Cronache dai Palazzi

La seconda ondata porta con sé la consapevolezza che il virus “tende a dividerci”, come ha ricordato il capo dello Stato di fronte ai rappresentanti dei Comuni di tutta Italia. A differenza della prima ondata, oggi la società è attraversata da un malessere più profondo che è diventato un “disagio sociale diffuso e anche psicologico da parte di cittadini e operatori economici. Noi dobbiamo tener conto di questo”, ha affermato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

L’epidemia ha pesantemente diviso il Paese tra chi sta bene e chi meno, tra chi un lavoro ce l’ha e chi no. “Siamo consapevoli che si stanno creando nuove disuguaglianze – ha detto Conte -. Ci sono categorie che godono di una maggiore protezione, fasce sociali che riescono anche ad accumulare maggiore risparmio, pensiamo ai pubblici impiegati”, e su un altro fronte “tutti coloro che non hanno reddito fisso: partite Iva, professionisti, piccoli imprenditori che oltre alla perdita di fatturato devono sostenere costi fissi difficilmente comprimibili anche di questi tempi”. Una prova di forza per l’intera società che si riversa nel conflitto quotidiano tra lo Stato centrale, e quindi il governo, e le diverse realtà territoriali che sono le Regioni e i singoli Comuni.

Il premier Conte promette a sua volta “nuove risorse e nuovi incentivi fiscali”, assicura che “i Comuni saranno protagonisti del Recovery plan”. Lo statuto dei lavoratori “va rivisto” e urge uno statuto “per le imprese, un corpus normativo dove tutti possano avere un catalogo di diritti” in virtù del quale un’attività “si può aprire in pochissimo tempo e con pochissimi costi, con chiarezza sulle licenze in modo da consentire a tutti di poter richiedere un finanziamento”.

Considerato il livello della crisi che stiamo vivendo, il presidente Mattarella ha di nuovo sollecitato “un’assunzione di responsabilità” da parte di tutti i cittadini, ammettendo nel contempo che il peso da sostenere è considerevole e rischia di minare la tenuta sociale del Paese se non addirittura il sistema di pesi e contrappesi previsto dalla Carta costituzionale. “Il pluralismo e l’articolazione delle istituzioni repubblicane sono e devono essere moltiplicatori di energie positive, ma questo viene meno se, nell’emergenza, ci si divide”, ha ammonito il capo dello Stato.

Guidati da un civile buon senso, consapevoli di ciò che “ciascuno di noi può e deve fare per la comunità”, è opportuno rispettare “le norme, le ordinanze, le regole dettate e applicate dalle istituzioni” mettendo in pratica dei “comportamenti di prudenza” che si possono sintetizzare in “mascherine, igiene, distanziamento, scelta di rinunciare ad attività o incontri non indispensabili”. Tutto questo “non per imposizione, non solo per suggerimento o disposizione delle pubbliche autorità, ma per convinzione” e ovviamente “con senso di responsabilità verso gli altri e verso se stessi”.

In ultima istanza “la libertà rischia di indebolirsi quando si abbassa il grado di coesione e di unità tra le parti. È questa la prima responsabilità delle istituzioni democratiche, a tutti i livelli”, ha sottolineato il capo dello Stato aggiungendo che “questa è la lezione che la pandemia” ci ha imposto “con durezza”.

Palazzo Chigi si accinge a gestire il Recovery plan dopo aver disegnato la nuova legge di Bilancio. Il premier Conte, chiudendo l’assemblea annuale dell’Anci (Associazione nazionale dei Comuni italiani), ha rilanciato le parole del presidente Mattarella e ha ribadito che la “leale collaborazione” tra i vari livelli dello Stato “è fondamentale per uscire dall’emergenza Coronavirus anche in prospettiva di un rilancio del Paese”.

Le misure adottate iniziano a rivelare i primi segnali positivi ma occorre prudenza. “Neppure gli scienziati si azzardano a dire quale sarà l’evoluzione della curva, per avere un quadro dobbiamo arrivare in prossimità”, ha precisato il presidente del Consiglio  sottolineando la necessità di doversi preparare “a vari scenari”. Per quanto riguarda eventuali allentamenti delle misure il premier non si pronuncia ma precisa che ci aspetta di certo “un Natale più sobrio” rispetto agli altri anni anche se, nel contempo, auspica un rilancio dell’economia proprio in virtù degli acquisti natalizi. Sempre vivo l’appello “al buon senso” anche per cercare di evitare una terza ondata a gennaio a ridosso magari di feste natalizie sregolate. “Una settimana di socialità scatenata significherebbe pagare a gennaio un innalzamento brusco della curva, in termini di decessi e stress sulle terapie intensive”, ha puntualizzato il premier ribadendo che “non ce lo possiamo permettere”.

