Enrico Piaggio. Un sogno italiano (Film Tv, 2019)
Fiction televisiva che sembra cinema e che a tratti fa pensare al miglior teatro, merito di un regista di estrazione drammaturgica come Umberto Marino che gira con maestria in interni ben realizzati secondo stile d’epoca.
Il sogno italiano è la fabbrica Piaggio, ricostruita dopo i bombardamenti alleati e riconvertita alla produzione di un motore innovativo, pensato per tutti, agile e scattante, proprio come una Vespa. Primo film di una serie televisiva – trasmesso il 12 novembre, ancora disponibile su RaiPlay – che prevede di raccontare personaggi e aziende che hanno fatto la storia, continuando il 19 novembre con Olivetti e la sua macchina per scrivere Lettera 22 (e successive), con intenti didattici, ma non didascalici, per riscoprire il passato e le nostre radici.
Enrico Piaggio viene raccontato nella sua dimensione umana di personaggio coraggioso e guascone, amante focoso di donne bellissime, sposo di una vedova con bambina, eroico nell’affrontare i fascisti, sempre vicino agli operai come un buon padre. Alessio Boni è perfetto nei panni del protagonista, volto insostituibile degli sceneggiati televisivi, importante anche nel cinema dove comincia a ricoprire ruoli significativi. Francesco Pannofino è il cattivo della situazione, il perfido bancario che presta i soldi a Piaggio nella speranza che non possa pagare le rate con gli interessi e che sia costretto a cedergli la fabbrica.
Storia raccontata per flashback con l’intuizione geniale delle dissolvenze in bianco e nero per segnare il passaggio da un’epoca all’altra, arricchita da piani sequenza e momenti di puro cinema alternati a parti teatrali. Ambientazione tra Pontedera (fabbrica Piaggio), Pisa e Cinecittà, con incursioni nel cinema del periodo storico per arrivare a Vacanze romane (1953) di William Wyler, pellicola che segna il lancio della Vespa nell’immaginario collettivo. Il film si chiude proprio con la visione di Gregory Peck e Audrey Hepburn che visitano le bellezze di Roma a bordo di una Vespa Piaggio, mentre il regista mostra Moisé Curia e Beatrice Grannò ripetere la stessa sequenza in tempi moderni.
Un film interessante, a tratti persino commovente che dovete recuperare su RaiPlay, se vi siete lasciati scappare la Prima Visione Tv. Lo so che mi ripeto, ma è la verità: il vero cinema italiano adesso è molto più facile incontrarlo sul piccolo schermo.
. . .
Regia: Umberto Marino. Soggetto e Sceneggiatura: Roberto Jannone, Francesco Massaro, Franco Bernini. Fotografia: Lorenzo Adorisio. Montaggio: Roberto Siciliano. Musiche: Alessandro Sartini, Paolo Vivaldi. Scenografia: Enrico Serafini. Costumi: Valter Azzini. Produttore: Massimiliano La Pegna. Produttore Esecutivo: Alessandro Loy. Casa di Produzione: Rai Fiction, Moviheart. Interpreti: Alessio Boni, Enrica Pintore, Beatrice Grannò, Francesco Pannofino, Violante Placido, Elena Minnichielo, Emma Minnichiello, Giorgio Gobbi, Moisè Curia, Roberto Ciufoli, Carmen Giardina, Fabio Galli, Bruno Torrisi, Paolo Giommarelli, Leonardo De Carmine. Federigo Ceci, Patrizio Pellizzi.
©Futuro Europa® Le immagini utilizzate sono tratte da Internet e valutate di pubblico dominio: per segnalarne l’eventuale uso improprio scrivere alla Redazione
[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]