I teoremi accusatori e il caso Pittelli
Dopo dieci mesi di detenzione presso il non comodo e decisamente pesante carcere di Nuoro a regime duro, l’avvocato penalista calabrese Giancarlo Pittelli è stato trasferito in regime di custodia presso la propria abitazione (i cosiddetti arresti domiciliari). Arrestato con non poco clamore insieme ad altri 259 indagati, dopo dieci mesi di detenzione il Tribunale del Riesame di Catanzaro ha ridimensionato le accuse che avevano portato al suo arresto. Il prossimo 9 novembre si aprirà il giudizio a suo carico, per il quale la difesa ha richiesto il rito immediato.
Senza voler entrare nel merito della vicenda processuale e attendendo il dibattimento per tutti gli altri imputati, la vicenda induce a pesanti e profonde riflessioni sul comportamento della magistratura sia per le modalità operative, sia per i risvolti di protagonismo che hanno caratterizzato, in particolare questa specifica inchiesta.
Vengono purtroppo alla mente la vicenda e le immagini di Enzo Tortora, portato via in manette e scagionato da ogni accusa dopo anni di processi, morto senza che nessuna parola di scusa sia giunta nei suoi confronti fino a quelle, trent’anni dopo, nel 2014, dopo che Tortora era morto nel 1988 prima ancora di compiere 60 anni, dell’allora Pubblico Ministero Diego Marmo, che nella sua requisitoria lo aveva definito “cinico mercante di morte.” Lo stesso potrebbe accadere ancora, ed è già accaduto: tra i casi più eclatanti possiamo citare quello di Raffaele Sollecito ed Amanda Knox, assolti dopo anni di detenzione. Forse è l’esempio più sbagliato perché il processo per il delitto di Meredith Kercher, grazie in particolare ad una stampa più attenta al sensazionalismo e al pettegolezzo più che all’informazione, ha indotto fin troppi dubbi sulla vicenda. Limitiamoci allora alla vicenda di Giuseppe Gulotta, che ha trascorso in carcere da innocente ventidue anni per un omicidio mai commesso. Gli errori giudiziari esistono e, purtroppo continueranno ad esistere: errare è umano ed anche i giudici possono e, probabilmente devono sbagliare. Proprio per questo abbiamo un sistema di giustizia penale che prevede un doppio grado do giudizio oltre a quello di legittimità presso la Corte di Cassazione e anche a giurisdizioni sovranazionali.
Ciò che invece non deve esistere è il protagonismo della magistratura, specialmente durante la fase delle indagini preliminari e prima di un rinvio a giudizio che, non dimentichiamolo, è solo la fase di avvio del processo dove dovranno essere vagliate le prove e la difesa potranno interloquire.
Senza invertire una tendenza di protagonismo (iniziata con Antonio Di Pietro con l’operazione “Mani Pulite”) anche “Rinascita Scott” ha avuto una enorme visibilità sulla stampa e il suo protagonista, il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, si è lamentato di come il giorno dopo gli arresti la stampa non abbia mantenuto lo stesso livello di attenzione sulla vicenda, circostanza di cui si fece portavoce anche Di Maio. Premesso che una volta eseguiti gli arresti la notizia in senso tecnico poteva considerarsi esaurita, molto poco risalto è stato dato alle successive scarcerazioni e annullamenti di non pochi dei provvedimenti cautelari emessi nella stessa inchiesta. Una cautela, forse, quella dei giornalisti che, su alcune testate, avevano ricordato di come la Procura di Catanzaro fosse al primo posto nel numero degli indennizzi dovuti per ingiusta detenzione. Anche questo è un dato che dovrebbe essere tenuto presente prima ancora di definire una propria inchiesta ed a cui Gratteri fu richiamato non solo da alcune testate, ma anche da Otello Lupacchini che fece riflettere, numeri alla mano, sull’eccessivo e forse troppo disinvolto uso della carcerazione preventiva.
In ultimo, ma non ultimo, e la stampa dovrebbe ricordarlo ai propri lettori, i provvedimenti con cui vengono annullate ordinanze di scarcerazione o attenuazione di misure cautelari, le motivazioni ben possono trovare ingresso anche in sede dibattimentale, andando ad incidere sulle decisioni finali. Anche di provvedimenti intermedi al giudizio è fatta la Giustizia.
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