Roma, mordi e fuggi della politica

Roma sempre meno capitale della politica. Detto così può sembrare quasi offensivo per la città che da sempre ospita il Parlamento e i salotti buoni della politica italica. Ma il vento è cambiato e torna a soffiare verso nord. Almeno stando alle manovre territoriali dei principali attori politici italiani. La Lega, sia chiaro, non c’entra nulla. A voler spostare Forza Italia dai palazzi romani, invece, è Silvio Berlusconi che medita di rilanciare il suo partito partendo proprio da Milano. L’idea di abbandonare la capitale, però, non è certo una novità assoluta. Anzi. Metteo Renzi fa tutto, o quasi, da Firenze. E cosa dire di Beppe Grillo che tira le fila dalla sua Genova?

“Dobbiamo svincolare Forza Italia dalla politica romana”, ha detto ai suoi il Cav nei giorni scorsi. E ancora: “La rinascita del movimento dovrà essere agganciata all’ala produttiva del Paese”. Che tradotto significa sfruttare l’Expo a Milano. Un richiamo mediatico invidiabile ma, soprattutto, un’opportunità politica che “nessuno altro ha ancora raccolto. Noi dovremo essere i primi a farlo, prima che si muova Renzi”. Insomma l’ex premier sembra deciso a spostare il centro nevralgico dell’attività politica tra Milano e Monza, vicino al cuore produttivo del Paese. A testimoniarlo, tra le altre cose, la scelta della location per la prossima convention azzurra, fissata per il 26 gennaio. Si sarebbe dovuta tenere a Roma, ma è sempre più probabile che verrà organizzata in Lombardia. “D’altronde – avrebbe detto Berlusconi ai suoi – quelli che danno le carte sono tutti fuori da Roma. Se Renzi passa la gran parte del tempo a Firenze e Grillo non si muove da Genova e se tutti insomma stanno lontani dalla capitale, un motivo ci sarà”.

La questione è anche di cuore. Dopo vent’anni dalla discesa in campo, il Cav punta al ritorno al Nord per riprendersi quella popolarità che sembra, complici le vicende giudiziarie, inesorabilmente in declino. A voler trovare un’analogia basti pensare che nel 1998 il congresso di Forza Italia fu celebrato ad Assago. Un ritorno al passato ma senza dimenticarsi del futuro. E in attesa di capire chi diventerà il numero uno bis – in salita le quotazioni del direttore di Studio Aperto e del Tg4, Giovanni Toti, ma non è del tutto tramontata l’ipotesi Marina – Silvio Berlusconi ha nominato sette coordinatori regionali: Mariastella Gelmini in Lombardia, l’ex presidente della Regione Liguria, Sandro Biasotti, Massimo Parisi in Toscana, Massimo Lattanzi in Valle d’Aosta, Sandra Savino in Friuli Venezia Giulia, Claudio Fazzone per il Lazio e Marco Marin in Veneto.

L’esempio decentratore è seguito anche dal neo segretario del Pd che lancia le proposte per cambiare la nuova legge elettorale parlando da Firenze, con giglio rosso in bella vista sul gonfalone. Un nuovo modello, quello dell’attività politica non più esclusivamente romana che Renzi incarna perfettamente: “Succede così in larga parte d’Europa, solo in Italia che è vista come un’eccezione”. Nessun problema, quindi, con il doppio incarico che l’ormai ex Rottamatore vorrebbe assumere anche per il prossimo quinquennio sulla poltrona di sindaco.

Beppe Grillo sta a Genova. Altro che Roma. I suoi “V-Day”, non a caso, si tengono in piazza Vittoria nel capoluogo ligure. A due passi dal quartier generale del Movimento 5 Stelle. Nessuno si sogna di spostare il Parlamento, sia chiaro. Ma se il fulcro del potere politico sarà sempre romanocentrico, quello decisionale si è spostato già da un pezzo.

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