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ADOZIONE DI UN FIGLIO DA PARTE DI UN’ALTRA FAMIGLIA: È L’EXTREMA RATIO – Le Corti di merito e la Cassazione sono d’accordo e non vi è alcun contrasto: l’adozione da parte di un’altra famiglia di un figlio, legittimo e naturale di un’altra, è una “extrema ratio”: significa che può essere l’ultima soluzione, un rimedio estremo, a cui si ricorre quando non vi siano altre vie d’uscita, e che può quindi spesso essere la soluzione più dolorosa o più violenta.

Vi sono stati molti casi, e si cita, da ultimo, quello che è stato oggetto di valutazione da parte  della Corte di Cassazione, che ha emesso sentenza il 13 febbraio 2020. Il caso esaminato dalla Suprema Corte nasceva da una pronuncia di un Tribunale che aveva dichiarato lo stato di adottabilità, da parte di altra famiglia, di due minorenni, sebbene la madre, in appello, sostenesse che non vi fosse per le figlie uno stato di abbandono, poiché aveva un lavoro stabile e, soprattutto, un profondo legame con loro.

In sede di appello, tuttavia, nell’unico interesse della madre e delle figlie minori, veniva effettuata un’accurata indagine circa la situazione personale e familiare delle stesse, anche tramite psicologi ed antropologi, che faceva emergere la scarsa consapevolezza genitoriale della madre, pur non mettendo in dubbio l’amore per le figlie. E, dunque, la madre si era ritrovata a vedersi esclusi i suoi fondamentali diritti.

La madre non ha desistito e ha portato la questione di fronte alla Suprema Corte, affermando che non era stato effettuato un esame decisivo, qual era il legame d’amore profondo tra madre e figlie, e che tale esame non poteva non essere effettuato e non ritenuto dirimente. L’esame di tale situazione è, infatti, fondamentale: la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha più volte condannato lo Stato italiano perché l’adozione da parte di un’altra famiglia dovrebbe essere legittima solo in casi eccezionali, nei quali il comportamento genitori si sia caratterizzato  da comportamenti particolarmente gravi, quali abusi o maltrattamenti, ritendendo fondamentale l’esame di un fatto decisivo, che consiste proprio nell’esigenza di conservare, per i figli minori, i legami con la famiglia di origine.

E’ bene evidenziare che una “situazione di abbandono” del minore sussiste solo quando lo stesso sia privo di assistenza materiale e morale. E l’assistenza morale, l’amore dei genitori, è condizione fondamentale. Come è fondamentale il diritto del minore alla conservazione del proprio nucleo genitoriale.

Pertanto, per concludere, la Corte di Cassazione, in armonia con quanto già pronunciato in passato, ha sancito che una eventuale adozione di un figlio da parte di un’altra famiglia deve essere la soluzione più grave e dolorosa, ma soltanto nel caso in cui non risulti sussistente alcun interesse per il minore di conservare una relazione con i genitori biologici, attesa la condizione di abbandono materiale e morale nella quale si verrebbe a trovare a vivere.

Per l’ennesima volta, purtroppo, l’Italia ha dovuto “fare i conti” con la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Non è la prima volta e non sarà l’ultima.

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