Trump, un rischio per il mondo?

Trump non è mai stato un esempio di lucidità, ragionevolezza e coerenza, ma in questi ultimi giorni, dopo il ricovero in ospedale per il Coronavirus e il calo nei sondaggi, il suo comportamento è divenuto ancora più erratico. Rinchiuso (per ora) nella Casa Bianca, in cui si sono moltiplicati i casi di contagio, ha rilasciato una lunga intervista alla Fox, che ha privatamente sconcertato anche molti suoi collaboratori.

Ha detto, per esempio, che non avrebbe avuto alcun bisogno di andare in ospedale, perché il virus sarebbe scomparso da solo, che non ha ricevuto quasi nessun trattamento, che è guarito perché è uno straordinario “specimen” umano, ed è estremamente giovane. Ha attaccato il suo Ministro della Giustizia, il fedelissimo Barr, per non aver processato Obama e Biden, e il Segretario di Stato Pompeo (altro incondizionale) per non avere costretto il Dipartimento a rilasciare documenti su Hillary Clinton. Ha definito la candidata VP, Kamala Harris, un mostro e una comunista, e così via. Ha improvvisamente interrotto i negoziati con i Democratici per il nuovo pacchetto di sostegno, si è rifiutato di accettare una decisione della Commissione per i dibattiti presidenziali, che ha stabilito che il dibattito previsto per il 15 ottobre debba essere svolto in forma virtuale, accusando tra l’altro i giornalisti “moderatori” di interromperlo in continuazione per favorire Biden (il mondo, del resto, è per Trump una gigantesca cospirazione contro di lui: se si vuole capire il misto di delirio di grandezza e di vittimismo del personaggio, va letto il libro del suo ex-avvocato e intimo amico, Michael Cohen, “Disloyal”, davvero terrificante.)

Tutto ciò ha spinto Nancy Pelosi, Presidente della Camera dei Rappresentanti (a maggioranza democratica) a prendere un’iniziativa senza precedenti: annunciare la formazione di una commissione del Congresso che, sulla base dell’art. 25 della Costituzione, dovrebbe giudicare lo stato mentale del Presidente e la sua capacità di esercitare le sue funzioni, per eventualmente destituirlo. L’iniziativa, diciamolo subito, non ha nessuna possibilità di riuscire, non solo per la ristrettezza dei tempi, ma perché si richiede l’assenso del Vice Presidente e dei membri del Governo, cosa al momento impensabile (il discorso sarebbe diverso se i Democratici, il 3 novembre, non conquistassero la Presidenza, ma recuperassero la maggioranza nel Senato, il che riaprirebbe la strada all’impeachment; ma sono per ora solo ipotesi).

Per ora è una mossa politica, diretta a focalizzare l’attenzione sul comportamento di Trump (la Pelosi ha parlato di “dissociazione dalla realtà” e ipotizzato che essa sia un effetto delle cure a base di steroidi; a me sembra che, casomai, gli steroidi possono aver aggravato uno stato confusionale preesistente). Vedremo cosa riservano ancora le ultime settimane prima delle elezioni.

Intanto, però, è lecito chiedersi con preoccupazione se lo stato mentale del Presidente non costituisca un rischio per il mondo, nel quale gli Stati Uniti svolgono pur sempre un ruolo centrale. Come agirebbe un Presidente mentalmente alterato di fronte a una crisi seria, quando si tratta di prendere decisioni lucide e ragionate e poi agire in conseguenza?

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