prossimo anno) a maggioranza repubblicana, è prevedibile che questa maggioranza non ci sarà. A meno che i risultati dell’indagine della Camera siano tanto contundenti da indurre una parte sostanziale (almeno una ventina) di senatori repubblicani a votare per il Sì.

In ogni caso, è prevedibile una strenua e amara battaglia legale per ogni singolo documento, per ogni singola testimonianza, come il complesso sistema legale americano permette e fu nel caso  del Watergate, in cui però alla fine Nixon riuscì sconfitto, dovendosi dimettere per evitare l’impeachment formale. E Trump essendo Trump, sono da attendersi da parte sua colpi bassi e tentativi di ogni genere. Ma alla fine quello che conterà sarà l’opinione che di lui si formerà l’opinione pubblica, non tanto per rimuoverlo dalla Presidenza (continuo a ritenerlo molto difficile), quanto per negargli un rinnovo del mandato tra un anno.

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