Per quanto riguarda gli indicatori in base ai quali valutare il grado del rischio nelle varie Regioni d’Italia il premier Conte dimostra di non essere d’accordo a proposito di una eventuale riduzione dei parametri, ad esempio da 21 a 5 come richiesto da diversi presidenti. “Vedremo se si può migliorare il sistema di monitoraggio, però passare da 21 a 5 indicatori, o dire io ne voglio 10, io ne voglio 8, non ha molto senso”, ha affermato Conte assicurando che il governo sta lavorando per “rendere ancora più chiari e trasparenti i parametri, senza che diventi confusione”. I 5 parametri ai quali vorrebbero attenersi alcune Regioni sono: la percentuale di tamponi positivi, l’Rt ossia l’indice di contagiosità, il numero di posti letto occupati all’interno delle Terapie intensive, il tasso di occupazione dei posti letto totali e, infine, la possibilità di garantire risorse opportune per quanto riguarda contact-tracing, isolamento e quarantena. Anche il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, ha ribadito l’accuratezza del sistema di indicatori, in quanto “articolato ma serve per conoscere una realtà complessa”. Il ministro della Salute Roberto Speranza ha a sua volta precisato che “il dialogo con le Regioni è sempre aperto. I 21 parametri indicano l’indice di rischio insieme all’Rt e determinano quali misure attuare sui territori”. In definitiva “non decide la politica, ma la scienza”, ha affermato il premier Conte.

Sul fronte economico, con un ritardo di un mese, arriva in Parlamento il disegno di legge di Bilancio per il triennio 2021-2023, dopo tanti altri decreti legge “Cura Italia”, “Liquidità”, “Rilancio” I e II, “Ristori” I, II e III. È in programma inoltre il Piano nazionale di ripresa e resilienza per quanto riguarda l’utilizzo degli oltre 2 miliardi di prestiti e di trasferimenti del Recovery fund che insieme al Bilancio Ue devono diventare operativi “senza indugio”, ha sottolineato la presidente della Bce Christine Lagarde. In Europa si discute del Bilancio Ue 2021-2027 e della condizionalità dello Stato di diritto rigettata da Ungheria e Polonia che ostacolano l’erogazione dei fondi ponendo il veto.

“Restano i veti, questo significa che non possiamo inviare la proposta al Parlamento Ue”, ha a sua volta spiegato la cancelliera tedesca Angela Merkel, aggiungendo: “Dobbiamo continuare a lavorare e sondare tutte le opzioni possibili”. I leader europei si rivedranno al Consiglio europeo del 10-11 dicembre.

La manovra di bilancio del nostro Paese “è nel complesso in linea” con le raccomandazioni dettate dall’Ue, ma dalla Commissione arriva l’invito all’Italia, ma anche a Belgio, Francia, Grecia, Portogallo e Spagna a custodire “la sostenibilità a medio termine” considerando la mole del debito pubblico. “Rischi di squilibri sembrano essere in aumento negli Stati membri che già presentavano squilibri prima della pandemia”, si legge in un documento emanato da Bruxelles.

Per l’Italia, in particolare, la Commissione Ue prevede un aumento del debito pubblico dal 134,7% del Pil nel 2019 al 159,6% nel 2020. “Alcune misure previste nelle Finanziarie 2021 di Francia, Italia, Lituania e Slovacchia – si legge nel rapporto – non sembrano essere temporanee o accompagnate da misure compensative”, come potrebbero essere il bonus famiglia o il taglio dei contributi nel Sud, che sono per l’appunto misure per le quali sarebbero necessarie coperture pari all’1,1% del Pil, circa 18 miliardi. In questo contesto “l’Italia è invitata a riesaminare regolarmente l’uso, l’efficacia e l’adeguatezza delle misure di sostegno e ad essere pronta ad adattarle”. Nella situazione attuale comunque “non servono correzioni”, ha assicurato il commissario Ue agli Affari economici Paolo Gentiloni.

Una manovra da 38 miliardi di euro che però appare di per sé già insufficiente per colmare le varie necessità dettate dalla crisi economica, in funzione delle quali il governo chiederà alle Camere uno scostamento di bilancio del valore di circa 20 miliardi già dalla prossima settimana. Previsti anche l’assunzione di medici e infermieri e l’acquisto dei vaccini anti-Covid. In questo frangente, dal fronte delle opposizioni Forza Italia si è dichiarata aperta al dialogo sia per quanto riguarda lo scostamento di bilancio sia per il Recovery plan, in cambio di “risposte efficaci all’emergenza sanitaria, all’emergenza economica, all’emergenza burocratica”, come ha dichiarato il leader azzurro escludendo però ogni forma di sostegno strutturale al governo. Mentre Palazzo Chigi, pur accogliendo il dialogo “sui contenuti della manovra economica e sullo scostamento che prefigura nuove misure di sostegno”, rende noto che “la maggioranza è ben salda” e non è previsto “un allargamento della maggioranza”. Nel contempo “se una forza di opposizione, in considerazione delle difficoltà che il Paese sta attraversando, vuole offrire un contributo costruttivo per il bene del Paese, sarebbe irragionevole non dialogare”, rende noto lo staff di Palazzo Chigi.

Dal 2021 al 2023 sono infine stati messi in preventivo altri 120 miliardi di potenziali anticipi, grazie alle risorse che dovrebbero arrivare dall’Ue, in virtù del cosiddetto “Fondo di rotazione” che l’esecutivo ha inserito nella nuova legge di Bilancio da approvare definitivamente entro il 31 dicembre.

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