L’Uruguay, un esempio

Non tutto nel mondo è follia. Per fortuna ci sono ancora oasi di ragionevolezza e buon senso. Una di queste è un non grande Paese sudamericano, l’Uruguay, che dall’uscita dalla dittatura militare è stato governato in modo stabile, sensato e spesso bipartitico. Anche l’ultimo Presidente prima dell’attuale, Pepe Mujica, pur venendo da un passato di sindacalista di sinistra, ha tenuto il Paese lontano dallo sfrenato populismo di altri e ha lasciato la presidenza con un alto livello di approvazione e di popolarità.

Adesso, ultraottantenne, Mujica ha deciso di lasciare la politica e rinunciare al suo incarico di senatore. Lo ha fatto con un discorso non certo grandiloquente, ma nobile e a tratti commovente, denunciando fermamente l’odio, che pare da tante parti la regola in politica. Un esempio da ammirare e seguire, anche se non è facile: troppi politici fanno dell’odio dell’avversario la base delle loro fortune. Allo stesso tempo, si è ritirato dal Senato Julio María Sanguinetti, che era stato Presidente anni fa e apparteneva a un diverso pensiero politico.

Quello che è più importante, è che il Presidente attuale, Lacalle Pou, che appartiene al centro-destro, sta governando con saggezza ed efficacia, tanto più notevoli in quanto gli è toccato assumere le sue funzioni in piena pandemia. Il risultato è che l’Uruguay è, assieme alla Nuova Zelanda, uno dei paesi con il minor numero di casi e con un numero di morti quasi irrilevanti.

Buon governo, ma anche il segno che gli uruguayani sono persone ragionevoli e nell’insieme disciplinate, che non scendono nelle piazze, come altrove, per protestare contro misure che sono, purtroppo, indispensabili.

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