Eco si era fermato a metà
Sono passati poco più di quattro anni dalla morte di Umberto Eco, una mente decisamente brillante che, come tutti i geni, avrà il privilegio per essere ricordato più per una parte infinitesimale del suo lavoro e, addirittura, in maniera indiretta, vale a dire per il film tratto dal suo Il nome della Rosa, che non per l’intera sua opera.
E’ un destino purtroppo comune per i grandi nomi della letteratura quello di essere ricordati per alcune frasi spesso citate, magari fuori contesto, che non per l’intera loro opera. In quanti hanno letto (e compreso) Oscar Wilde o anche, più semplicemente Alice nel paese della meraviglie, ma non mancano di citarne qualche frase? Essere o non essere? Ma abbiamo letto Amleto? Probabilmente anche Camilleri, verrà ricordato ad ogni replica televisiva del Commissario Montalbano perché e i più avranno visto solo quelli e non certo letto i suoi romanzi in siciliano.
Qualcuno probabilmente immaginerà Camilleri con il volto di Luca Zingaretti, mentre Umberto Eco avrà quello di Sean Connery, ma chissà in quanti andranno a rileggere i suoi Diari Minimi, le Bustine di Minerva o A Passo di Gambero. Un libro degno di Nostradamus alla rovescia, per il modo in cui ci mette davanti agli occhi alcune verità che dimostrano come si stia tornando ad un passato che sembrava scongiurato.
Un grande scrittore e pensatore ma che, come del resto è umano che sia, ha commesso un gravissimo errore di valutazione in una delle sue frasi più citate quando, in occasione del conferimento di una laurea honoris causa, parlando di internet, rilevò come i social media avessero dato voce a legioni di imbecilli.
Non a caso citò lo scemo del villaggio che, solo per avere in mano lo stesso strumento di chi parla con cognizione di causa, si sente legittimato a dire qualsiasi cosa su tutto, convinto che lo strumento gli dia la stessa dignità e diritto di parola. Ecco quindi che il tuttologo da bar è diventato il “Tuttologo” del web (la citazione doverosa è per Francesco Gabbani e la sua Occidentalis Karma) ed abbiamo il nuovo detentore della verità assoluta, pronto a pontificare dalla sua tastiera.
Per fermare il Tuttologo, Eco mosse un doveroso richiamo ai giornalisti che dovrebbero svolgere un’importante attività da filtro per evitare il diffondersi di bufale, fake news e notizie incontrollate. Secondo lui “i giornali dovrebbero dedicare almeno due pagine all’analisi critica dei siti, così come i professori dovrebbero insegnare ai ragazzi a utilizzare i siti per fare i temi”, riferendosi al fenomeno della copiatura dal web. Missione fallita. O forse mai neppure iniziata.
Eco però ha commesso un errore di valutazione e prospettiva, infatti si è fermato solo a metà nell’elaborazione dell’umanità che usa il web considerando solo chi se ne serve per pontificare il proprio Verbo, dimenticandosi che esiste anche chi questo supposto Verbo lo ascolta e, purtroppo lo fa suo. E chi si dedica ad ascoltare lo scemo del villaggio e crede alle sue parole, non può essere certo migliore di lui.
Se una volta per mettere a tacere l’ubriaco di turno era sufficiente offrirgli un bicchiere di vino o voltargli la schiena, oggi internet e i social sono lo strumento ideale per chi vuole avere l’ultima parola ad ogni costo, per chi non accetta il confronto, per chi ascolta al solo fine di replicare e non per comprendere; per chi non tollera l’opinione altrui, specialmente quando questa è motivata e ragionata.
E’ l’altra faccia della medaglia: internet non ha dato solo voce a legioni di imbecilli, ma l’illusione di avere orecchie e una mente in grado di comprendere a stuoli di idioti che fanno propri gli altrui semplicistici pensieri senza un minimo di critica, comprensione, valutazione. Ed è più facile fare proprio un pensiero semplice ed immediato che non un concetto complesso e ragionato.
Come spiegare, altrimenti, le centinaia, migliaia, di condivisioni di fake news e bufale? La nascita e lo sviluppo di movimenti per la Terra piatta, fino ai No vax o a qualcuno che sostiene la propria sovranità individuale e rifiuta ogni forma di istituzione definendosi “trust autonomo titolare di sé stesso” o qualcosa del genere? E sono soltanto le punte di un pericoloso iceberg. Il risultato più evidente di questo fenomeno non è forse stato la nascita di un partito che, in poco tempo, è giunto al governo con la forza di messaggi semplicistici come il “Vaffa” di Grillo che si è rivelato l’unico programma politico che riuscissero a comprendere molti elettori (e purtroppo anche eletti) dei Cinque Stelle? La dissoluzione del partito ne è la prova.
Oggi le fake news e la disinformazione sono un problema che deve essere tenuto nel debito conto, quanto circolato negli ultimi giorni intorno al Coronavirus lo conferma, ed il messaggio di Eco deve essere riletto ma, questa volta, nella sua interezza e tenere conto non solo di chi parla, ma di chi “sente” e crede di ascoltare, e – di conseguenza – parla senza dire (e questa è di Simon e Garfunkel). La rete può diventare un grave pericolo se lasciata in mano a certi stuoli e legioni.
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